E-Book, Italienisch, 280 Seiten
Reihe: Genitori & figli
Ceriani / Paggi Ripartiamo insieme
1. Auflage 2025
ISBN: 978-88-9298-676-3
Verlag: Ares
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Famiglia e scuola, l'alleanza necessaria
E-Book, Italienisch, 280 Seiten
Reihe: Genitori & figli
ISBN: 978-88-9298-676-3
Verlag: Ares
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Queste pagine si rivolgono a genitori e docenti trattando tutti i temi educativi e pedagogici fondamentali. La sofferenza dei nostri bambini e adolescenti emerge in modo evidente nella scuola. Primo spazio sociale e della contraddizione, essa è anche il luogo in cui è possibile affrontare tale sofferenza ricostruendo legami adulti credibili. Nella relazione e nel dialogo fra genitori, docenti e specialisti si pongono le premesse per un'educazione consapevole e adeguata alla nuova complessità. Il libro raccoglie una serie di interventi formativi in cui gli autori affrontano i temi più rilevanti dell'attualità culturale e pedagogica, dimostrando come la scuola, da spazio meramente istruttivo e formativo, può diventare luogo di sperimentazione e di speranza.
Autoren/Hrsg.
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Una premessa di metodo
(in dialogo con gli Autori)
Con tante cose che si dicono e sono state dette sull’educazione, anche molto autorevoli, cosa si può ancora aggiungere a un tema così dibattuto? A chi potrebbe servire questo libro, l’ennesimo sul tema?
RP Mettere a tema l’educazione serve anzitutto a noi, a prendere coscienza del lavoro che abbiamo fatto e facciamo ogni giorno, un lavoro di squadra – questa è forse la sua caratteristica più interessante e non scontata –, una sinergia tra adulti che insieme si prendono cura dei più piccoli. Educare ha come scopo favorire che la persona che è affidata all’adulto fiorisca, come metodo la comunicazione di sé stessi, della propria esperienza e del proprio sguardo sulle cose, come condizione la coscienza che ogni io è libero e irriducibile. È un lavoro che non finisce mai. A scuola i ragazzi arrivano e se ne vanno, in famiglia i figli crescono e anche da casa a un certo punto se ne vanno, sono affidati agli adulti per un certo periodo e in questo periodo cambiano in continuazione, sono in divenire, come del resto lo sono anche gli adulti, che non smettono mai di educarsi. Per questo occorre continuamente riflettere su quello che accade nella relazione educativa e modificare il percorso, affrontando con strumenti sempre nuovi i problemi che emergono. Se l’educazione è l’incontro tra due libertà, è evidente che anche noi adulti abbiamo continuamente bisogno di imparare, perché la libertà è sempre imperfetta e ha sempre bisogno di nuovi maestri, di nuove testimonianze, di nuove vie sperimentabili e verificabili per esprimersi nel suo anelito di costruzione di sé e del mondo.
Dunque non si educa da soli, è un lavoro da fare insieme, confrontandosi, dialogando. In questo senso, il vostro libro è di per sé una proposta di metodo, perché, raccogliendo testi nati per o a partire da incontri rivolti a insegnanti e genitori, intreccia le vostre esperienze diverse, da insegnante, poi preside e rettore, e da psicologo e psicoterapeuta. Anche i vostri stili di scrittura sono diversi e volutamente non sono stati uniformati, perché di ciascuno si possa quasi sentire la voce. Non ci sono standard, ma persone, quando si tratta di educazione. Lavorare insieme, però, non è semplice...
RP Tutto il libro, dal primo all’ultimo capitolo, e, ancora prima, l’idea stessa di scriverlo insieme credo siano la dimostrazione che questa collaborazione è possibile. Con un dialogo che deve essere serrato, libero, rispettoso dei rispettivi ruoli, sincero, fiducioso. Noi ci abbiamo provato in questi tanti anni! E abbiamo condiviso il nostro dialogo con altri insegnanti, specialisti dell’età evolutiva, genitori, indispensabili in questa sinergia educativa che avviene a scuola.
LLC Il contesto in cui ci troviamo ha delle caratteristiche di novità, di complessità e di drammaticità che esigono risposte adeguate, capaci di intercettare nuovi disagi e nuove manifestazioni del disagio. Affrontare la questione educativa tenendo conto del contesto è fondamentale, perché il soggetto in senso astratto non esiste, vive nel mondo, in un “villaggio” che lo influenza. Miguel Benasayag ha fondato addirittura una corrente della psicoterapia che ha chiamato “situazionista” e la situazione oggi è complessa. Ci vogliono risposte adeguate a tale complessità, quindi risposte polifoniche, integrate. Una strada per trovarle – ed è spesso quella più disattesa, vista la deriva securitaria delle famiglie nei confronti dei propri figli e l’uso improprio che si fa delle figure specialistiche – è quella della collaborazione fra le diverse figure adulte. Il luogo ideale per questa collaborazione è la scuola, con gli insegnanti in prima linea, le figure specialistiche in funzione complementare e con i genitori che non delegano, ma scelgono consapevolmente una proposta educativa e la condividono. Avere una comune direzione della cura è il modo più efficace per accompagnare i bambini, i ragazzi. Se è così, del villaggio fanno parte non diversi adulti, ma gli adulti, che insieme fanno una proposta di senso, con gli strumenti specifici che a ciascuno appartengono, quindi gli insegnanti con la didattica come grande opportunità di incontro, gli specialisti come interpreti della storia ed elaboratori di strategie personalizzate che accolgano la sofferenza, e i genitori con la loro prospettiva affettiva.
La nostra società è però più che mai individualista e diffidente. Mentre la televisione e internet ci aggiornano sull’orrore di guerre vicine e lontane, il clima di incertezza sembra minare anche la fiducia nei rapporti tra persone che si frequentano quotidianamente. Spesso sul desiderio di incontrarsi prevale un istinto di difesa, quasi che il proprio ruolo sia un territorio in pericolo.
RP È diffusa molta paura, in tutti, anche perché viviamo in un mondo senza rete, in cui siamo sempre esposti e questo può minare persino la fiducia nella vita. Se un ragazzo o una ragazza mettono in dubbio che la vita valga la pena di essere vissuta, come a volte avviene, l’adulto non può non sentirsi interrogato. L’adulto, infatti, genera solo se ha un’ipotesi positiva, una certezza sul fatto che la vita abbia un senso. Se non ce l’ha, se la paura e il non senso lo inchiodano, come può accompagnare i ragazzi nell’avventura della loro crescita, come può indicare una strada? La collaborazione tra adulti è quindi cruciale affinché nessuno si senta solo, né i genitori, né gli insegnanti. Spesso tanta aggressività reciproca è l’effetto dell’insicurezza.
Nei colloqui, a scuola, questo si percepisce e ci si difende dietro al proprio ruolo. Ma in un mondo in cui domina la paura dell’altro e l’insicurezza riguardo a sé, per educare è fondamentale superare il “ruolismo”. È pur vero che ognuno ha un proprio ruolo, ma quando si insiste troppo sulle linee di confine, invece di accendere la libertà, la si coarta. In un mondo in cui gli adulti sono spesso giovanilisti e i giovani si prendono delle autonomie che un tempo erano impensabili, l’insistenza sulle regole di ruolo (il genitore deve fare così... l’insegnante... il ragazzo...) non ottiene grandi risultati. Per contrastare il disordine di cui siamo testimoni quotidianamente, bisogna ritrovare il senso del ruolo. Una reinterpretazione dei ruoli in questa luce può accendere la corresponsabilità, perché se si ha chiaro il senso profondo del compito di ciascuno, si è molto più liberi. Per esempio, è vero che lo psicologo non deve interferire nella didattica, però la didattica può far tesoro di cose che vengono osservate dallo psicologo e viceversa. È vero che il docente non deve trascendere in atteggiamenti amicali e confidenziali, però è anche vero che se lo studente chiede uno sguardo di attenzione e lo chiede a un certo docente, il docente non si deve nascondere dietro a un ruolo demandando la risposta allo psicologo o al genitore. Può invece interpretare quella richiesta e proporre strade di risposta attraverso la sua disciplina o attraverso le possibilità di relazione nella vita della scuola. L’importante è avere chiaro il significato della relazione educativa e il significato dell’educazione è il fiorire della persona.
Uno dei temi su cui si tornate spesso, negli interventi raccolti nel libro, è quello della performance o, meglio, di un malinteso modo di interpretarla. Perché è una questione così centrale?
LLC Nel contesto scolastico attuale, emerge con forza una dinamica culturale che definisce l’identità delle persone in funzione del risultato ottenuto. È una pressione concreta che investe studenti, famiglie e, inevitabilmente, anche i docenti. L’ansia da prestazione si manifesta come una reazione quasi immediata all’insuccesso, trasformando ogni verifica, ogni giudizio, in un potenziale fallimento esistenziale.
Questa cultura produce effetti profondi e talvolta patologici, specialmente tra gli adolescenti, che faticano a dare senso al proprio esistere, sopraffatti dalla richiesta implicita e pervasiva di “essere perfetti”. Il disagio psicologico che osserviamo nei nostri studenti non è un’entità clinica isolata, ma il riflesso di un malessere esistenziale generato da un contesto che riduce l’essere umano a funzione, l’identità a performance. E il ricorso alla diagnosi psichiatrica, pur necessario in certi casi, rischia di diventare una scorciatoia che etichetta anziché comprendere, che silenzia invece di ascoltare.
In questo scenario, il compito dell’educatore non può ridursi a una trasmissione tecnica del sapere. Al contrario, diventa sempre più una funzione di cura, di prossimità, di riconoscimento. L’insegnante è colui che può cogliere i segnali del malessere prima che si cronicizzino, che sa distinguere tra il disagio fisiologico e la patologia emergente, che sa rispondere con la propria presenza e autorevolezza. La vera sfida è ristabilire una “clinica dei legami”, un ambiente relazionale in cui i più giovani possano sperimentare una narrazione alternativa alla cultura della performance, in cui l’errore sia accolto come parte integrante del processo di crescita, e non come fallimento definitivo.
RP In tal senso è urgente risignificare la funzione della valutazione a scuola. Non si tollerano più le insufficienze o i debiti a settembre (non parliamo della non ammissione all’anno successivo) perché si è ridotta la...




