E-Book, Italienisch, 260 Seiten
Reihe: Narrativa
Solstad T. Singer
1. Auflage 2019
ISBN: 978-88-7091-759-8
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 260 Seiten
Reihe: Narrativa
ISBN: 978-88-7091-759-8
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
«Un bel giorno si trovò faccia a faccia con una visione memorabile»: è la frase che Singer, eterno studente a Oslo e aspirante scrittore, continua a meditare, correggere e limare dentro di sé, senza mai riuscire ad andare oltre. Indefinito in tutto, rimuginatore cronico, passivo seguace del caso e della routine, Singer dilapida la sua giovinezza per poi decidere, raggiunti i 31 anni, che è ora di trovarsi un posto fisso, e diventare bibliotecario in un paesino sperduto tra le montagne del Telemark. Qui si costruisce una perfetta vita piccolo-borghese, con tanto di famiglia mononucleare insieme alla moglie Merete e alla figlioletta acquisita Isabella, in una minuziosa recita quotidiana che lo vede disponibile con i clienti, spiritoso con i colleghi, amichevole con i conoscenti, ma sempre e solo quanto basta per non doversi mai esporre veramente, mimetizzato nella commedia sociale per coronare il suo sogno di un'esistenza «in incognito». Finché un drammatico colpo di scena lo inchioda alla responsabilità di crescere da solo la piccola Isabella. Romanzo che Solstad considera il «compimento della sua opera letteraria», T. Singer è la storia-studio di un personaggio estremo che si autodefinisce un «enigma», un racconto filosofico eppure di una concretezza implacabile, ossessivo e provocatore, attraversato da uno humour spiazzante. È un'indagine radicale sull'individuo, che scava fino al nocciolo della solitudine e dell'incertezza esistenziale, interrogandosi fra le righe sulla presunzione della società contemporanea di fornire risposte utili alla nostra inquietudine.
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«La convenienza», ricominciò dopo aver offerto il drink a Singer ed essersi rimesso a sedere, «la convenienza è una legge di gravità, onerosa per noi, ma di una semplicità inaudita, anche se può essere difficile cogliere appieno l’enorme forza propulsiva che esercita sulla vita degli uomini. Pane per i denti di un filosofo dei fondamenti, che come dicevo penso debba essere un filosofo del linguaggio. C’è tutto un territorio vergine, laggiù, che aspetta d’essere descritto. Esplorando il concetto di “convenienza” si arriverà, io credo, a un apparato concettuale che aiuterà la nostra idea di vita ad avvicinarsi alla vita stessa, alla vita dinamica. È un concetto chiave per capire cos’è che fa muovere il congegno e crea la grande impresa. Ma è necessario affiancarlo alla (pura) fortuna, altrimenti sarebbe tutto troppo meccanico, non degno della grande filosofia. La fortuna, questo elemento imprevedibile, che ha a che fare con l’occasione e con l’audacia. Il concetto di convenienza può renderti perspicace fino a un certo punto, darti una conoscenza limpida e trasparente come cristallo fino al momento decisivo, che arriva come un fulmine a ciel sereno. Nel momento decisivo è tutta questione di fortuna. Prendi Ivar Kreuger, hai mai sentito parlare di lui? Aveva già il monopolio dei fiammiferi, e che cos’ha fatto? Ha forse alzato il prezzo, rischiando di far venire a qualcuno l’idea di produrre una fonte di fuoco alternativa, come ad esempio gli accendini a gas? No, ha mantenuto lo stesso prezzo ma ha tolto quattro fiammiferi dalla scatola che ne conteneva cinquanta. Nessuno conta i fiammiferi in una scatola, lui ne ha tolti quattro e con questa semplice operazione ha ottenuto un profitto corrispondente all’intero bilancio statale svedese, ossia quanto costava allo Stato svedese mantenere scuole, ospedali, servizi di assistenza ai poveri, trasporti, poste e telegrafi, università, gli innumerevoli edifici gloriosi che testimoniano la grandezza di un tempo, oltre agli stipendi di tutti i funzionari di governo e degli impiegati statali. Per non parlare dell’esercito svedese, della marina svedese e della cavalleria svedese. Kreuger si metteva in tasca l’equivalente di tutte quelle spese, senza che nessuno se ne rendesse conto. Questo è un affare conveniente. Ma nel momento decisivo a Kreuger mancò qualcos’altro. Nel momento decisivo finì per tirarsi una pallottola in fronte. Perché gli era mancata la fortuna. Se solo avesse avuto fortuna, il mondo sarebbe stato diverso, non sappiamo in che modo, ma diverso. Nonostante i calcoli, nonostante le stime e le precauzioni, le assicurazioni e le doppie assicurazioni, nessuno può prevedere tutto. Qualcosa d’imprevisto accade sempre, e allora quel che conta è avere fortuna. Senza fortuna, anche i più grandi imperi industriali vanno in rovina. È qui che entra in gioco l’utilità di avere un filosofo a capo di una grande impresa. Il ritorno a casa di Ludwig Wittgenstein. La fusione dei più potenti gruppi industriali di uno stesso settore è certamente uno dei modi per prevenire l’imprevedibilità della fortuna; ma nemmeno questo basta, com’è stato dimostrato. Le strutture segrete della fortuna sono più potenti. Con un filosofo al vertice, avremo una gestione che si occuperà proprio di questo e saprà ridurre lo spargimento di sangue e aumentare il numero di coloro che la fortuna bagnerà come una pioggerellina gentile. Non parlo di filosofi morali, naturalmente, ma di filosofi dei fondamenti, o meglio di filosofi del linguaggio, di chi esplora i fondamenti del discorso e per questa via ha accesso anche a ciò che non possiamo esprimere a parole. Con i filosofi – persone, cioè, che hanno una profonda conoscenza di questo elemento imprevedibile dell’esistenza, un elemento così attivo che solo a esso si deve il fatto che il mondo ha esattamente l’aspetto che ha, e non un altro – le grandi imprese avranno una leadership naturale e noialtri, economisti aziendali, giuristi, ingegneri, informatici e statistici, potremo modestamente mettere le nostre conoscenze specialistiche a disposizione di questa leadership naturale. Sì, sì, ne sono fermamente convinto. Sono certo che accadrà. Nel 2010.»
Adam Eyde si era fatto trascinare dalle sue parole e trottava eccitato su e giù per la biblioteca. Di colpo si rese conto che non c’era più whisky nel bicchiere che teneva nella mano destra, mentre trottava su e giù, e quindi si fermò.
«Ci vuole un drink», disse guardando Singer, che stava vuotando il suo bicchiere proprio in quel momento. «Un drink», ripeté il padrone di casa, «e uno spuntino notturno.» Andò al mobile bar e preparò altri due whisky e soda, diede un bicchiere a Singer e posò l’altro davanti alla propria sedia. Poi sparì in una stanza che Singer ipotizzò essere la cucina e tornò poco dopo con due piatti, due forchette e una scatoletta di polpette di pesce. La aprì con un apriscatole. Dopodiché si misero a mangiare le polpette direttamente dalla confezione. Ognuno con la sua forchetta, pescavano le polpette e se le infilavano tutte intere in bocca. Bevendo ogni tanto un sorso di whisky.
«Che delizia», disse Adam Eyde. «La deliziosa conclusione di una giornata molto divertente. È stato proprio un grandissimo piacere fare la tua conoscenza. Ma ora purtroppo dovrò privarmi della tua compagnia. Mi alzo molto presto, la mattina», disse guardando l’orologio. «Ti faccio accompagnare in albergo da Kristiansen.»
Guidò Singer verso il salotto e poi all’ingresso. Lì posò gli occhi su un secrétaire, si avvicinò e aprì un cassetto. Prese alcuni fogli di carta, disse: «Aspetta un momento», e sparì. Poco dopo tornò con un mucchio di fogli in ciascuna mano, ne rimise uno nel cassetto e infilò l’altro in una busta, che porse a Singer.
«Prendilo», disse. «È il mio sistema. Per le scommesse. Non ha propriamente a che fare con la filosofia, più con il calcolo delle probabilità. Prevedere i risultati delle partite di calcio è un gioco di abilità, e qui mi tornano utili le mie modeste conoscenze in materia. Quando sono all’estero, per esempio a Losanna, e i miei colleghi e conoscenti sono sul campo da golf, io resto in albergo e passo il tempo così. Non sopporto il golf, il che è senz’altro uno svantaggio per me, con le mie ambizioni, ma se non essere disposto a trascinare delle mazze da golf su un campo m’impedirà di diventare direttore generale della Norsk Hydro, me ne farò una ragione. Insomma, questo è il mio sistema, te ne regalo una copia. Se lo usi, potresti diventare ricco. Il sistema più grande forse non è adatto alle tue tasche, ma quello piccolo sì: usalo e vedrai che le cose ti andranno bene.» Fissò a lungo Singer, che era rimasto lì impalato con la busta in mano. Poi si girò di scatto e si avviò verso la porta principale, e Singer lo seguì.
Adam Eyde uscì e si fermò in mezzo al portico sontuoso, con le imponenti doppie colonne bianche ai lati; Singer era dietro di lui, con la luce della sfarzosa villa padronale che sgorgava dalla porta aperta. Intravidero la mercedes, parcheggiata sotto alcune grandi querce. Quando avevano aperto la porta, facendo sgorgare fuori la luce, avevano subito udito lo schiocco dello sportello, e ora intravidero la sagoma di Kristiansen davanti alla vettura, nel crepuscolo della notte estiva. Adam Eyde – seguito da Singer – si avvicinò alla mercedes e chiese al suo autista di accompagnare Singer in albergo, e mentre i due uomini prendevano commiato Kristiansen rimase in attesa, con lo sportello del sedile posteriore aperto. Singer salì, Kristiansen chiuse lo sportello, si mise al volante e accese il motore. Mentre si allontanavano, Singer si voltò indietro per fare un cenno di saluto, ma Adam Eyde si era girato e stava tornando in casa. Attraversarono una Notodden notturna e silenziosa, illuminata dai lampioni stradali, sia in quel quartiere residenziale sia in centro. Non si vedeva anima viva. La mercedes arrivò davanti all’albergo e, appena fu ferma, Singer afferrò la maniglia con l’intenzione di scendere prima che Kristiansen avesse il tempo di venire ad aprirgli. Ma non ci riuscì: gli sportelli avevano una chiusura automatica. Kristiansen scese, fece il giro dell’auto e gli aprì. Singer scese a sua volta e gli espresse la sua sincera gratitudine per il passaggio, che Kristiansen ricambiò con un sorriso educato.
Il giorno dopo Singer si presentò al suo nuovo posto di lavoro, la biblioteca di Notodden, e così ebbe inizio la sua nuova vita. Alla fine rimase molti anni a Notodden, facendo sempre il bibliotecario alla biblioteca comunale della città, ma episodi come quello accaduto il giorno del suo arrivo non si ebbero più. Né tornò più a far visita alla sfarzosa residenza padronale della Norsk Hydro. Qualche volta, di rado, gli capitava di passarci davanti quando usciva a camminare, e allora gettava un’occhiata, tenendosi a una certa distanza, e pensava alla strana serata in cui era stato ospite là dentro, molti anni prima.
Non vide più nemmeno Adam Eyde. Gli capitò, è vero, di scorgerlo ogni tanto per la strada, in centro a...




