E-Book, Italienisch, Band 62, 224 Seiten
Reihe: Blu Atlantide
Foley Bodies
1. Auflage 2025
ISBN: 979-12-5642-062-9
Verlag: Edizioni di Atlantide
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, Band 62, 224 Seiten
Reihe: Blu Atlantide
ISBN: 979-12-5642-062-9
Verlag: Edizioni di Atlantide
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Christine Anne Foley, irlandese, ha studiato al Trinity College di Dublino e ha conseguito un master in letteratura a Oxford. Bodies, finalista del prestigioso Kate O'Brien Award, e? il suo primo romanzo.
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JOHNNY
Era il periodo in cui i Killers facevano costantemente da colonna sonora e i miei capelli sapevano di lacca Elnett. Indossavo quei vestiti stretti con la parte centrale increspata, ombretto color borgogna che non avevo idea di come mettere e tacchi che mi facevano camminare in modo strano, come se avessi avuto la poliomielite o chissà cosa. E mi facevo schifo solo a pensarlo ma mentre camminavo dalla macchina al pub con le ragazze, succedeva sempre. Quelle scarpe mi avrebbero torturato i piedi fino alla terza vodka e poi non le avrei sentite più; a quel punto sarei diventata coraggiosa e gli avrei rivolto la parola.
La prima volta che ci baciammo fu per sbaglio, credo. Per sbaglio da parte sua, intendo. Era ubriaco fradicio, ma per me non faceva alcuna differenza, non mi interessava. Allora non capivo ancora le leggi dell’ebbrezza. Avevo diciassette anni, ero una novizia.
La sala era piccola e calda ed entro mezzanotte tutti quanti si erano accalcati vicino al dj nell’angolo; i pub di campagna, Gesù, se erano claustrofobici, o sbaglio? Io me ne stavo ai margini, a guardare tutta la gente figa, tutte le ragazze che avevano fatto sesso e avevano avuto un ragazzo e sapevano cosa significasse arrivare in seconda base. E dj Kelly aveva quella macchina del fumo, quella che annebbiava tutto e aveva un buon odore – mi ricordava quando facevamo i saggi di danza a scuola – e io me ne stavo lì, in piedi, il bicchiere di vodka alle labbra, a girarmi i capelli duri e appiccicosi di Elnett attorno alle dita, fingendo di non sentirmi sola.
Riuscivo a vedere Lorraine che ballava con Tom, i suoi riccioli che rimbalzavano. Si era fatta i capelli con il suo GHD Styler e mi domandavo se avessi potuto fare lo stesso. Magari avrei provato il prossimo weekend, anche se non avevo un GHD ma un Remington, quindi forse non sarebbero venuti uguali. Avevo la mente invasa da tutti questi pensieri che la vodka faceva circolare nel mio cervello a tutta velocità e mi immaginavo al suo posto, tutta boccoli, a ballare, e allora magari Tom avrebbe ballato con me. Ma no, ovviamente non lo avrebbe fatto e comunque, se così fosse stato, Lorraine se la sarebbe presa, quindi forse era meglio così. Magari mi sarei tenuta i capelli lisci e sarei rimasta ai margini.
A quel punto lo vidi. Chiaramente. Stava parlando con suo fratello Lar, che cingeva le spalle a una ragazza con un tatuaggio sulla parte superiore del braccio e un pacchetto di sigarette in mano. Lei aveva un seno abbondante, capelli biondi e una disinvoltura che non riuscivo nemmeno a immaginare. E sembrava che a Lar piacesse: continuava a sussurrarle cose all’orecchio, e mi chiesi se qualcuno avrebbe mai sussurrato così nel mio. Quel che era certo è che non mi sarei mai fatta un tatuaggio e che non avevo mai provato una sigaretta.
I ragazzi più grandi stavano seduti al bancone e chiacchieravano bevendo liquori scuri e pinte, e io mi chiedevo quando sarebbe arrivato per me il momento della transizione, quando avrei finalmente lasciato l’angolo con il pavimento appiccicoso di alcopop e mi sarei invece seduta a fare qualsiasi cosa stessero facendo, conversazioni profonde?
Johnny era così alto e bello mentre avanzava nella mia direzione attraverso la stanza annebbiata con le braccia aperte e il suo sorriso smagliante, e io avrei dovuto, non so, guardarmi intorno, controllare se dietro di me non ci fosse una più figa, più bella, ma per qualche motivo sapevo che quella sera era da me che stava venendo.
Le sue mani si posarono sulla mia vita e mi trascinò nel mare di adolescenti, tutti ubriachi di una quantità minima di alcolici, tutti abbigliati in modo ridicolo, eccessivamente agghindati per questa cittadina di provincia. Corpi si strusciavano contro i miei fianchi, la mia schiena, e i miei capelli si impigliavano continuamente in dita e braccia, ma Johnny continuava a dondolarmi da una parte all’altra, così io me li scrollavo di dosso e ondeggiavo con lui. E non è che conoscesse le parole delle canzoni, ma cantava lo stesso e io ridevo e non mi fermai mai a pensare perché avesse scelto proprio me quella sera.
Forse era per via di quel vestito, che però era identico a tutti gli altri che avevo. Forse erano i capelli, o forse le mie tette che cominciavano finalmente a essere visibili. Ma no, in realtà non lo erano affatto. Johnny aveva i capelli abbastanza disordinati e a me piacevano così, mi piaceva il modo in cui muoveva la testa e come i suoi capelli la seguivano, come un tizio in una pubblicità della Gillette. Aveva anche un buon profumo e ogni volta che mi faceva girare sentivo l’odore del suo dopobarba, anche se non ne conoscevo il nome perché non avevo mai avuto un ragazzo, diversamente da Lorraine che andava da Boots ogni Natale e doveva scegliere un profumo diverso per ogni nuovo fidanzato.
Johnny era uno dei ragazzi più popolari, indossava sempre una giacca di pelle e tutti lo stimavano. Veniva a scuola solo quattro giorni a settimana e suo fratello, Lar, spacciava erba e io ero semplicemente felice di essere al centro della sua attenzione per una sera.
Poi misero “Mr. Brightside”, segno che la serata stava per finire. Lui mi attirò più vicino a sé, sentivo il suo respiro su di me adesso – tabacco e Red Bull – mentre il mio cuore faceva acrobazie d’ogni tipo: batteva, saltellava, si dimenava all’impazzata. Mi sollevai sulle punte dei miei tacchi esageratamente alti e fu così che lui premette la sua bocca contro la mia e spinse la sua lingua tra le mie labbra. E pensai a come le lingue fossero ruvide e abrasive e a come fosse strano che ci piacesse mettercele gli uni negli altri. Comunque sia, ricambiai il bacio e sapevo che lui avrebbe percepito il mio sorriso e le sue mani si trovavano sul mio sedere ora e sono sicura che sentisse qualsiasi cosa attraverso il mio vestito attillato e sapevo che la gente stava osservando. Poi le luci si alzarono e Lorraine mi trascinò nei bagni tra risate e risatine.
«Oddio, oddio».
Sorrido troppo, troppo forte.
«Sheila si prenderà un colpo».
«Come? Perché?».
«È un mese che escono insieme, ma poi ieri sera lui l’ha beccata da O’Reilly’s con Danny Gorman e si è incazzato un botto ma ora: vendetta!».
Quindi Lorraine mi dà il cinque perché entrambe odiamo Sheila ma improvvisamente il mio sorriso è svanito. Adesso so perché Johnny ha scelto me.
La cassa vibra contro la mia schiena mentre tengo il mio bicchiere in equilibrio su un ginocchio, aggiustandolo di tanto in tanto con la mano per evitare che cada. O’Reilly’s è mezzo vuoto, siamo arrivati troppo presto e Cian si appoggia al tavolo da biliardo sospirando.
«Che cazzata».
Gli sorrido portandomi il bicchiere alle labbra.
«Non è stata una mia idea».
Avverto Lorraine raddrizzarsi sulla sedia accanto alla mia.
«Ragazzi, volevo solo uscire. Ero a casa e mi stavo rompendo le palle di brutto. Che differenza fa?».
Mi scambio un’occhiata con Cian che adesso si sta issando sul tavolo. Entrambi scoppiamo a ridere.
«Che c’è?»,
Lorraine muove la testa da una parte all’altra.
«Cosa? Dai, ditemi!».
Le metto una mano sulla spalla.
«Non preoccuparti cara, nessuno ha davvero intenzione di dirlo a voce alta».
Il segreto non troppo ben custodito tra di noi sarebbe che Lorraine è voluta venire qui per vedere Tom Doyle.
«Quel ragazzo è… tutto gomiti».
Cian lo dice guardando verso il bar.
«E che cavolo vorrebbe dire?»,
Lorraine sembra irritata.
«Non so, è goffo, tipo, o qualcosa del genere».
Tom è seduto su uno sgabello di quelli alti, circondato dagli amici, tutti con la propria pinta stretta all’altezza del petto in quello che sembra essere una sorta di silenzio reverenziale.
«Quel che penso è che magari sono… noiosi?».
Lo dico come se si trattasse di una domanda.
Lorraine aggrotta la fronte.
«Scusa, magari lui è carino».
Volto le spalle a Tom e ai suoi amici e vedo Lorraine arrossire.
«Lo è».
«Ecco, allora chi se ne importa dei gomiti o della… goffaggine».
Sollevo il bicchiere e Cian salta giù dal biliardo per fare cin-cin.
«Scusa, tesoro»,
dice lui poi, baciandole la fronte.
Lentamente il pub inizia a riempirsi, arrivano gruppi a giocare a biliardo le cui pinte vengono lasciate sul nostro tavolo.
«Pensa se fossimo di quella gente che mette roba nei bicchieri».
Cian pensa che quella sua battuta a sfondo molestia sessuale sia divertente, quindi io e Lorraine ci lanciamo in una discussione sulla cultura dello stupro. È solo a serata inoltrata che Lar e la sua combriccola arrivano. Ce ne rendiamo conto ancor prima di vederli: un cambiamento dell’energia generale. Il boss è qui. Il tavolo da biliardo si libera rapidamente nonostante Lar sia al bar a ordinare da bere, ma nessuno vuole farsi chiedere di spostarsi. Noi siamo ancora seduti al nostro posto, con cinque bevute in corpo, e Lorraine si è sciolta i capelli e li sta facendo ondeggiare avanti e indietro per richiamare l’attenzione di Tom Doyle.
«Va’ a dirgli qualcosa»,
le dice Cian con insistenza non comprendendo i pericoli che una tale mossa comporta nel suo stato di ubriachezza.
«E se le dice di levarsi di torno?».
Entrambi mi guardano.
«E perché mai lo dovrebbe fare?».
Lorraine sembra turbata e ferita adesso.
«Vabbè, non lo farà. Però potrebbe».
«Perché?»,
fa...




