E-Book, Italienisch, 224 Seiten
Reihe: Travenbooks
Raich Jesolo
1. Auflage 2024
ISBN: 978-88-7223-437-2
Verlag: Alphabeta
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Romanzo
E-Book, Italienisch, 224 Seiten
Reihe: Travenbooks
ISBN: 978-88-7223-437-2
Verlag: Alphabeta
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Tanja Raich (Merano, 1986), ha alle spalle studi di Germanistica e Storia, e numerose pubblicazioni in riviste letterarie e antologie di racconti e poesie. Finalista in diversi concorsi letterari, si è aggiudicata il premio 'Frontiere-Grenzen' (2015) e il premio 'Exil' (2014), oltre a numerose borse di studio per autrici e autori. Attualmente vive a Vienna e svolge, tra le altre, la mansione di editor per la letteratura d'infanzia presso le edizioni Leykam. Jesolo, il suo romanzo d'esordio, è stato nominato per l''Österreichischer Buchpreis', il più prestigioso riconoscimento letterario in Austria, conferito dal Ministero della Cultura.
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Uno
L’albergo. In formato verticale e orizzontale. La doccia. Il letto. La spiaggia. Ombrelloni. Una noce di cocco. Il mio didietro.
Georg, ma che foto hai fatto?
Ti ho ripreso anche in video, gridi dalla cucina.
Lukas e Marlene ridono. Così continuo a raccontare, mentre sullo schermo si vedono foto delle cene: spaghetti alle vongole, una Diavola. Passo in fretta da una fotografia all’altra. Noi col tandem. Tu con una coppetta di gelato. Tu infossato nella sabbia. Io sul materassino gonfiabile. La vista sulla spiaggia dal balcone. Il tuo viso rosso. Tu con il bagnino e un salvagente al braccio.
Georg si è scottato anche questa volta, dico. È rimasto sdraiato in camera come un bambino testardo.
Ma non dire cavolate, gridi dalla cucina.
Al noleggio bici ha attaccato briga con uno del posto e ha detto che sarebbe stato meglio tenersi Berlusconi. Quando ce ne siamo andati, il tizio ci ha guardato storto. E in pizzeria si è dato delle arie come fosse uno di lì.
A tratti esagero, esaspero un po’ le storielle.
Certo sei proprio un turista, esclama Marlene.
Mentre ridiamo di te, sento le stoviglie sbattere in cucina. Probabilmente ti sto dando sui nervi. Più tardi ripeterai per l’ennesima volta che rido alle tue spalle, facendo divertire gli altri a tue spese.
Tesoro, gridi dalla cucina, vieni a darmi una mano. Ti sei fatto cupo in volto, la fronte è tutta una ruga. Vedi di smetterla di dire peste e corna di me.
Cosa posso farci se non sopporti la verità?
La verità? Vorrei vedere come reagiresti tu, se me ne stessi seduto in soggiorno con i tuoi amici a ridere alle tue spalle mentre stai cucinando per noi. Tu invece non lo capisci proprio. Prendi questi due piatti, va, al resto ci penso io.
Porto fuori i piatti. Tu mi sei dietro. Metto su un sorriso.
Buon appetito, dico.
Potresti cucinare anche tu per me ogni tanto, dice Marlene.
Nemmeno tu cucini mai per me, ribatte Lukas.
Marlene alza gli occhi al cielo, si china sul pesce e inspira a fondo.
Ha un profumo fantastico. Ti vizia sempre così? Come sei fortunata.
È proprio vero.
Dovreste aprire un ristorante, dice Marlene.
E io cosa faccio?
Tu sei la capa, dice Lukas. Non devi fare proprio un bel niente. Comandi e organizzi, in quello sei brava.
Prendo la saliera e il macinapepe, aggiusto il condimento del pesce perché so che ti manda fuori di testa.
Appoggi le posate sul tavolo e mi guardi, ma io ti ignoro.
Così lo rovini, dici.
Io prendo il bicchiere di vino in mano e brindo: A noi!, e ti sorrido.
Facciamo a gara a chi racconta storie, che adesso saranno pure divertenti, ma in vacanza non facevano affatto ridere. Riporto tutto nel dettaglio, mi ripeto e tiro per le lunghe prima che si cambi argomento, considerato che altrimenti non si fa altro che parlare di contratti di risparmio immobiliare. Agevolazioni edilizie. Case. Abitazioni di proprietà. Crediti e leasing.
Mentre parliamo e ridiamo, Lukas abbraccia Marlene, lei si rannicchia con la testa sul suo busto. Anche tu mi abbracci, la tua collera è svanita, e io appoggio il capo sul tuo petto. Siamo seduti in diagonale gli uni di fronte agli altri. Loro due sono quasi un’immagine riflessa di noi. Ma in qualche modo sembrano più spensierati, affettuosi l’uno con l’altra. E noi due la facciata di una coppia felice.
Andate sempre nello stesso albergo?, chiede Marlene.
Sì, dico io, perché no?
La sua voce ha quella sfumatura che in realtà vuol dire: ma come si fa! Continuano a fare paragoni e a dire che il mare in Toscana è molto più bello, il paesaggio, le pinete. Che le spiagge di Jesolo non sono paragonabili a quelle di Bali. Quando raccontiamo che c’erano molti turisti, dicono che in Grecia di turisti non ce ne sono altrettanti. Che loro scelgono sempre luoghi fuorimano. Quando raccontiamo che mangiare era caro, dicono subito che in Croazia il cibo è buono tanto quanto in Italia, solo molto più economico. Hanno sempre subito da controbattere e rilanciare la vacanza giusta.
Perché non prendete un aereo e non ve ne andate lontano?, dice Marlene.
Siete già stati tante di quelle volte nello stesso posto, dice Lukas.
Non dipende da me, ribatto io. Georg vuole andare sempre a Jesolo.
Voglio risparmiare, spieghi tu, per la ristrutturazione. Perché andare così lontano se in tre ore possiamo essere al mare? Tu vai pure, puoi tranquillamente andarci senza di me.
Sempre questa storia della casa.
Appunto, sempre questa storia della casa. È così, se si vuole costruire una famiglia.
Volete ancora un bicchiere di vino?, chiedo io.
Ci hanno concesso l’agevolazione edilizia, dice Marlene, adesso possiamo iniziare.
Ma è fantastico, dici tu, un architetto lo avete?
Costa tutto troppo, non ce lo possiamo permettere.
Vi potrei fare un buon prezzo. Il progetto lo posso disegnare io, non vi serve un architetto per quello.
Marlene non fa altro che guardare case tutto il giorno, dice Lukas.
Guardare si può, dice Marlene. Si potrebbero fare un sacco di cose meravigliose, ad avere i soldi. Solo le finestre costano un patrimonio.
Non ti preoccupare, la rassicura Lukas, anche così sarà bella.
E voi perché non andate a vivere insieme?
Non è a me che devi chiedere, dici.
Possiamo parlare di qualcos’altro?, suggerisco.
No, perché? Tanto Marlene sa già tutto. Diglielo tu a loro perché non andiamo ad abitare insieme.
Stiamo bene così come siamo.
Già, cosa cambia?, esclami, mentre ti alzi da tavola tutto rosso in viso e appoggi le mani allo schienale della sedia. Nei tuoi occhi è tornata quella collera. Voi cosa ne dite? Per voi com’è andata? Anche Marlene ha esitato tanto prima di venire a vivere da te?
Lukas si schiarisce la gola. Non vogliamo immischiarci, non voglio fare gaffe.
Smettila, Georg, ne parliamo dopo.
Dopo, dopo, prima o poi, non ce la faccio più a sentirtelo dire.
Quando se ne sono andati, porto via i bicchieri mentre tu lavi pentole e padelle. Per le stanze di casa si diffonde il silenzio, è talmente forte che vorrei spezzarlo. Ma non so cosa dovrei dire, cosa dovrei fare. La tua schiena si erge come un muro davanti a me. Tra noi non c’è parola che vada bene. Sento lo scroscio dell’acqua e l’acciottolio delle pentole.
Insieme a Marlene e Lukas sono svaniti di casa le voci e il calore, siamo rimasti solo noi. Ti fisso la schiena, osservo ogni tuo movimento. Aspetto che tu dica qualcosa per tirarci fuori entrambi da questo silenzio che si posa su di noi in continuazione e all’improvviso, ma tu non ti accorgi della mia presenza.
Solo quando sbatto contro un cassetto, ti volti verso di me.
Cosa c’è?, chiedi.
Da sempre esistiamo solo in due. Sempre solo io insieme a te. Se non ci sei, gli altri mi chiedono prima dove sei, e soltanto dopo come sto. Georg e Andi. A ogni tappa importante della mia vita c’eri anche tu. Il mio primo appartamento. Il diploma di maturità. Il primo viaggio. Il primo lavoro. Abbiamo imparato a baciarci e ad amarci. Eravamo bambini quando ci siamo innamorati, e siamo diventati adulti. Ci conosciamo meglio di chiunque altro. Ogni emozione sul tuo viso, ogni cambiamento del tuo umore, ogni punto del tuo corpo mi sono familiari. Ma tra di noi qualcosa è cambiato. Qualcosa è venuto meno. E i momenti in cui stiamo l’uno di fronte all’altra in silenzio, come fossimo estranei, diventano sempre più frequenti.
Quando mi sdraio accanto a te nel letto, tu non ti muovi, non apri bocca. Sei sveglio, lo so, ma fai finta di dormire, così non dobbiamo parlare. Sento il tuo respiro riempire l’intero spazio, ed è l’unico segno della tua presenza. Non mi appoggio alla tua schiena, ma sul bordo esterno del letto, che già da mesi ormai è troppo piccolo. Da Jesolo mi sembra sia diventato più piccolo ancora. Non avverto il tuo calore, solo la parete fredda che mi preme sulle spalle. Non mi muovo e respiro piano. Sono distesa immobile, come se accanto a me ci fosse un animale selvatico, e piango, soffoco i singhiozzi in modo che tu non mi senta. Ti guardo. Da fuori la luce della luna s’infila nella camera da letto lasciando una leggera pellicola sul tuo viso.
Sono seduta alla scrivania, dove una montagna di lavoro mi aspetta, muovo testi e immagini di qua e di là. Sposto l’albergo dall’alto di nuovo in basso, cambio i tipi di carattere, modifico i colori. Blu. Arancione. Verde. Turchese. Non c’è niente che si abbini al resto. Cambio pagina. A sinistra: una coppia felice. Lei a cavalluccio sulle spalle di lui, che la tiene ferma per le cosce e ride. A destra: La vita è troppo breve per prendere la strada lunga. Le bellezze della natura ad altezza occhi e la felicità a portata di mano. Allargo breve e lunga, e passo alla pagina successiva. Una donna appende un palloncino a forma di cuore all’alluce del marito, che dorme sdraiato a letto. Lei indossa un abito di seta color cremisi e porta una fede al dito. Quando il cuore straripa è impossibile non farsi venire gli occhi lucidi. Cerco nella banca dati delle immagini un cuore che vada bene per illustrare il testo. Cuori ridenti, coppie e madri raggianti, bambini sorridenti. Cuori di rose. Rose di cuori. Una mano a forma di cuore sulla pancia di una donna incinta. Lo schermo è tutto illuminato di tonalità di rosa e rosso. Chiudo...




