E-Book, Italienisch, 292 Seiten
Reihe: Intrecci
Machado Sotto la pelle
1. Auflage 2025
ISBN: 978-88-6243-706-6
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 292 Seiten
Reihe: Intrecci
ISBN: 978-88-6243-706-6
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Nato a Lisbona nel 1978, è tra le voci più affermate della letteratura portoghese. Autore di narrativa per adulti e ragazzi, ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui il Prémio Branquinho da Fonseca nel 2005 e l'eu Prize for Literature nel 2015 con il romanzo 'Indice medio di felicità' (Neri Pozza), dal quale nel 2017 è stato tratto anche un film. I suoi libri sono tradotti in Francia, Germania, Regno Unito, Norvegia e Islanda.
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Júlia si sveglia. Le 3:43, secondo l’orologio sul comodino. Nonostante la luce verde irradiata dai grossi numeri nel quadrante, l’oscurità occupa ogni spazio, come se la stanza non fosse lì. Il mattino sembra molto lontano, quasi impossibile. Nell’appartamento accanto i vicini stanno discutendo – vanno avanti così da quando si sono trasferiti la settimana scorsa. Lo sforzo per non parlare troppo forte è evidente, eppure le loro voci attraversano la parete con violenza e le parole che giungono all’orecchio di Júlia si portano dietro una rabbia intensa. Júlia riesce a immaginare qualcosa oltre il buio, nella stanza: mare, fuoco nero, mani. In quell’istante viene colta da un timore all’altezza del petto, come un colpo sparato chissà da dove all’interno del corpo. Cerca di combatterlo. A diciannove anni non dovrebbe essere poi tanto difficile liberarsi della paura che le fa il buio. Ma dopo qualche secondo, la mano si allunga in un gesto impaziente, e le dita trovano subito l’interruttore della lampada accanto al letto. La paura non scompare con la luce, diventa solo più concreta, più definita. Allora Júlia si rende conto che è tutto bagnato: il pigiama, le lenzuola, il materasso.
Non è la prima volta che le capita. Ormai sono sei mesi. Ma l’ultima risaliva a quasi tre mesi fa e pensava che il problema fosse risolto. Sente un’istantanea assenza di forza muscolare, le sembra di fluttuare. Ma non dura che un attimo. Uno sbuffo di indignazione le riempie all’improvviso la testa di calore. Júlia non capisce per quale ragione il corpo la tradisca in modo così deplorevole. Va tutto bene, il peggio è passato – un anno è un tempo sufficiente perché una persona superi tutto – si sente forte, ricostruita; ecco, la parola giusta è questa, ricostruita: non c’è motivo per tutto ciò. Eppure, questi piccoli tradimenti del corpo si ripetono con troppa frequenza. Per esempio, Júlia piange: a qualsiasi ora, ovunque, un torrente di lacrime le sgorga dagli occhi e le bagna il volto, e non può farci nulla, solo aspettare che passi.
Per un momento valuta la possibilità di restare a letto finché non fa giorno. È probabile che anche sua madre sia intenta ad ascoltare i vicini che litigano – per via di Júlia il suo sonno si è fatto leggero, come programmato, e a svegliarla basta il minimo disturbo nel silenzio notturno dell’appartamento. E così, se ora si alzasse per andare a lavarsi e cambiare le lenzuola, Manuela comparirebbe insonnolita, disponibile, compassionevole, e una volta capito cosa sta succedendo, non direbbe nulla alla figlia, ma Júlia sa che i pensieri più cupi crescerebbero nella mente della madre come un tumore maligno. Vorrebbe tanto riuscire a spiegarle che non c’è nulla da temere, che è ora di dimenticare quello che è capitato e andare avanti. Eppure la madre non si lascerebbe convincere. Ci sono tre o quattro libri sui difficili anni dell’adolescenza in un cassetto del comò nella stanza dei genitori, e in ognuno ci sono lunghi e documentati capitoli che esplorano i temi del trauma, della depressione e del suicidio tra i giovani. Nulla di quello che potrebbe dire Júlia sarebbe sufficiente a far fronte alle argomentazioni degli accademici in materia. E così, l’unica cosa che le resta è mostrare che va tutto bene. Anche perché va tutto bene.
Júlia se ne sta tranquilla, e per qualche minuto crede che le sarà possibile rimanere così fino al mattino. I vicini si sono zittiti, Júlia immagina una tregua affinché la donna possa piangere e l’uomo fumarsi una sigaretta. Poi, quasi senza pensare, cambia posizione alle gambe e sente il pigiama sfregarle la pelle, l’umidità del tessuto è sempre più fredda, il disagio sempre maggiore, le cosce bagnate, i fianchi, la pancia, il sedere, la schiena. E all’improvviso la situazione diventa insopportabile. Se la madre dovesse comparire, Júlia saprebbe quale spiegazione dare: solo una persona che sta male avrebbe bisogno di fingere che non è vero. E Júlia non sta male. Per questo allontana lenzuola e coperte e si alza dal letto. L’odore di urina si spande nella stanza, acido e intenso, una memoria che di certo resterà su ogni cosa, riflette. Poi, con un solo gesto si toglie il pigiama. E quasi immediatamente si ricorda di João Tiago. Le accade spesso negli ultimi mesi, e sempre nei momenti più inattesi, ma soprattutto quando è nuda o si sta spogliando, o pensa al proprio corpo. Al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare è un ricordo che non la spaventa, che nemmeno la disturba. Prova anche la tentazione di lasciare che João Tiago si trattenga ancora un po’ nei suoi pensieri, uno strano conforto, sì, eppure un conforto. Lo aveva già fatto, in più di un’occasione, e in segreto. Ciò nonostante, adesso, a quest’ora della notte e con i genitori nella stanza di fronte, quella strada le sembra troppo perversa, per non dire pericolosa, e Júlia allontana l’immagine dell’ex fidanzato dalla mente concentrandosi sul profondo silenzio della casa.
Nel frattempo la paura è scomparsa. Almeno per ora. E c’è un sollievo immediato nel momento in cui Júlia sente il vuoto crescere nuovamente dentro di sé, riempirle ogni parte del corpo: il petto, la testa, le braccia e le gambe, gli occhi. È in questo vuoto che vive da quasi un anno. È questo vuoto che le dà la forza di andare avanti e Júlia lo considera come un organo vitale. Non lo chiama vuoto, no. Preferisce dire che ha perso ogni legame con il mondo – l’unica persona che continua a farle visita è Rute, che una volta al mese le porta un po’ d’erba e cerca di tirarla su con i racconti di quello che succede fuori, ma senza mai ottenere grandi reazioni da parte sua. Si può senz’altro dire che la loro vecchia amicizia non trovi sostentamento in questa nuova modalità. Júlia ci ha già pensato tante volte e la conclusione è sempre la stessa: è davvero strano che quei legami non le manchino, ma è la verità: non si sente triste, sebbene riconosca che una persona senza punti di contatto con il mondo sia una cosa molto triste. In realtà, è proprio questo disinteresse verso ciò che la circonda a impedirle di essere triste. Il che, in fondo, le sembra un ottimo compromesso.
Del pigiama e delle lenzuola fa un fagotto umido e lo mette sotto il letto. Poi spegne la luce ed esce dalla stanza. In corridoio si ferma un istante, in ascolto. Il respiro profondo e cadenzato del padre, che Júlia riconosce fin da bambina, riempie l’appartamento e sembra sovrannaturale, come se lui, da solo, con la forza del suo respiro, potesse tenere in piedi l’intero palazzo. Non sente la madre e cerca di decifrare quel silenzio. È probabile che anche lei si sia svegliata e stia cercando di cogliere i movimenti della figlia nel corridoio, al buio. O forse è morta. L’immagine di Manuela morta, distesa sotto il piumino accanto al marito che dorme senza accorgersi di nulla, le viene in mente nitida e reale, come se stesse accadendo davvero. Vede il volto pallido della madre, le labbra livide e il braccio caduto oltre il materasso, la mano che pende nell’aria buia, e il padre che si sveglia, la scuote, le sente il polso, e poi le grida, il pianto, e i paramedici, nella stanza che ristagna nella luce bianca del mattino, che prendono il suo corpo, lo portano giù per le scale vecchie e ripide del palazzo in una barella che sembra sul punto di rovesciarsi a ogni gradino, i vicini sulla porta dei loro appartamenti... In fondo, è solo un esercizio di immaginazione che negli ultimi mesi è diventato ricorrente e serve a Júlia per testare la distanza reale che c’è tra lei e le persone, tra lei e il mondo. La madre, che ha sempre avuto un ruolo molto importante nella sua vita, è ovviamente l’indicatore migliore per questo tipo di controllo. Júlia è convinta che se l’idea della morte della madre non la turba, vi sono buone possibilità che null’altro possa riuscirvi. E questo non può che essere un bene.
Entra in bagno, si chiude la porta alle spalle e accende la luce. Il suo corpo nudo si riflette nell’enorme specchio che occupa quasi tutta la parete sopra il lavandino e il water. Rimane lì davanti per qualche minuto a guardare il volto, il petto, i fianchi, una simmetria incredibile tra il lato destro e il lato sinistro, la pelle così liscia e morbida e bianca, senza alcun segno. Júlia non può fare a meno di stupirsi per l’assenza di segni sul viso, sul collo, sulla pancia: non ci sono cicatrici, lividi, nulla che riveli quello che è successo quasi un anno prima. Júlia non capisce come il corpo possa dimenticare tanto facilmente. E questo non è che un altro tradimento. Non che senta la necessità di ricordare. In un certo senso, il passato – così come il futuro – ha perso ogni importanza: la linea del tempo si è interrotta, ne rimane appena un punto, che non è altro se non il momento presente, neutro e incoerente, ripetuto fino all’esaurimento.
– Júlia, stai bene?
Le parole della madre, bisbigliate al di là della porta, invadono lo spazio del bagno come una burrasca. Júlia comincia a piangere.
– Sto facendo pipì – risponde senza muoversi, i suoi occhi fissi negli occhi del suo riflesso allo specchio.
– Vuoi che ti prepari una tisana?
Júlia si chiede come potrebbe una tisana risolvere qualcosa a quell’ora del mattino. Ma la realtà è che Manuela tiene in piedi tutta la sua vita sulla convinzione che ogni problema abbia una soluzione. Sotto questo aspetto erano sempre state molto diverse. D’altra parte, ben presto Júlia aveva cominciato a invidiare l’eccessivo ottimismo della madre. Adesso è tutto cambiato.
– Voglio tornare a dormire – risponde Júlia asciugandosi le...