E-Book, Italienisch, Band 2, 300 Seiten
Reihe: Reckless Desires
Ellis Shattered Desires
1. Auflage 2025
ISBN: 979-12-80463-81-4
Verlag: Royal Books Edizioni
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, Band 2, 300 Seiten
Reihe: Reckless Desires
ISBN: 979-12-80463-81-4
Verlag: Royal Books Edizioni
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Victoria Ellis is a multi-genre author that publishes Psychological Thrillers, Suspense, and Romance novels. She is also the author of three poetry collections. Victoria is the co-founder of Cruel Ink Editing + Design. She resides near Chicago, Illinois with her husband, daughter, and an abundance of animals.
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3
DECLAN
«Non ci credo che eri in una setta, cazzo!» dico a voce alta dopo aver bevuto troppi Vodka Cranberry.
Io e Spence abbiamo deciso di cenare insieme per aggiornarci sulle nostre vite, dato che sono passati anni dall’ultima volta. Siamo al “The Pour House”, uno dei miei ristoranti preferiti di Chicago. L’atmosfera è diversa rispetto ai posti affollati e costosi nella città. La luce cupa mi dà la possibilità di essere più nascosta rispetto ai locali illuminati… e ne sono grata.
Nonostante tutto, sembra che chiunque sappia chi sono e voglia una foto. Di solito non mi dà fastidio, ma voglio passare questo tempo con Spence e conoscerlo di nuovo.
Fa spallucce con un sorriso stretto. «Era pazzesco.»
Una ragazzina si avvicina con suo padre, l’ennesima che mi chiede una foto e io, ovviamente, acconsento. È dolce, probabilmente ha sei o sette anni, con dei codini lunghi e un sorriso con qualche dentino mancante. «Sei la mia eroina», dice timidamente e mi si ferma il cuore nel petto.
«Lydia vuole essere come te quando sarà grande.» Il padre è raggiante. «Si è travestita persino da te ad Halloween.»
Mi sento le guance bruciare. Anche dopo gli ultimi anni in cui vengo riconosciuta ovunque e le innumerevoli volte in cui mi sono ritrovata sotto i riflettori, non mi abituerò mai a questa sensazione. Quella di qualcuno che pensa davvero che io sia speciale. È così strano e bizzarro che mi fa attorcigliare le budella.
«Lydia, è fantastico!» La guardo e lei fa un sorrisetto timido. «Il fatto che tu abbia pensato a me è davvero un onore. Avete qualche foto?» chiedo loro, curiosa di vedere il costume.
Guardo Spence incrociando il suo sguardo; mi fa l’occhiolino e sento delle farfalle svolazzare nel petto. È come se non fosse passato neanche un po’ di tempo, come se fossimo tornati ciascuno al proprio posto. È sia bellissimo che terrificante.
Il padre di Lydia trova una decina di foto di lei ad Halloween e sussulto quando vedo le avevano persino tinto di nero la lunga chioma bionda. Indossava una camicia di flanella con sotto una maglietta nera, un’imitazione di uno dei miei look distintivi. Dubito che i suoi genitori volessero che indossasse un crop top, quindi ha senso.
«Sei proprio forte!» le dico, emozionata.
Una volta ho sentito che le bambine della sua età non vogliono più essere definite carine; “forte” è l’aggettivo giusto. «Sono davvero onorata. Spero che tu insegua sempre i tuoi sogni, Lydia. Ci sono state volte in cui avrei voluto arrendermi…»
«Non sta scherzando.» Spence sorride e sgrana gli occhi.
«Ehi!» lo colpisco giocosamente. «È vero, però. Il pensiero di arrendermi mi ha attraversato la mente più volte di quanto mi piacerebbe ammettere. Ma ricordati, qualunque sia il tuo sogno, che sia suonare il basso in una rock band, diventare un avvocato o difensore nella NFL…» Guardo il padre e lui scoppia a ridere. «Non importa cosa, ma devi credere in te stessa. È il primo passo da compiere e anche il più importante di tutti.»
Dopo un’ultima foto, io e il mio amico restiamo di nuovo soli.
«Ci sai proprio fare con i tuoi fan», afferma Spence, piegando la testa da un lato. «Ho sempre saputo che sarebbe stato così, ma è stranissimo vederlo di persona.»
Scuoto la testa e lo indico con un dito. «Non pensare che cambiare argomento possa farmi dimenticare il discorso della setta, Spence Reid. Andiamo, voglio tutti i dettagli. Come cavolo è successo?»
Mi appoggio alla sedia e sorseggio il mio drink mentre Spence mi racconta della fazione di cui ha fatto parte.
«Ho conosciuto una donna davvero bella in un bar a San Antonio. Sono entrato in casa sua e non me ne sono mai andato.» Scoppia a ridere e mi sprofonda lo stomaco. So che devo tenere a bada i vecchi sentimenti che provo ancora per lui, ma è più difficile del previsto. Questo dannato alcol amplifica ogni singola emozione. «All’inizio pensavo che fosse solo una donna ribelle, hippy, un po’ troppo attenta alla salute. Una volta andammo dove abitava con la sua “famiglia”…» Mima delle virgolette con le mani quando pronuncia l’ultima parola. «Pensavo che le cose fossero un po’ strane, ma lei era davvero bella ed era passato tanto tempo da quando avevo avuto una compagna.»
«Quindi mi stai dicendo che una bella donna ti ha attirato nella sua setta e tu ci sei rimasto per sei mesi?» Mi appoggio allo schienale e incrocio le braccia. «Non potevi trovare una donna con cui fare sesso che non facesse parte di un qualche culto?»
«Cristo, Dec!» Spence ridacchia e scuote la testa. «Era molto più di quello. Ti dico solo com’è iniziata.»
«Dimmi di cosa si trattava allora. Sono intrigata, voglio saperlo.» Sorrido.
«Beh, in quel momento non lo sapevo, ma il gruppo usava le donne per attirare altre donne e uomini. Usavano praticamente il loro corpo per attirare l’attenzione di persone fiduciose e farle infatuare. Poi le facevano entrare nella setta e facevano credere loro di far parte di una missione divina, mistica, di un altro mondo.» Guardo Spence come se gli fossero cresciute due teste. «Stai tranquilla, per fortuna non mi hanno mai fatto il lavaggio del cervello. Ma per poco. Sai che vendevano un misto di acqua e succo di limone con la proprietà di dissolvere le energie negative e proprietà purificatorie in grado di guarire tutte le malattie, compreso il cancro?» Tira indietro la testa prima di fare un profondo sospiro. «Era assurdo, tuttavia un sacco di persone ci credevano davvero.»
«Come ne sei uscito?» Ho sempre pensato a quei gruppi come un qualcosa da cui si esce solo con la morte. «Aspetta… Quando ne sei uscito?»
«Sono passati quasi due anni. Ho fatto i bagagli, che non erano tanti, nel bel mezzo della notte e me la sono data a gambe. Era roba grossa, ma sapevo che a loro non sarebbe importato se me ne fossi andato. Sapevano che non ero dentro fino in fondo. Non avrei dovuto neanche sapere il segreto dell’acqua al limone. Li ho sentiti mentre ne parlavano quando pensavano che stessi dormendo.» Spence manda giù un sorso di Gin. «è andata bene, perché uno di loro è stato ucciso per aver tentato di scappare.» Resto senza parole mentre mi copro la bocca con la mano. «Te l’ho detto che è assurdo», ammette. «Mi sono guardato le spalle per un bel po’, ma poi mi sono accorto che non gliene importava nulla di me.»
Roba che si vede nei film; se non fosse stato Spence a parlarmene non ci avrei creduto.
In qualche modo, comunque, ritorniamo a parlare delle nostre famiglie.
Spence parla di come non veda mia madre da anni, ma cambio argomento perché è una conversazione per un’altra serata. Non voglio parlare di lei adesso, quindi gli dico che ho parlato con sua sorella sui social qualche mese fa. Le ho scritto quando ho scoperto che uno dei suoi amici d’infanzia era molto malato.
Un gruppo di ragazzini, di sicuro adolescenti, si siede a un tavolo alla nostra sinistra e cattura la mia attenzione. Stanno facendo davvero un ottimo lavoro nel farmi sentire a disagio con i loro sguardi insistenti e le foto non così discrete. Ridono e voglio invitarli qui per una foto per farla finita così posso concentrarmi di nuovo su Spence, ma parte di me sente che sarebbe un po’ presuntuoso.
Spence si rilassa contro lo schienale, alzando il mento prima di mordersi il labbro inferiore.
Cristo.
«Vedo che fai girare la testa ancora a tutti, Declan Rothschild.» Mi sorride e io alzo gli occhi al cielo.
«Sono in una famosa rock band, Spence.» Faccio spallucce. «Fa parte del pacchetto.»
Lui scuote la testa, ancora sorridente, mentre il mio corpo viene attraversato di nuovo dai brividi. «Nah», dice, girando la cannuccia nel drink prima di guardarmi di nuovo. «Sei tu, Dec. Hai quest’effetto sulle persone.»
Ma che diavolo significa?
«Allora», inizio, cercando di cambiare argomento. «Dimmi ancora di te. Chi sei adesso, Spence Reid?» Non lo conosco più e ciò mi fa male al cuore. Essere in rapporti così stretti durante gli anni più costruttivi della nostra vita parlando in continuazione e passare a non rivolgerci la parola per anni… è tanto.
Spence mi studia per un momento prima di parlare, leccandosi le labbra e distogliendo lo sguardo con imbarazzo quando veniamo fotografati.
Non cerco di capire chi sia stato, ci sono abituata.
«Dio, queste persone sono implacabili.» Evita la mia domanda e lancia un’occhiata fuori dalla finestra del ristorante. «Forse non avevo capito quanto foste famosi.» Arrossisce un po’, deviando leggermente dal color avorio della sua pelle. «Chiaramente devo aggiornarmi.»
Socchiudo gli occhi. «Stai evitando la domanda.»
«Beccato…» Sorride. «Hai sempre saputo leggermi dentro molto bene.» Beve un sorso d’acqua. «In buona parte mi odio per essermene andato, sai?»
Lascio andare un improvviso respiro profondo. «E perché mai?» gli chiedo, sinceramente confusa. Ha sempre amato la fotografia e voleva trasformare la sua passione in lavoro.
Il cameriere ci porta il conto.
Sono passate tre ore da quando siamo qui, ma sembrano trascorsi solo pochi minuti.
È sempre stato così con lui: ci perdiamo l’uno nell’altra.
«Per tante ragioni. Ho una lista di...




