E-Book, Italienisch, 387 Seiten
Harris La trappola della felicità
1. Auflage 2024
ISBN: 978-88-590-3607-4
Verlag: Edizioni Centro Studi Erickson
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Come smettere di tormentarsi e iniziare a vivere
E-Book, Italienisch, 387 Seiten
ISBN: 978-88-590-3607-4
Verlag: Edizioni Centro Studi Erickson
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Medico e psicoterapeuta specializzato in gestione dello stress. Dopo avere usato i principi dell'Acceptance and Commitment Therapy (ACT) per superare i suoi problemi di ansia, si occupa ora di formare persone e professionisti della salute mentale all'uso delle tecniche dell'ACT per risolvere un'ampia gamma di difficoltà psicologiche e migliorare la qualità della vita. Vive a Melbourne, Australia.
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Presentazione della nuova edizione
Si può migliorare un libro che è «perfetto»? Questo è il dubbio che il mio pappagallo interiore mi aveva immediatamente instillato quando Russ Harris, durante una discussione amichevole, mi aveva preannunciato che stava lavorando alla nuova edizione della Trappola delle felicità. E cosa si può migliorare di un libro che ha, da oltre 15 anni a questa parte, un successo planetario, tradotto in oltre 30 lingue, con un milione di copie vendute? Un testo amato da persone intrappolate nella ricerca della felicità, o da professionisti che hanno con esso aiutato chi in questa Trappola c’era sprofondato. Sì, perché la Trappola, negli anni, è stata sempre più utilizzata anche da psicoterapeuti di orientamento cognitivo-comportamentale come testo di sostegno al lavoro psicoterapeutico. E non solo. Il testo è stato strumento, in studi clinici randomizzati, per erogare interventi di successo.
Come modificarlo, come migliorarlo? La domanda mi ha accompagnato per molto tempo, fino a quando non ho avuto in mano la nuova edizione e l’ho esplorata in ogni suo angolo per preparare quella italiana. Io ho avuto così la mia risposta e ciascuno di voi, «vecchi e nuovi» lettori, elaborerà la propria.
Valeva la pena (ri)scriverlo? Valeva la pena comprarlo? Valeva la fatica dell’adattamento in italiano? Ogni domanda, come la precedente, è sempre un tentativo che la nostra mente fa di metterci in guardia contro i «pericoli» del mondo, contro le delusioni, contro i fallimenti, contro ogni tipo di dolore. Dopotutto era esattamente questo ciò che la mia mente cercava di fare, proteggermi da una delusione, mentre Russ mi diceva qualcosa che mi ero nel frattempo perso, perché inseguivo il pensiero e quello che mi evocava: il luogo in cui avevo ricevuto la richiesta via e-mail di curare la prima edizione, la gioia e l’apprensione per quello che mi accingevo a fare, la preoccupazione di lavorare con una casa editrice e persone che non conoscevo e… Insomma, qualunque cosa mi stesse dicendo sulla nuova edizione me l’ero bella che persa, fino a quando riemersi dai miei pensieri grazie alla domanda che mi fece: «Allora che ne dici? Ne vale la pena?».
Quanti di noi si sono trovati in questa situazione? Credo che parecchie volte al giorno ci si ritrovi ad essere catturati dai pensieri che ti trascinano in mondi che ancora non esistono. È la bellezza della nostra mente. Il vantaggio che ci ha offerto in termini evolutivi. La mente ci porta nel passato e nel futuro e ci aiuta a programmare, progettare, creare, anticipare, ricordare, annotare, è latrice di fantasia, è una macchina che risolve i problemi, è una dispensatrice di soluzioni e si inerpica in mondi infiniti per cercare tali soluzioni. È un meccanismo basato sulla coerenza che agisce da rinforzo alimentandola. E apre labirinti in cui talvolta è fantastico perdersi e che altrettante volte è anche doloroso attraversare.
La Trappola della felicità è dedicata a tutti coloro che conoscono questi mondi, li hanno esplorati e qualche volta vi si sono persi. Nessuno ne è esente. Anche la stessa domanda «Ne vale la pena?» innesca scenari e trame che sono connesse ad anticipazioni di successi/insuccessi, perché ci si vorrebbe impegnare solo in cose che «ha senso fare».
La nostra mente ha un compito ben preciso. Programmare, progettare, creare, anticipare, ricordare, annotare e altri verbi ad essa connessa tendono sempre a un unico obiettivo: ipotizzare «pericoli» e proteggerci da essi. E pericolo è «qualsiasi cosa» che per la nostra mente abbia quella funzione, essendo capace di vaticinare la presenza di pericoli anche nelle situazioni di massima sicurezza. Quando questo modo di attivarsi porta a situazioni di sofferenza continua e disagio, ecco che siamo in quell’area particolare che chiamiamo, forse erroneamente, psicopatologia. La Trappola della felicità nasce proprio qui, nelle pieghe della mente, nelle pieghe del linguaggio, nelle pieghe del dialogo interiore, nelle pieghe dei suoi meccanismi ed effetti psicologici.
La sofferenza umana è perenne e ubiquitaria. Non possiamo sfuggirle. Prima o poi perderemo qualcosa, avremo una delusione, incontreremo un’ingiustizia, e la realtà si scontrerà con la nostra fantasia e le nostre aspettative. Per non parlare di cose ben più dolorose dal punto di vista psicologico come lutti e traumi.
«Eh, caro mio, siamo nati per soffrire» è un luogo comune che spesso si visita a scopo consolatorio. Tutti provano a suggerire soluzioni. Vari Guru, nei millenni per cui esiste documentazione scritta e anche tradizione orale, hanno cercato di affrontare la questione della felicità, spaziando dalla filosofia alla religione ai buoni consigli della nonna. Della ricerca della felicità parlava anche Lucrezio nel suo De rerum natura, ove racconta del male di vivere di un patrizio romano che oscillava tra città e campagna. In maniera magistrale il poeta latino descrive questa continua ricerca della pace interiore, dell’Eden dell’anima, e racconta di come il piede sembri scottare ogni volta che si trova all’ingresso di una delle due case dove spera di approdare. E subito scappa, nel tentativo di evitare quella sofferenza che viene rinfocolata dal contatto con i propri pensieri, più che con lo zerbino che lo accoglie sull’uscio, che ci fanno sempre compagnia senza che ci sia la possibilità di liberarsene. E Lucrezio con pochi versi ci fa entrare in questo pendolo, città-campagna, metafora della ricerca di un punto di equilibrio nella sofferenza che la mente ci provoca.
Quante volte ci siamo trovati in questo pendolo? Oscillando fra situazioni in cui si cercava di dimenticare qualche pensiero che ci tormentava, di ridurre qualche emozione che ci lacerava più intensamente del solito?
Per Harris — e per chi pratica l’ACT (Acceptance and Commitment Therapy), la forma di terapia cognitivo-comportamentale che sta alla base di questo volume — è proprio il modo di «funzionare» della mente, proprio questo tipo di repertorio comportamentale che chiamiamo mente, che provoca la sofferenza, attraverso i tentativi che facciamo di risolvere la trappola in cui il linguaggio interiore ci conduce. Proprio nei tentativi di trovare una via d’uscita alla sofferenza, la mente rievoca ciò che ci fa soffrire. Rimuginare è una delle attività in cui ci troviamo impegnati in queste situazioni. Oppure proviamo a pensare «ad altro». Prova a leggere la seguente frase:
QUESTA FRASE NON SIGNIFICA NIENTE E L’HO MESSA QUI APPOSTA PER TORMENTARTI.
E adesso prova a non pensare alla frase. Impegnati a non ricordarla. Prova a cancellarla. Usa tutte le strategie che conosci. Cosa sta facendo? Ti sta tormentando?
Ecco, più che della Trappola della felicità, si dovrebbe parlare della Trappola del linguaggio. Più si cerca di non pensare, più si pensa. Più si pensa al problema, più si vive il problema, più si alimenta la sofferenza.
Se la soluzione per Lucrezio era l’atarassia, il distacco, per l’ACT la soluzione è la Vita, da vivere pienamente agendo nella direzione dei nostri valori, elementi che ci caratterizzano come la persona per cui vorremmo essere ricordati, senza che pensieri ed emozioni che procurano sofferenza ci deviino e confinino la nostra vita restringendola a mero sopravvivere in funzione dell’evitamento. In realtà, a dirla tutta, per l’ACT non esiste il «problema» e, di conseguenza, la necessità di una soluzione. Ciò di cui abbiamo bisogno, e non siamo allenati a farlo dalla comunità in cui viviamo, è vivere meno agganciati ai nostri pensieri, accogliendo tutto ciò (pensieri ed emozioni) che si presenta alla nostra attenzione consapevoli che si è distinti da essi (che noi non siamo i nostri pensieri e le nostre emozioni), focalizzandoci sull’agire nel presente in direzione dei nostri valori.
Come farlo? Questa è la via che Harris ci aveva aperto con la prima edizione del suo volume. E che ci fa ripercorrere con la seconda. Sia che tu sia un «vecchio» e curioso lettore, sia che tu sia un «nuovo» e curioso esploratore di queste pagine, verrai guidato in un percorso trasformativo. I cambiamenti di queste pagine, più del 50% di esse è totalmente nuovo, riflettono non solo la crescente esperienza dell’Autore nella materia, ma anche i progressi che in questa forma di psicoterapia — e nella teoria dei processi cognitivi e del linguaggio chiamata RFT (Relational Frame Theory) ad essa sottostante — sono stati fatti in questi 17 anni trascorsi dalla pubblicazione della prima edizione. Un numero vale come indice che ne dà il senso. Nell’anno di prima pubblicazione della Trappola, il numero totale di studi clinici randomizzati sull’ACT ammontava a 19. Nel dicembre 2022 è stata raggiunta quota mille, in pratica per ogni possibile applicazione in psicopatologia e per un numero imprecisato di applicazioni al di fuori dell’ambito clinico, come ad esempio nello sport, nelle organizzazioni e per incrementare i comportamenti prosociali. Ed esistono oggi non solo metanalisi di studi per area, ma anche metanalisi di metanalisi, a dimostrazione che l’ACT è forse la psicoterapia più studiata di sempre. Russ Harris ha fatto leva anche su questa mole di studi per riscrivere il libro, proponendo nuovi esercizi e un percorso diverso e ugualmente intenso nella nostra ricerca della impossibile felicità.
Nonostante le solide basi scientifiche su cui i contenuti di questo volume si basano e l’indiscussa preparazione di Russ Harris, è opportuno sempre ricordare che se ci si trova in un momento difficile della propria vita è meglio rivolgersi a un professionista psicoterapeuta. Se si è curiosi e si intende approfondire l’ACT e la scienza che sta...




