Liermann / Scotto / Stefenelli | STATI UNITI D'EUROPA: AUSPICIO, INCUBO, UTOPIA? VEREINIGTE STAATEN VON EUROPA: WUNSCHBILD, ALPTRAUM, UTOPIE? | E-Book | sack.de
E-Book

E-Book, Englisch, 324 Seiten

Liermann / Scotto / Stefenelli STATI UNITI D'EUROPA: AUSPICIO, INCUBO, UTOPIA? VEREINIGTE STAATEN VON EUROPA: WUNSCHBILD, ALPTRAUM, UTOPIE?

E-Book, Englisch, 324 Seiten

ISBN: 978-3-96953-028-3
Verlag: Villa Vigoni Editore | Verlag
Format: EPUB
Kopierschutz: Wasserzeichen (»Systemvoraussetzungen)



Das neue Buch Vereinigte Staaten von Europa: Hoffnung, Alptraum, Utopie' ist im Villa Vigoni Editore | Verlag erschienen. Der Sammelband wird herausgegeben von Christiane Liermann Traniello (Generalsekretärin, Villa Vigoni), Matteo Scotto (Wissenschaftlicher Referent, Villa Vigoni) und Julian Stefenelli (Justiziar, Villa Vigoni).Seit Winston Churchills berühmter Züricher Rede im Jahr 1946 hat die Idee der Vereinigten Staaten von Europa den politischen Diskurs nie wirklich verlassen. Jedoch ist man sich hierzu nie ganz einig: mal ist es ein Modell, von dem man sich distanzieren sollte oder will, manchmal scheint es eine Vision, die man anstrebt, und andere sehen diese Vision lediglich in Ermangelung von Alternativen. Der Sammelband beschäftigt sich genau mit diesen Visionen in drei Kapiteln: 'Überlegungen zu den gegenwärtigen Staaten', 'Europäische Einheit' und 'Überlegungen zueiner gemeinsamen politischen Vision des heutigen Europas'

Dr. Christiane Liermann Traniello hat in Bonn, Siena, Karlsruhe und Zürich Geschichte, Philosophie und Romanistik (Italienisch) studiert. Sie wurde von Bernd Roeck an der Universität Zürich mit einer Arbeit zum politischen Denken des Philosophen-Theologen Antonio Rosmini (1797-1855) promoviert. Dessen Philosophie der Politik hat sie auch ins Deutsche übersetzt. Die Konrad Adenauer-Stiftung förderte die Untersuchung mit einem Promotionsstipendium. Seit Dezember 1995 ist sie als Wissenschaftliche Referentin beim Deutsch-Italienischen Zentrum Villa Vigoni tätig. Seit Oktober 2018 ist sie dort Generalsekretärin. Matteo Scotto hat einen Masterabschluss in European Governance and Regulation von dem Zentrum für Europäische Integrationsforschung (ZEI) in Bonn. Zuvor studierte er Fremdsprachen und Internationale Beziehungen an der Universität Turin und der Universität Ca Foscari in Venedig, mit Studienaufenthalten an der Universität Basel, der Otto-Friedrich-Universität Bamberg, der Karl-Franzens-Universität Graz und dem City College in New York. Er ist aktuell Doktorand in Politikwissenschaften an der Rheinischen Friedrich-Wilhelms-Universität Bonn sowie wissenschaftlicher Referent bei der Villa Vigoni, Deutsch-Italienisches Zentrum für den Europäischen Dialog.Julian Stefenneli ist in Deutschland geboren und aufgewachsen, studierte Rechtswissenschaften in Passau und Mailand. Sein seit Beginn des Studiums gepflegtes Interesse für Italien und das italienische Recht führte ihn wiederholt zu längeren beruflichen Aufenthalten in italienischen Anwaltskanzleien. Im Schwerpunkt war er bis zu seinem Umzug an den Comer See im Jahr 2009 in einer in München ansässigen deutsch-italienischen Wirtschaftskanzlei tätig und promovierte daneben zum Thema Gläubigerschutz im italienischen Recht (Verlag Peter Lang, Frankfurt 2008).
Liermann / Scotto / Stefenelli STATI UNITI D'EUROPA: AUSPICIO, INCUBO, UTOPIA? VEREINIGTE STAATEN VON EUROPA: WUNSCHBILD, ALPTRAUM, UTOPIE? jetzt bestellen!

Weitere Infos & Material


Introduzione
Diventare sé stessi per essere europei Matteo Scotto «Lo duca e io per quel cammino ascoso
intrammo a ritornar nel chiaro mondo;
e sanza cura aver d’alcun riposo, salimmo sù, el primo e io secondo,
tanto ch’i’ vidi de le cose belle
che porta ’l ciel, per un pertugio tondo. E quindi uscimmo a riveder le stelle.» Dante Alighieri, Divina Commedia, Inf., XXXIV, 134-140 Il titolo Stati Uniti d’Europa: auspicio, incubo, utopia? potrebbe trarre a prima vista in inganno, immaginando di trovarsi di fronte al tentativo – l’ennesimo – di comprendere in che modo l’Europa debba ispirarsi al modello di federazione nordamericana. Chi spera di soddisfare con il presente volume tale curiosità, sarà deluso, poiché le ricerche che qui si presentano non hanno come scopo quello di contribuire alla ricca letteratura di politologia comparata tra Unione europea e Stati Uniti d’America.1 L’intento di questo libro non è difatti quello di guardare “altrove”, agli “altri”, nonostante l’alterità sia spesso stata per gli europei specchio della propria identità. Vi sono tuttavia momenti in un percorso formativo e educativo, e ciò vale tanto per gli individui quanto per le società, in cui occorre fermarsi e guardarsi anzitutto dentro, per avviare un non più derogabile processo di individuazione, così come l’avrebbe definito Carl Gustav Jung: «Il concetto di individuazione ha nella nostra psicologia una parte tutt’altro che trascurabile. L’individuazione è in generale il processo di formazione e di caratterizzazione dei singoli individui, e in particolare lo sviluppo dell’individuo psicologico come essere distinto dalla generalità, dalla psicologia collettiva. L’individuazione è quindi un processo di differenziazione che ha per meta lo sviluppo della personalità individuale».2 Al centro dell’analisi, volta a fare chiarezza a partire dall’uomo interiore, per dirla con Sant’Agostino, sono l’Europa e gli europei, al contempo soggetto e oggetto dell’indagine. Va sottolineato come l’individuazione non abbia la finalità della marginalizzazione o dell’isolamento, bensì consista in una assidua ricerca di una via individuale di autocomprensione entro l’insieme di norme collettive e di differenziazione rispetto a una collettività. Una ricerca di sé e su di sé lunga, tortuosa, non priva di rischi e dagli esiti incerti, diventata tuttavia imprescindibile per la sopravvivenza stessa della civiltà europea. Il ‘900 è stato per l’Europa un secolo buio, che ha visto il continente agire sullo scenario globale o come protagonista al negativo, in quanto culla di un estenuante periodo di guerre mondiali, o assente, ammaestrata per via diplomatica, militare e economica dalle potenze vincitrici, e in particolare, sul fronte occidentale, dagli Stati Uniti d’America e dalle organizzazioni internazionali da essi governate. Uno scudo protettivo sotto il quale gli europei si sono volontariamente o inconsciamente nascosti per decenni, all’ombra di un mondo che nel frattempo mutava radicalmente i suoi equilibri: cadeva il muro di Berlino, la globalizzazione entrava di prepotenza nelle nostre società, vecchie potenze mondiali tramontavano e di nuove ne nascevano. Adagiati in una zona di confort, ingenui come l’infante di fronte al volere del padre, l’Europa si è svegliata di soprassalto in età semi-adulta, non compiutamente svezzata e priva degli strumenti primari per sopravvivere con le proprie forze in un contesto globale diverso e caotico. Tornando all’individuazione junghiana: se l’Europa è l’individuo che deve interrogarsi sulla propria natura per rinnovare la propria personalità, il mondo è la collettività, nella quale collocarsi, riconoscersi e dalla quale differenziarsi. Su tali premesse è richiesta una riflessione agli studiosi coinvolti – a cui esprimiamo la nostra più sincera gratitudine – proprio sul concetto di Stati Uniti d’Europa e sulla necessità, a nostro avviso, di porlo definitivamente in discussione. Nella condizione di infantilismo in cui si è trovata l’Europa a partire della fine della Seconda guerra mondiale, un gruppo limitato di paesi europei, d’intesa con gli Stati Uniti d’America, ha intrapreso la strada verso un’integrazione politico-democratica sovranazionale. Per l’Unione europea – novità assoluta nel panorama dei sistemi politici e delle organizzazioni internazionali – la proiezione verso una forma di Stati Uniti d’Europa sono stati l’unica autentica visione politica con cui confrontarsi. D’altra parte, un bambino cresciuto isolato sotto l’unico scudo di protezione paterno come può maturare altri modelli di riferimento? Tanto più quando egli non ha ben chiaro il suo avvenire, bensì con a mente l’esclusiva convinzione di che cosa non diventare: uno Stato totalitario e di regime comunista sulla falsariga di quello sovietico. Gli Stati Uniti d’Europa diventano dunque per gli europei rappresentazione collettiva di una meta irraggiungibile, qualcosa che in fondo non potranno mai essere, poiché un figlio non può corrispondere al ritratto identico del proprio padre. Occorre dunque un atto di coscienza, autonomo rispetto ai nostri progenitori, che guardi al cuore dell’Europa anziché al di fuori, sforzo introspettivo necessario ogniqualvolta ci si ritrovi smarriti sul proprio cammino. L’Unione europea si trova da tempo in una fase di smarrimento, confusa rispetto a finalità politiche e ideali. Una serie ininterrotta di crisi, finanziaria, migratoria, fino alla recente emergenza sanitaria, ne hanno intaccato la ragion d’essere e i principi di coesistenza e unità tra Stati membri.3 Negli ultimi anni i paesi europei, ripiegati su nuovi paradigmi nazionalistici, non sono più stati in grado, così come in passato, di intendere la crisi nel suo significato più radicale, e cioè come fondamentale momento di scelta, decisione e cambiamento. Ciò ha reso l’azione politica dell’Unione inefficace, impercettibile agli occhi degli stessi cittadini europei, tra i quali si è legittimamente diffuso un profondo senso di sfiducia nei confronti del progetto europeo. Financo le anime politiche storicamente più europeiste hanno faticato a dare risposte concrete, titubanti e poco convinte dell’effettivo valore dell’unità in Europa, mostrando il fianco a chi, al contrario, lavorava apertamente per la disintegrazione europea. Commettendo, secondo Max Weber, due “peccati mortali” per chiunque si reputi all’altezza di governare: l’infedeltà alla causa e la mancanza di responsabilità.4 Ecco che, nei momenti di difficoltà, in una frenesia da “horror vacui” alimentata dall’assenza di idee forti e di coscienza politica, ritornava la formula degli “Stati Uniti d’Europa”, ultima eco in una vallata deserta di speranza. A che cosa è servito il mantra politico “Stati Uniti d’Europa” ogniqualvolta, a stagioni alterne, è ritornato nel discorso pubblico e politico se non a dirci ciò che non siamo? Spesso vengono imputate le lacune del sistema politico del vecchio continente proprio alla mancata decisione degli Stati nazionali europei di essersi organizzati, nel corso di più di sessant’anni di integrazione, allo stesso modo dei tredici Stati americani due secoli prima, con la Convenzione di Filadelfia del 1787. Dagli anni ‘50, a partire dal fallimento della Comunità europea di difesa (CED) del ‘54 e della Comunità politica europea (CPE) subito dopo, l’Europa sembrerebbe aver intrapreso una strada assai più complessa, che l’ha portata a fatica verso un’Unione di Stati e cittadini dai meccanismi istituzionali opachi. Al di là delle singole opinioni relative a tale lettura della storia dell’integrazione europea, certamente essa invita a riflettere su che cosa, in ultimo, non siamo diventati: una federazione, gli Stati Uniti d’Europa, simmetrica a quella d’Oltreoceano, appunto gli Stati Uniti d’America. In effetti, già a partire dal dopoguerra – si pensi ad esempio al ruolo di De Gaulle – vi furono voci plurimi e discordanti rispetto agli equilibri politici da perseguire in Europa. Con la conseguenza che gli Stati Uniti d’Europa rimangono ad oggi una destinazione mancata, suggellata dal fallimento via referendum popolare in Francia e nei Paesi Bassi di una Costituzione per l’Europa nel 2005, su cui molto si era investito sia per avvicinare l’Unione europea a un sistema federale più classicamente inteso sia per porre le basi di un momento fondativo dall’alta emotività, quello che Michael J. Klarman, riferendosi al caso americano, definisce “the worship of the Constitution”.5 Dalla necessità di domandarci chi siamo piuttosto che chi non siamo, decisi a interrogarci su rappresentazioni fuorvianti al fine di ricostruirne di nuove e originali, abbiamo voluto raccogliere qui alcune riflessioni in tal senso, per non rassegnarci definitivamente all’aporia di Montale: «codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.»6Poiché, nelle parole sublimi di Denis de Rougement, «per noi europei la vita è continua lotta, e il suo fine non è il benessere, ma la più acuta consapevolezza, la scoperta di un senso, di un significato, foss’anche nell’infelicità della passione o nella sconfitta».7 Un esercizio, vogliamo credere, consolidato a Villa Vigoni nello svolgimento quotidiano della nostra missione; esercizio che, come suggerito da Giorgio Napolitano, trascende mere finalità diplomatiche e si colloca in una sfera di scambio culturale e di...


Dr. Christiane Liermann Traniello hat in Bonn, Siena, Karlsruhe und Zürich Geschichte, Philosophie und Romanistik (Italienisch) studiert. Sie wurde von Bernd Roeck an der Universität Zürich mit einer Arbeit zum politischen Denken des Philosophen-Theologen Antonio Rosmini (1797-1855) promoviert. Dessen Philosophie der Politik hat sie auch ins Deutsche übersetzt. Die Konrad Adenauer-Stiftung förderte die Untersuchung mit einem Promotionsstipendium. Seit Dezember 1995 ist sie als Wissenschaftliche Referentin beim Deutsch-Italienischen Zentrum Villa Vigoni tätig. Seit Oktober 2018 ist sie dort Generalsekretärin. Matteo Scotto hat einen Masterabschluss in European Governance and Regulation von dem Zentrum für Europäische Integrationsforschung (ZEI) in Bonn. Zuvor studierte er Fremdsprachen und Internationale Beziehungen an der Universität Turin und der Universität Ca Foscari in Venedig, mit Studienaufenthalten an der Universität Basel, der Otto-Friedrich-Universität Bamberg, der Karl-Franzens-Universität Graz und dem City College in New York. Er ist aktuell Doktorand in Politikwissenschaften an der Rheinischen Friedrich-Wilhelms-Universität Bonn sowie wissenschaftlicher Referent bei der Villa Vigoni, Deutsch-Italienisches Zentrum für den Europäischen Dialog.Julian Stefenneli ist in Deutschland geboren und aufgewachsen, studierte Rechtswissenschaften in Passau und Mailand. Sein seit Beginn des Studiums gepflegtes Interesse für Italien und das italienische Recht führte ihn wiederholt zu längeren beruflichen Aufenthalten in italienischen Anwaltskanzleien. Im Schwerpunkt war er bis zu seinem Umzug an den Comer See im Jahr 2009 in einer in München ansässigen deutsch-italienischen Wirtschaftskanzlei tätig und promovierte daneben zum Thema Gläubigerschutz im italienischen Recht (Verlag Peter Lang, Frankfurt 2008).


Ihre Fragen, Wünsche oder Anmerkungen
Vorname*
Nachname*
Ihre E-Mail-Adresse*
Kundennr.
Ihre Nachricht*
Lediglich mit * gekennzeichnete Felder sind Pflichtfelder.
Wenn Sie die im Kontaktformular eingegebenen Daten durch Klick auf den nachfolgenden Button übersenden, erklären Sie sich damit einverstanden, dass wir Ihr Angaben für die Beantwortung Ihrer Anfrage verwenden. Selbstverständlich werden Ihre Daten vertraulich behandelt und nicht an Dritte weitergegeben. Sie können der Verwendung Ihrer Daten jederzeit widersprechen. Das Datenhandling bei Sack Fachmedien erklären wir Ihnen in unserer Datenschutzerklärung.