E-Book, Italienisch, 262 Seiten
Reihe: Sotterranei
Evans L'ufficio delle correzioni storiche
1. Auflage 2023
ISBN: 978-88-3389-539-0
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 262 Seiten
Reihe: Sotterranei
ISBN: 978-88-3389-539-0
Verlag: minimum fax
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/1983 ha pubblicato la raccolta di racconti Before You Suffocate Your Own Fool Self, per la quale ha vinto il PEN/Robert W. Bingham Award, lo Hurston/Wright Legacy Award e il Paterson Prize, ed è stata inclusa nella selezione dei migliori giovani scrittori della National Book Foundation. I suoi racconti sono comparsi in numerose raccolte e antologie, tra cui The Best American Short Stories. Tiene un seminario di scrittura alla Johns Hopkins University.
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Arcobaleno porta il sereno
Due a due gli animali salirono sull’arca, e poi tutti gli altri animali del mondo morirono, ma nessuno la racconta così la storia. Quaranta giorni e quaranta notti in trappola e impotente, sapendo che attorno a te tutti quelli che conoscevi stavano annegando, e alla fine si presenta Dio con quella bizzarra promessa che non distruggerà mai più il mondo , che sembrava abbastanza rilevante come postilla.
Dori deve trovarci qualcosa di rassicurante in quella storia. Dori insegna alle materne ed è figlia di un pastore, e ha trovato il modo di stiracchiare il tema Arca e arcobaleno abbastanza da coprire tutti e tre i giorni della festa di nozze, che è iniziata stasera con una cena di benvenuto e sarebbe finita domenica pomeriggio con un brunch e una messa durante la quale, stando ai programmi, il padre avrebbe pronunciato un sermone intitolato «Dio vi manda in segno un arcobaleno». Gli abiti delle damigelle formano un arcobaleno, non nel senso che sono multicolori ma che sono ognuno di un colore diverso e messi in ordine secondo lo spettro dell’arcobaleno, e a quanto pare a ogni damigella è stato ordinato di indossare il colore assegnatole per tutto il weekend: la damigella rossa, per esempio, indossava una maglietta rossa all’aeroporto, un abito da sera rosso alla cena, e adesso all’addio al nubilato tacchi a spillo rossi e una fascia rossa con la scritta . Viste insieme le damigelle di Dori sembravano una squadra di Power Rangers nuziali.
Rena non era una damigella ma era stata trascinata ai festeggiamenti grazie all’aggressiva ospitalità del comitato nuziale. Si era vestita di nero per evitare di far torto a qualcuna usurpando un colore già assegnato, e Dori, ovviamente, era vestita di bianco. Per tutta la sera Rena aveva aspettato di giudicare Dori per la faccia che avrebbe fatto quando qualcuno vedendo loro due circondate da damigelle arcobaleno le avrebbe scambiate per future spose, ma fino a quel momento erano andate solo in locali dove i baristi avevano salutato per nome tutte tranne Rena e la damigella verde, l’unica che veniva da fuori città.
C’è anche uno sposo coinvolto in queste nozze, sebbene Rena deduca che il suo coinvolgimento debba essere abbastanza blando; non riesce a immaginare JT entusiasta per tutta la faccenda dell’Arca. Rena conosce JT da cinque anni. Quando si erano conosciuti, le cose che avevano in comune si limitavano suppergiù al fatto che erano americani e che si trovavano lontanissimo da casa, ma tanto bastava. JT stava tornando negli Stati Uniti dopo una missione in Togo con i Peace Corps; lei stava tornando dal Burkina Faso. Il primo scalo del viaggio avrebbe dovuto essere Parigi, ma l’aereo era stato dirottato ed era tornato in Ghana quando una telefonata aveva avvisato la compagnia aerea che l’agente di un’arma biologica era stato rilasciato sull’aereo. Erano atterrati in mezzo al caos; nessuno era stato incaricato di comunicare ai passeggeri cosa stava succedendo, e nessuno sapeva quali informazioni fossero attendibili e chi avesse l’autorità per divulgarle. Le autorità ghaniane li avevano messi in quarantena, con restrizioni severissime ma controlli approssimativi. Se la minaccia fosse stata autentica, ciò avrebbe consegnato il pianeta a qualsiasi cosa fosse venuta dopo gli esseri umani. Invece per buona parte del primo giorno erano rimasti bloccati su un treno parcheggiato, poi erano stati spediti a passare una settimana stressante in un piccolo hotel circondato da guardie armate; un’esperienza per la quale, aveva commentato JT, un sacco di turisti erano contenti di pagare belle cifre.
Essendo due dei tre passeggeri americani sul volo, JT e Rena si erano trovati. Il terzo americano era un giornalista abbastanza noto, e quindi perfino dopo che il pericolo era rientrato, la storia della loro detenzione aveva ricevuto una copertura mediatica decisamente sproporzionata rispetto all’accaduto. Reuters non aveva pubblicato nemmeno una delle foto che Rena aveva scattato nel campo rifugiati, dopo mesi e mesi di lavoro per assemblarle in un saggio fotografico, ma pubblicarono una foto che aveva scattato a JT nella sua camera d’albergo. Aveva la faccia ispida perché non si radeva da giorni e segnata da un’espressione che era in parte stanchezza e in parte sfrontatezza, col bordo del labbro superiore che spuntava dalla mascherina allentata che gli era stato ordinato di indossare. Qualche mese dopo la foto campeggiava sulla copertina del , con una didascalia che recitava: IL MONDO È PICCOLO: L’AMERICA AL TEMPO DELLA MINACCIA GLOBALE.
Nel profluvio di nostalgia prêt-à-porter di quel dicembre, la foto finì in più di una lista che ricapitolava i momenti salienti dell’anno. Da quando era stata pubblicata Rena non aveva più dovuto procacciarsi lavori da freelance. A livello estetico non era la sua opera migliore, ma JT era alto, biondo e attraente, proprio quello che il pubblico desiderava come simbolo dell’America in un mondo sempre più piccolo, il ragazzo della porta accanto dall’altro capo del mondo. Il ragazzo della porta accanto, Rena lo sapeva, significava sempre il ragazzo bianco della porta accanto. Quando in America resterà una sola famiglia bionda, i suoi membri saranno convocati per interpretare il ruolo di veri americani in ogni momento di crisi. Sarà una famiglia stremata.
Nella foto c’era anche Rena, in un angolo, una fettina distorta di se stessa che luccicava nello specchio. La maggior parte delle persone non se ne accorgeva nemmeno. Un blogger l’aveva notata, ma aveva scritto che era una cameriera. Nel suo lavoro ogni tanto le tornava comodo non essere immediatamente identificabile come americana, essere – per nome e aspetto – etnicamente ambigua, sebbene nei fatti il suo retaggio – nero, polacco, libanese – era un’alchimia la cui esistenza sarebbe stata impossibile senza la sua nazione di nascita.
Al secondo giorno di detenzione Rena ormai aveva capito che nessuno stava morendo. Dori chiamava JT ogni giorno, ma verso il quarto aveva smesso di preoccuparsi per il suo stato di salute, e a quel punto aveva iniziato a interessarsi a Rena. JT in quanto JT le aveva parlato a lungo della vita da expat, soprattutto della sua vita da expat, ma JT in quanto pupazzo della ventriloqua Dori voleva sapere tutto della sua infanzia, dei viaggi che aveva in programma, della sua vita sentimentale. In un certo senso Rena doveva ringraziare Dori se lei e JT avevano sviluppato un’amicizia che li aveva fatti restare in contatto una volta rientrata la crisi. Rena capì subito da dove venivano quelle domande e avrebbe voluto poter fornire informazioni utili a tranquillizzare Dori ma, allora come adesso, non ne aveva. Si era costruita una vita che apparteneva solo a se stessa, un’esistenza che all’occorrenza poteva impacchettare e portare con sé, e quindi eccola lì, nella piccola stanza d’albergo di JT, senza vincoli e senza legami e senza preoccupazioni. Per una fidanzata che stava in un altro continente, era in camera di JT vestita solo di campanelli d’allarme.
Dori è una ragazza semplice ma non certo stupida, e Rena avrebbe voluto mettere in chiaro le cose con lei nel momento stesso in cui aveva messo piede in città, ma Dori non gliene aveva lasciato l’occasione. L’aveva accolta con calore e si era misteriosamente scusata per il fatto che JT non le avesse chiesto di occuparsi delle foto del matrimonio; Rena non riusciva a capire se fosse una cosa passivo-aggressiva o se davvero Dori non sapeva la differenza tra album di nozze e reportage giornalistici. Dori ha lasciato il ruolo aggressivo-aggressivo alla damigella gialla, che si materializza accanto a Rena ogni volta che si ritrova a parlare da sola con JT. Dori ha gestito i suoi dubbi con estrema compostezza, in compenso ha deciso di non comportarsi da adulta e chiedere a Rena: «Per caso hai scopato col mio fidanzato?», nel qual caso Rena avrebbe risposto: «No».
Quello che era successo era che Rena e JT avevano passato la maggior parte del tempo in albergo facendo un gioco che si chiamava «Peggior Proverbio», ma non erano mai riusciti a mettersi d’accordo sulle regole e quindi non aveva vinto mai nessuno. JT pensava che il gioco consistesse nel trovare il peggior scenario possibile seguendo i consigli dei proverbi. Nel corso della settimana aveva proposto decine di scenari ipotetici in cui i rimpianti erano molto meglio dei rimorsi oppure ritentavi ed eri ancora più sfortunato. Rena pensava che il gioco consistesse nel cercare il proverbio peggiore in assoluto, e inventare uno scenario che lo dimostrasse. Aveva passato in rassegna numerosi candidati prima di decidersi per: «Nella terra dei ciechi l’orbo è re». La terra dei ciechi sarebbe costruita per i ciechi; nessuno tra i cittadini si aspetterebbe che il mondo fosse diverso da com’è. Nella terra dei ciechi l’orbo dovrebbe adattarsi, oppure sarebbe considerato un pazzo o un eretico. L’orbo passerebbe la vita a imparare a tradurre esperienze che sono esclusivamente sue, oppure imparerebbe a non tirare fuori l’argomento.
Il quarto bar del tour di addio al nubilato è male illuminato e puzza di ammoniaca. Il gruppo siede attorno a un tavolo traballante e gioca al bingo delle damigelle, un ibrido rosa shocking tra bingo e obbligo o verità – tutto il gruppo a parte la damigella blu. La damigella blu ha in mano il reggiseno che si è sfilata da sotto la canottiera e sta andando a depositarlo sul tavolo di un gruppo di estranei seduti all’altra estremità del locale. Le mancano due numeri per vincere questa mano di bingo...




