E-Book, Italienisch, 112 Seiten
Laxness L'onore della casa
1. Auflage 2014
ISBN: 978-88-7091-386-6
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 112 Seiten
ISBN: 978-88-7091-386-6
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
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Rannveig e Thurithur sono due sorelle, una bionda, bella e buona, l'altra, altrettanto bella, è bruna, più capricciosa e irrequieta, desiderosa di avventure. Entrambe vengono mandate all'estero, per l'inevitabile viaggio di formazione a Parigi. Ma mentre Thurithur torna perfettamente omologata alle convizioni sociali e pronta a sposare l'uomo giusto per diventare la famiglia più in vista della città, quella a cui tutti fanno riferimento, Rannveig troverà il destino opposto, avviandosi alla solitudine e alla sofferenza di chi abbandona la via dell'onore.
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I
Un giorno di fine estate
L’estate è al massimo del suo splendore appena prima dell’autunno. Per questo le belle storie cominciano quando è ancora estate e gli uccelli cantano e il sole diffonde i suoi caldi raggi su terra e mare. Così comincia anche la storia della giovane Rannveig, la buona figlia del prevosto, che si era allora finalmente decisa a partire per l’estero e che in quel giorno di fine estate andava a portare i suoi saluti in giro per il paese, mentre gli scogli si levavano sullo specchio luccicante dell’acqua come castelli splendenti in un miraggio.
Anche la figlia maggiore, Thurithur, era stata all’estero, ma era di natura più irrequieta della sorella e più attratta dall’avventura: era partita subito dopo aver terminato la scuola d’Arti Femminili, quando aveva ventisei anni, ed era rimasta via due anni. La giovane Rannveig, invece, non si era dimostrata affatto impaziente di partire subito dopo la scuola, anzi, in realtà, non provava nessun’attrazione per l’avventura, amava il suo paese e la sua gente. Ed era talmente abile nei lavori manuali, che si separava a malincuore dalle sue stoffe, consolandosi soltanto al pensiero che intraprendeva quel viaggio per perfezionarsi nel cucito e studiare tessitura. Così la partenza era stata rinviata di quattro anni e Rannveig era ormai una trentenne. Ma i genitori non avevano mai receduto dall’idea che dovesse partire, perché così si addiceva a una giovane della sua posizione, “in base alle esigenze odierne”. Anche lei doveva rimanere all’estero due anni e passarli ospite dei Kristensen, come aveva fatto la sorella maggiore. Il defunto Kristensen e il pastore si erano conosciuti all’Università e da allora avevano mantenuto la loro amicizia finché entrambi erano in vita.
Non si può negare che il prevosto e la moglie ci avessero pensato su due volte, prima di mandare la figlia maggiore all’estero: Thurithur era una giovane piuttosto impetuosa e il pastore aveva fatto presente in privato alla moglie che le ragazze del suo temperamento erano sempre un po’ in pericolo sull’insidioso ghiaccio della vita, ma la moglie aveva risposto che sperava che il suo carattere l’avrebbe protetta. Cosa che si dimostrò vera. Il pastore aveva inoltre fatto notare i pericoli insiti nella bellezza di Thurithur, ma la moglie aveva controbattuto che nelle ragazze bene educate il rispetto di sé è proporzionato alla bellezza. Anche questo si dimostrò vero. Tornò a casa dopo due anni più forte di carattere che mai e più bella di prima. A donna siffatta, naturalmente, si addicevano solo gli uomini migliori. E come andò a finire? Naturalmente andò a finire come doveva. Il reverendo Jon, che oltre alla sua funzione di prevosto, gestiva una società di pesca a Eyvik, e dispensava la fede cristiana ai suoi baccalà terrestri con lo stesso impegno con cui elargiva le sue cure ai baccalà di mare, e con tale abilità che perfino il vescovo lo considerava l’unico da quelle parti a contraddire il detto di Cristo che nessuno può servire due padroni, si rivolse a un suo coetaneo, direttore della società danese Trifoli di Athalvik, esprimendogli il suo desiderio che il negozio aprisse una succursale a Eyvik. Il direttore mandò a Eyvik suo figlio, un giovane molto in gamba, perché aprisse la succursale del Trifoli e ne assumesse poi la direzione. Il figlio del direttore, che viveva ospite del pastore mentre si facevano questi preparativi, ben presto si fidanzò con Thurithur e, senza frapporre indugi, si fece costruire una casa da direttore, che ormai da qualche anno primeggiava su tutte le altre case di Eyvik, tanto che nel linguaggio comune del paese veniva semplicemente chiamata “la Casa”. Quella primavera si sposarono e andarono ad abitare nella Casa. Nel frattempo misero al mondo quattro figli molto promettenti, mentre il negozio fioriva sotto le ali della società di pesca e la società di pesca fioriva sotto quelle del negozio, ed erano così ricchi e influenti che nel linguaggio comune del paese ci si riferiva a loro semplicemente come alla “Gente”. Così le apprensioni del prevosto e di sua moglie circa il futuro di Thurithur si erano dimostrate infondate. Nessuna ragazza avrebbe potuto navigare su una rotta più diretta verso un porto sicuro.
Gli anziani coniugi, al contrario, non avevano mai provato ansie circa il destino della giovane Rannveig. La sua indole non rivelava nessuno di quei lati che avrebbero potuto dare loro motivo di pensarci due volte prima di lasciarla partire. Non si poteva immaginare una giovane dal carattere più affidabile di Rannveig. Non aveva niente del temperamento irrequieto della sorella maggiore. Ma era anche priva di quella bellezza maliziosa che per un certo periodo aveva caratterizzato la sorella e che era diventata leggendaria fra i giovanotti d’alto e basso rango. La giovane Rannveig era allora una poveretta nel corpo come nell’anima? Ben lungi! Mentre Thurithur era di altezza media e in gioventù era magra, Rannveig era alta e ben fatta: senza essere proprio robusta, aveva forme piene e fiorenti e benché i suoi movimenti fossero un po’ lenti, non erano mai goffi, ma piuttosto solenni. Aveva i capelli biondi, mentre la sorella era castana, era più bella di carnagione, ma, soprattutto, nulla era paragonabile ai suoi occhi, d’un azzurro abbagliante, se non un cielo d’estate che avvolge nel suo incanto la baia e gli scogli. Può benissimo essere che non fosse eccezionalmente brillante, ma era normalmente intelligente e non aveva avuto problemi negli studi, in compenso era talmente abile con le mani da avere a stento l’eguale, e conosceva tutti i punti noti a quel tempo in Islanda, non solo punto pieno, punto a giorno, punto spina, punto croce, punto margherita, punto indietro e punto raso, ma anche punto inglese e francese, punto gobelin, punto Venezia e perfino punto bianco; faceva scialli e coperte all’uncinetto, lavorava a maglia con motivi a rombi, a noccioline, a ghirlande, a trecce e a spina di pesce, ricamava con fili d’oro e d’argento, realizzava elaborati intarsi di pizzo ed eccelleva nel tombolo.
Ma ancor più meraviglioso di tutti i ricami del mondo era il suo carattere. Non sopportava la vista della sofferenza e aveva la stessa affettuosa amabilità verso tutti, potenti e umili, uomini e animali. E se una donna povera ammirava un tessuto che aveva appena ricamato, ne faceva subito un cuscino e glielo regalava, e così tutte le donne povere del paese avevano un cuscino ricamato da Rannveig. Portava con sé la gioia dell’estate nelle più umili stamberghe e ovunque vi fosse qualcuno che soffriva, tanto che la chiamavano il sole della casa del prevosto, e quando camminava per la strada tutti i cani le facevano le feste.
Così la sua giovinezza era trascorsa in bontà e bellezza fino al momento in cui, a trent’anni, era lì, pronta a partire. Molti si erano stupiti che non fosse mai apparso un degno pretendente a corteggiare una donna di tale valore, e si dava per scontato che, nel corso degli anni, fosse stato più volte suggerito nelle consulte della Gente di inviarla di tanto in tanto a Reykjavík perché potesse guardarsi un po’ intorno, ma la delibera aveva sempre incontrato l’opposizione della giovane stessa, che amava così tanto il suo paese e ogni suo singolo abitante e si sentiva così profondamente radicata nel paesaggio, soprattutto a quegli scogli che si levavano sulla superficie luccicante dell’oceano come castelli nel miraggio del sole estivo. Allora venne pensata una nuova strategia dalla Gente, sotto pressione delle donne: che il direttore invitasse ogni estate uno o due giovani studenti, che stessero preparandosi a una buona posizione futura, per un soggiorno in casa loro. Il metodo fu provato per due estati. I giovani venivano trattati bene sotto ogni punto di vista, sia per quanto riguardava il mangiare che il bere, si organizzavano per loro belle gite a cavallo e in barca, oltre a serate con musiche e danze fino a ore tarde, quando l’estate cominciava a declinare e le notti si facevano più buie, ma non si conseguì nessun risultato concreto. Rannveig era a suo modo gentile e buona con quei giovanotti promettenti e di bella presenza, ma il suo atteggiamento nei loro confronti non differiva minimamente da quello che dimostrava anche verso gli esseri più umili del paese, compresi cani e gatti. Quei distinti giovani signori non trovarono mai in lei quel tipo di civetteria stuzzicante che incoraggia alla caccia. Rannveig non dava mai con un’occhiata quel che prendeva con un’altra, il suo sorriso e le sue strette di mano non testimoniavano mai altro che una disinteressata generosità d’animo, e benché una notte in barca si fosse appoggiata al petto di Jon Gudmundsson, studente di medicina, e si fosse così addormentata nella brezza salata della notte, il suo cuore era rimasto inalterato al giungere del mattino, e il giovane medico si sposò a Reykjavík la primavera seguente, nello stesso periodo in cui conseguì la laurea. La storia si ripeté con Einar Stefansson, studente di teologia. Il dotato giovanotto era stato ospite l’ultima estate e nel...