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E-Book, Italienisch, 582 Seiten

Verdi Libretti di opere di Verdi


1. Auflage 2018
ISBN: 978-1-4553-9311-4
Verlag: Seltzer Books
Format: EPUB
Kopierschutz: 0 - No protection

E-Book, Italienisch, 582 Seiten

ISBN: 978-1-4553-9311-4
Verlag: Seltzer Books
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Questo file include: Aida, Alzira, Aroldo, Attila, Don Carlo, Ernani, Falstaff, Giovanni d'Arco, I Due Foscari, I Lombardi alla prima crociata, I Masnadieri, I Vespri Sciliani, Il Corsaro, Il Trovatore, La Battaglia de Legnano, La Forza di Destino, La Traviata, Luisa Miller, Macbeth, Nabucco, Oberto, Otello, Rigoletto, Simon Boccanegra, Stiffelio, Un Ballo in Maschera e Un Giorno di Regno. Secondo Wikipedia: 'Giuseppe Fortunino Francesco Verdi (9-10 ottobre, 1813 - 27 gennaio 1901) è stato un compositore romantico italiano, principalmente di opera, uno dei compositori più influenti del 19 ° secolo. nei teatri d'opera di tutto il mondo e, oltrepassando i confini del genere, alcuni dei suoi temi hanno da tempo radicato nella cultura popolare - come 'La donna è mobile' di Rigoletto, 'Va, pensiero' (Il coro dell'ebraico Schiavi) da Nabucco, 'Libiamo ne 'lieti calici' di La traviata e marcia trionfale di Aida, sebbene il suo lavoro sia stato a volte criticato per l'uso di un linguaggio musicale generalmente diatonico piuttosto che cromatico e tendente al melodramma, I capolavori di Verdi dominano il repertorio standard un secolo e mezzo dopo la loro composizione. '

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Giuiseppe Verdi     Prologo Scene 1, 2   Atto I Scene 1, 2, 3   Atto II Scene 1, 2   Atto III   Prologo   Scena IScene1,2 (Prologo)       Piazza di Aquileia. La notte, vicina al termine, è rischiarata da una grande quantità di torce. Tutto all'intorno è un miserando cumulo di rovine. Qua e là vedesi ancora tratto tratto sollevarsi qualche fiamma, residuo di un orribile incendio di quattro giorni. La scena è ingombra di Unni, Eruli, Ostrogoti, ecc.         CORO Urli, rapine, Gemiti, sangue, stupri, rovine, E stragi e fuoco D'Attila è gioco. O lauta mensa, Che a noi sì ricco suol dispensa! Wodan non falla, Ecco il Valhalla! . . . T'apri agli eroi . . . Terra beata, tu se' per noi. Attila viva; Ei la scopriva! Il ré s'avanza, Wodan lo cinge di sua possanza. (Tutti si prostrano.) Eccoci a terra, Dio della guerra!   (Attila viene condotto sopra un carro tirato dagli schiavi, duci, ré, ecc.)   ATTILA (scende dal carro) Eroi, levatevi! Stia nella polvere Chi vinto muor. Qui! . . . circondatemi; l'inno diffondasi Del vincitor. I figli d'Attila vengono e vincono A un colpo sol. Non è sì rapido solco di fulmine, D'aquila il vol.   (Va a sedersi sopra un trono di lance e scudi.)   CORO Viva il ré delle mille foreste, Di Wodano ministro e profeta; La sua spada è sangiugna cometa, La sua voce è di cielo tuonar. Nel fragore di cento tempeste Vien lanciando dagl'occhi battaglia; Contro i chiovi dell'aspra sua maglia Come in rupe si frangon gli acciar.   (Entrano Udino, Odabella, e Vergini d'Aquileia.)   ATTILA (scendendo dal trono) Di vergini straniere, Oh, quale stuol vegg'io? Contro il diveto mio Che di salvarle osò?   ULDINO Al ré degno tributo ei mi sembrò. Mirabili guerriere Difesero i fratelli . . .   ATTILA Che sento? A donne imbelli Chi mai spirò valor?   ODABELLA (con energia) Santo di patria indefinito amor! Allor che i forti corrono Come leoni al brando Stan le tue donne, o barbaro, Sui carri lagrimando. Ma noi, donne italiche, Cinte di ferro il seno, Sul fumido terreno Sempre vedrai pugnar.   ATTILA Bella è quell'ira, o vergine, Nel scintallante sguardo; Attila i prodi venera, Abbomina il codardo . . . O valorosa, chiedimi Grazia che più ti aggrada.   ODABELLA Fammi ridar la spada!   ATTILA La mia ti cingi! . . .   ODABELLA (Oh acciar!) Da te questo or m'è concesso, O giustizia alta, divina! L'odio armasti dell'oppresso Coll'acciar dell'oppressor. Empia lama, l'indovina Per qual petto è tua punta? Di vendetta l'ora è giunta . . . Fu segnata dal Signor.   ATTILA (Qual nell'alma, che struggere anela, Nuovo senso discende improvviso? . . . Quell'ardire, quel nobile viso Dolcemente mi fiedono il cor!)   CORO Viva il ré che alle terra rivela Di quai raggi Wodano il circonda! Se flagella è torrente che innonda; È rugiada se premia il valor.   (Odabella e donne partono.)   ATTILA Uldino, a me dinanzi L'inviato di Roma ora si guidi . . . (Uldino parte) Frenatevi, miei fidi, Udir si dee, ma in Campidoglio poi Riposta avrà da noi.   (Entrano Ezio ed ufficiali romani.)   EZIO Attila!   ATTILA Oh, il nobil messo! Ezio! Tu qui? Fia vero! Ravvisi ognuno in esso L'altissimo guerriero Degno nemico d'Atilla, Scudo di Roma e vanto . . .   EZIO Attila, a te soltanto Ora chied'io parlar.   ATTILA Ite!   (Il coro parte.)   ATTILA La destra porgimi . . . Non già di pace spero Tuoi detti . . .   EZIO L'orbe intero Ezio in tua man vuol dar. Tardo per gli anni, e tremulo, È il regnator d'Oriente; Siede un imbelle giovine Sul trono d'Occidente; Tutto sarà disperso Quand'io mi unisca a te . . . Avrai tu l'universo, Resti l'Italia a me.   ATTILA (severo) Dove l'eroe più valido È traditor, spergiuro, Ivi perduto è il popolo, E l'aer stesso impuro; Ivi impotente è Dio, Ivi è codardo il ré . . . Là col flagello mio Rechi Wodan la fè!   EZIO (rimettendosi) Ma se fraterno vincolo Stringer non vuoi tu meco, Ezio ritorna ad essere Di Roma ambasciator. Dell'imperante Cesare Ora il voler ti reco . . .   ATTILA È van! Chi frena or l'impeto Del nembo struggitor? Vanitosi! Che abbietti e dormenti Pur del mondo tenete la possa, Sovra monti di polvere e d'ossa Il mio baldo cosier volerà. Spanderò la rea cenere ai venti Delle vostre superbe città.   EZIO Fin che d'Ezio rimane la spada, Starà saldo il gran nome romano: Di Châlons lo provasti sul piano Quando a fuga t'aperse il sentier. Tu conduci l'eguale masnada, Io comando gli stessi guerrier.   (Partono entrambi da opposte parti.)       Scena IIScene1,2 (Prologo)   Rio-Alto nelle Lagune Adriatiche. Qua e là sopra palafitte sorgono alcune capanne, comunicanti fra loro per le lunghe asse sorrette da barche. Sul davanti sorge in simile giusa un altare di sassi dedicato a San Giacomo. Più in là scorgesi una capanna appesa ad un casotto di legno, che fu poi il campanile di San Giacomo. Le tenebre vanno diradandosi fra le nubi tempestose: quindi a poco a poco una rosea luce, sino a che (sul finir della scena) il subito raggio del sole innondando per tutto, riabbella il firmamento del più sereno e limpido azzurro. Il tocco lento della campana saluta il mattino. Alcuni Eremitiescono dalle capanne es'avviano all'altare.       CORO di EREMITI Qual notte! Ancor fremono l'onde al fiero Turbo, che Dio d'un soffio suscitò. Lode al Signor! Lode al Signor! L'altero Elemento Ei sconvolse ed acquetò. Sia torbida o tranquilla la natura, D'eterna pace Ei nutre i nostri cor. L'alito del mattin già l'aure appura. Preghiam! Preghiam! Lode al Creator!   VOCI INTERNE Lode al Creatore! (Dalle navicelle, che approdano a poco a poco, esconoForesto, donne,uominiefanciulli d'Aquieliea.) Quai voci! Oh, tutto Di navicelle coperto è il flutto! . . . Son d'Aquileia. Certo al furor Scampan dell'Unno.   POPOLO d'AQUILEIA Lode al Creator!   FORESTO Qui, qui sostiamo! Propizio augurio N'è questa croce, n'è quest'altar. Ognun d'intorno levi un tugurio Fra quest'incanto di cielo e mar.   POPOLO d'AQUILEIA Lode a Foresto! Tu duce nostro, Scudo e salvezza n'eri tu sol . . .   FORESTO Oh! Ma Odabella! . . . Preda è del mostro, Serbata al pianto, serbata al duol. Ella in poter del barbaro! Fra le sue schaive avvinta! Ahi, che men crudo all'anima Fora il saperti estinta! Io ti vedrei fra gli angeli Almen ne' sogni allora, E invocherei l'aurora Dell'immortal mio dì.   POPOLO d'AQUILEIA Spera! L'ardita vergine Forse al crudel sfuggì.   CORO Cessato alfine il turbine, Più il sole brillerà.   FORESTO Sì, ma il sospir dell'esule Sempre la patria avrà. Cara patria, già madre e reina Di possenti magnanimi figli, Or macerie, deserto, ruina, Su cui regna silenzio e squallor; Ma dall'alghe di questi marosi, Qual risorta fenice novella, Rivivrai più superba, più bella Della terra, dell'onde stupor!   CORO Dall'alghe di questi marosi, Qual risorta fenice novella, Rivivrai più superba, più bella Della terra, dell'onde stupor!       Atto I       ScenaIScene1 , 2 , 3 (AttoI)     Bosco presso il campo d'Attila. È notte; nel vicino ruscello brillano i raggi della luna. Odabella sola.       ODABELLA Liberamente or piangi . . . Sfrenati, o cor. La queta ora, in che posa Han pur le tigri, io sola Scorro di loco in loco. Eppur sempre quest'ora attendo,...



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