Stone | Dog Soldiers | E-Book | www.sack.de
E-Book

E-Book, Italienisch, 392 Seiten

Reihe: Minimum classics

Stone Dog Soldiers


1. Auflage 2023
ISBN: 978-88-3389-528-4
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

E-Book, Italienisch, 392 Seiten

Reihe: Minimum classics

ISBN: 978-88-3389-528-4
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



John Converse, giornalista e drammaturgo californiano, si è reinventato corrispondente estero in Vietnam per scrivere un libro sulla guerra, ma soprattutto per sfuggire al delirio paranoico e all'infelice matrimonio con Marge, bigliettaia in un cinema a luci rosse con un problema di dipendenza. Converse viene accolto da una Saigon che spalanca le braccia a tutti, offrendo ad ogni angolo eroina e prostituzione perché, durante un conflitto sempre più difficile per le forze anticomuniste, «è naturale che la gente voglia sballarsi». È questa la giustificazione morale che Converse dà a se stesso quando, abbandonata l'idea di scrivere, si trova a smerciare tre chili di eroina dal Vietnam alla California. Sfruttando l'amicizia con Ray Hicks, che trasporterà il carico e lo consegnerà a Marge, Converse nutre un'illusione forse ancora più assurda delle sue crisi paranoiche: passare inosservato sotto gli occhi del governo americano, della sua intelligence, e della convergenza di interessi economici e criminali che un tale carico comporta. Negli Stati Uniti di Nixon e della guerra alla droga, inizia così una fuga in cui la linea di demarcazione tra preda e cacciatore è fluida e impalpabile come quella tracciata tra i due Vietnam. Robert Stone ambienta il suo capolavoro in una realtà che vede i rapporti di forza prevalere su quelli umani, travolti dal cinismo e dall'esasperazione. È la fine di una generazione la cui parabola, partita coi migliori presupposti durante l'Estate dell'Amore, si infrangerà contro il Watergate svegliando l'America da un sonno forse troppo tranquillo.

1937 / 2015 è una delle voci più rappresentative del dopoguerra americano. Influenzato da Conrad e Hemingway, spesso associato anche al gruppo dei Merry Pranksters, Stone ha scritto otto romanzi, due raccolte di racconti e un memoir. Le sue opere gli sono valse una candidatura al pen/Faulkner Award, due al Premio Pulitzer e cinque al National Book Award, ottenuto nel 1975 con Dog Soldiers. Minimum fax pubblicherà anche A Hallof Mirrors, Damascus Gate e la raccolta di saggi The Eye You See With
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Le storie non sono un lusso Profilo bio-bibliografico


Robert Anthony Stone nacque a Brooklyn il 21 agosto 1937, figlio di Homer Stone, un impiegato delle ferrovie, e Gladys Grant, un’insegnante. I genitori si separarono quando lui era ancora in fasce, e fino ai sei anni a occuparsi di lui fu prevalentemente Gladys, che però soffriva di un grave disturbo mentale, probabilmente schizofrenia. Insieme, Robert e la madre conducevano una vita abbastanza isolata («Eravamo noi due contro il mondo», dichiarerà Stone da adulto), tra piccoli monolocali e, quando la madre perdeva il lavoro a causa della sua malattia, rifugi per senzatetto. Dopo l’internamento di Gladys in un ospedale psichiatrico nel 1943, Robert rimase solo e trascorse molti anni in un orfanotrofio cattolico.

All’infanzia seguì un’adolescenza tormentata. Robert frequentò severissime scuole cattoliche, dove studiò il latino e imparò a scrivere bene, distinguendosi per il suo amore per la lingua (vinse anche un concorso di racconti), ma a causa dell’abuso di alcol e delle sue posizioni apertamente atee – che sosteneva in accese discussioni sia con i compagni che con gli insegnanti – venne espulso per condotta immorale l’anno in cui avrebbe dovuto diplomarsi.

Poco dopo, nel 1955, si arruolò nella marina militare, dove restò in qualità di operatore radio per quattro anni, durante i quali ebbe l’occasione di viaggiare in tutto il mondo, dall’Antartide all’Egitto. A a suo dire, però, fu il primo porto in cui sbarcò, ad appena diciassette anni, ad avere un impatto indelebile su di lui: L’Havana. Durante il soggiorno a Cuba esplorò la città insieme a un compagno d’armi, determinati entrambi a adattarsi ai costumi locali e comportarsi non come «i soliti bucanieri ubriaconi ma come impeccabili espatriati». Per Robert era il primo porto estero, la prima città straniera – una città ammantata di tragedia e sensualità – e ne fu ammaliato: da quel momento in poi, racconta, avrebbe per sempre utilizzato «il filmino di quel ricordo per trasformare le città reali in città immaginarie».

Dopo il congedo si trasferì a New York, dove sarebbe rimasto per un paio d’anni. Grazie al diploma superiore faticosamente ottenuto durante il periodo in marina, riuscì a essere ammesso alla New York University, lavorando nel frattempo come giornalista freelance per il . Nel 1959 all’università conobbe Janice Burr, che avrebbe sposato poco dopo. Robert aveva ventidue anni, Janice diciannove; insieme ebbero due figli – Deirdre e Jon – e, nonostante gli eccessi e le frequenti scappatelle di Robert (tra loro due vigeva il tacito accordo di non fare troppe domande), sarebbero rimasti sposati per più di cinquant’anni.

Nel 1962 Stone vinse la Stegner Fellowship, una borsa della durata di due anni per studiare scrittura creativa alla Stanford University. È in questo periodo che iniziò a lavorare alla stesura del suo primo romanzo. Alla Stanford conobbe Ken Kesey, all’epoca già famoso, che lo introdusse al circolo letterario dell’università dandogli la possibilità di conoscere molti altri giovani scrittori, tra cui Jack Kerouac. All’inizio degli anni Sessanta la tenuta di Kesey a Stanford era una sorta di incubatore della cultura hippie: erba, amore libero, trip di acidi e illuminazioni che al mattino nessuno avrebbe più ricordato. A Stone – che all’epoca era un uomo tutto d’un pezzo, sposato e con una figlia piccola – sembrò di essere uscito da un mondo in bianco e nero per entrare in uno a colori: «L’impressione che avevo era di essere andato a una festa nel ’63», ricorda l’autore, «e che quella festa mi avesse seguito fuori dalla porta estendendosi al mondo intero». In un’intervista rilasciata negli anni Ottanta, Stone definirà quel periodo come i giorni delle «allegre sciocchezze», aggiungendo però che erano state proprio le sperimentazioni con le droghe negli anni Sessanta a metterlo in contatto con la sua profonda sensibilità religiosa. «Scoprii allora che il mio modo di vedere il mondo sarebbe stato sempre religioso – non intellettuale o politico – e che avrei visto sempre tutto come un processo mistico». (A tale proposito Kesey avrebbe dichiarato: «Bob si dispera, è c’è qualcosa di nobile nel modo in cui si dispera».)

A dicembre 1966, quando Stone aveva trent’anni, uscì il suo primo romanzo, . Il libro gli valse sia la Houghton Mifflin Literary Fellowship che il William Faulkner Foundation Award per il miglior romanzo d’esordio. Nel romanzo era già presente la struttura che caratterizzerà le migliori opere di Stone: l’intrecciarsi delle linee narrative di più protagonisti, in cerca di un brandello di significato a cui non sembrano giungere mai e sballottati da eventi sui quali sembrano non avere alcun controllo mentre la narrazione si muove inesorabilmente verso un epilogo apocalittico. Ambientato nel 1960 a New Orleans e ispirato in parte a eventi realmente accaduti (Stone aveva abitato lì per un breve periodo nel 1960, mantenendosi con lavoretti precari e vivendo con la moglie e la figlia in una povertà bohémienne), il romanzo descrive «il lato oscuro dell’America, che negli anni Sessanta emerse in modo esplosivo». Nonostante offra uno spaccato vividissimo dell’epoca – la scena politica dominata dal razzismo bianco, gli albori della controcultura, il movimento per i diritti civili – lo stile si discosta in modo evidente da quello dei primi esponenti del realismo sociale, avvicinandosi di più – con la sua alternanza di naturalismo e flusso di coscienza – a quello dei Beat. Dal romanzo Stuart Rosenberg trasse un film – , con Paul Newman nel ruolo del protagonista – di cui Stone curò la sceneggiatura, restando però profondamente deluso dal risultato finale. Grazie al successo del romanzo Stone ottenne la Guggenheim Fellowship, che diede inizio alla sua carriera di scrittore professionista.

Nel 1971 Stone partì per il Vietnam dove avrebbe trascorso due mesi in qualità di corrispondente di guerra per , un piccolo giornale inglese, e da quell’esperienza nascerà il suo capolavoro, . Il romanzo inizia in effetti come una storia sul Vietnam – uno dei protagonisti è un reporter che decide di darsi al contrabbando, facendo arrivare tre chili di eroina negli Stati Uniti – ma appare subito chiaro che il vero tema è l’influenza che la guerra del Vietnam ha avuto sul collasso degli ideali, dei valori, e dei costumi americani. esce nel 1974, vincendo il National Book Award. Anche in questo caso Stone si occuperà della sceneggiatura del film che ne sarà tratto nel 1978, (in originale , titolo che Stone detestava), con Tuesday Weld e Nick Nolte, e anche in questo caso, non sarà soddisfatto del risultato. Tuttavia ne nascerà una lunga amicizia con Nick Nolte, compagno di sbronze e di scorribande, la cui idea di una serata divertente in Messico, racconterà Stone, era «bere una bottiglia di tequila, sdraiarsi in mezzo alla principale via del centro, e vedere che succedeva».

Secondo il suo biografo Madison Smartt Bell, Stone «non era intrinsecamente un uomo turbolento, ma attirava la turbolenza. Lo accompagnava, era come se la estraesse dal sottosuolo. Si nutriva di energie distruttive». Se faceva un’escursione, lo arrestavano per vagabondaggio; se faceva un viaggio a Cuba veniva derubato e casa sua scassinata; a dispetto del suo aspetto pacato, era continuamente coinvolto in risse. E cionostante, era un affabulatore; le donne lo adoravano, e la moglie chiudeva un occhio sulle sue scappatelle (Stone ebbe anche una figlia con un’altra donna). Stando ai racconti, emanava una calma zen, era come se vivesse nell’occhio di un ciclone eterno. In questo lo aiutavano le droghe: nel corso della sua vita provò di tutto: peyote, Quaalude, eroina, Ritalin, benzodiazepine. Arrivò un momento nella sua vita in cui le droghe gli erano necessarie anche solo per alzarsi dal letto la mattina. La salute cominciava a risentirne, ma Stone non smise di scrivere.

Nel 1981 uscì per Knopf il terzo romanzo, (), che segue le vicende di un gruppo di americani coinvolti in un colpo di stato in una fittizia repubblica delle banane situata in Nicaragua; ispirato dai lunghi viaggi nell’America Centrale intrapresi da Stone negli anni Settanta, il romanzo può essere letto come il capitolo conclusivo della trilogia ideale che racconta l’epoca tragica in cui gli americani hanno perso la fede in se stessi. Nonostante il modesto successo commerciale, fu acclamato dalla critica: fu finalista al Premio Pulitzer e al PEN/Faulkner Award e, per ben due volte (una volta all’uscita e la seconda volta l’anno successivo, quando uscì l’edizione paperback) entrò nella shortlist del National Book Award. I grandi editori cominciarono a contendersi Stone, proponendogli anticipi elevatissimi. Nel frattempo, dopo una vita di eccessi, Stone si era assestato in un’esistenza più tranquilla (nel 1981 dichiarò in un’intervista a che ormai erano i suoi personaggi a vivere le avventure al posto suo: «Subiscono quelle cose atroci, così non sono costretto a farlo io») e si era ritirato a vita privata per dedicarsi alla scrittura, essendosi reso conto che la spossatezza fisica e il continuo hangover interferivano con il processo creativo....



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