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E-Book, Italienisch, 216 Seiten

Becchetti Bergoglionomics

La rivoluzione sobria di papa Francesco
1. Auflage 2020
ISBN: 978-88-3389-170-5
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

La rivoluzione sobria di papa Francesco

E-Book, Italienisch, 216 Seiten

ISBN: 978-88-3389-170-5
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



Primo papa gesuita della storia, Jorge Maria Bergoglio è asceso al soglio pontificio a conclusione di una delle crisi più drammatiche nella storia della Chiesa cattolica, e ha segnato fin dai primi gesti e dalle prime dichiarazioni pubbliche una discontinuità radicale con chi lo ha preceduto, rilanciando l'idea di una Chiesa che sappia essere «ospedale di campo», proiettarsi nel mondo esterno e affrontare con decisione e realismo i grandi problemi che lacerano la contemporaneità: la carenza e precarietà del lavoro, l'emergenza ambientale, il moltiplicarsi dei fenomeni migratori e la crescita esponenziale di poveri e scartati, ad ogni latitudine. Profondo conoscitore tanto del gesuitismo quanto dei principi dell'economia e delle loro evoluzioni più recenti, Leonardo Becchetti interroga il pensiero di Bergoglio, spaziando da un'enciclica rivoluzionaria come la Laudato si' al memorabile discorso pronunciato davanti agli operai dell'Ilva di Genova; ne spiega l'impatto rivoluzionario su una scena politica radicata nelle piccolezze del presente; ne esalta la generatività, intesa come «percorso verso il futuro» e verso una sempre maggiore realizzazione e pienezza della comunità umana. E formula, partendo dalla propria esperienza nei settori dell'economia civile e della finanza etica, un ventaglio di soluzioni e idee che potrebbero trasformare in realtà i principi, nobilissimi e progressisti, della Bergoglionomics.

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PERCHÉ PER LA PRIMA VOLTA UN PAPA SCRIVE UN’ENCICLICA CHE PARLA DI ECOLOGIA


Di fronte a un’emergenza climatica, dobbiamo prendere opportuni provvedimenti, per poter evitare di commettere una grave ingiustizia nei confronti dei poveri e delle future generazioni [...]

Il Rapporto delle Nazioni Unite sul clima mette chiaramente in guardia sul fatto che gli effetti sul clima saranno catastrofici se oltrepassiamo la soglia degli 1,5º C delineata nell’obiettivo dell’Accordo di Parigi. Il Rapporto avverte, inoltre, che manca solo poco più di una decade per raggiungere questa barriera del riscaldamento globale.

Le future generazioni sono in procinto di ereditare un mondo molto rovinato. I nostri figli e nipoti non dovrebbero dover pagare il costo dell’irresponsabilità della nostra generazione. Infatti, come sta diventando sempre più evidente, i giovani esigono un cambiamento.

Discorso del Papa agli amministratori delegati

delle maggiori aziende di combustibili fossili,

18 giugno 2019

Il discorso agli amministratori delegati è uno dei più importanti tra i tanti appelli preoccupati sul tema dell’ecologia del primo Papa della storia che abbia dedicato a questo tema un’enciclica. La è stata una vera e propria rivoluzione. D’altro canto, non era mai successo prima nella storia dell’umanità che i segni dei tempi, le , per usare il linguaggio della Chiesa, indicassero un’urgenza così pressante in materia di sostenibilità ambientale.

Per usare una metafora, siamo come un surfista che «cavalca» un’onda gigantesca. Corriamo veloci nel suo incavo cercando di anticipare ed evitare che si rompa e si infranga su di noi, ma non sappiamo fino alla fine se saremo più veloci dell’onda o se l’onda ci travolgerà. Per usarne un’altra, l’umanità è fatta di tanti Stati-passeggeri a bordo del Titanic, lanciato a tutta velocità contro l’iceberg della catastrofe ambientale. Il problema della sostenibilità ambientale non si vede (a bordo del Titanic suonano le orchestrine e tutti i passeggeri sono distratti dallo spettacolo) ma siamo in rotta di collisione e Francesco ha sentito l’urgenza e la responsabilità di mandare un avviso ai naviganti. Per qualcuno l’allarme sarà sembrato esagerato, ma i fatti successivi hanno dimostrato che è stato lungimirante e profetico. Dopo la arrivano infatti Greta e la mobilitazione dei ragazzi del Fridays for Future con lo sciopero del clima.

Gli studi econometrici sulla salute ci dicono che le persone con livelli di istruzione più elevati vivono di più. Una delle spiegazioni è che sono più bravi a curare in modo preventivo malattie subdole che non avvisano i pazienti tramite il dolore (ipertensione, diabete). Le persone con un livello d’istruzione più basso se ne accorgono e intervengono solo quando è troppo tardi. Il problema della sostenibilità ambientale rischia di seguire le stesse dinamiche. Si tratta di una malattia subdola, che dà pochi segnali rispetto a malattie più visibili e dolorose come la disoccupazione e la povertà. Fatto ancora più subdolo, le cure meno sofisticate per le malattie più visibili e «dolorose» come povertà e disoccupazione (la crescita «non importa come») hanno l’effetto paradossale di aggravare la malattia invisibile dell’insostenibilità ambientale.

La malattia numero uno di cui parliamo quando parliamo di ambiente si chiama riscaldamento globale. Il nostro modello di sviluppo produce troppe emissioni di anidride carbonica, e le emissioni producono il cosiddetto effetto serra nell’atmosfera, che porta all’aumento della temperatura media del pianeta. Stiamo facendo di tutto per contenere l’aumento della temperatura entro i 2 gradi centigradi, ma forse non ci riusciremo. Superando i due gradi, ci dicono gli scienziati, si metterebbero in moto effetti a catena come lo scioglimento del permafrost, che aumenterebbe ulteriormente le emissioni con conseguenze inimmaginabili per la vita sul pianeta. Per tornare alla metafora del Titanic, siamo come una gigantesca nave che si accorge di essere in rotta di collisione con un iceberg. La della nave è complessa. Per cambiare rotta bisogna mettere d’accordo molti Stati-passeggeri e l’inerzia della gigantesca imbarcazione (e delle decisioni prese in passato) è tale da richiedere un’operazione lenta e difficile, perciò tanto più urgente. È questo il problema nel problema, quando si parla di sostenibilità ambientale. Per le questioni di salute basta che il singolo paziente si convinca a prendere la medicina consigliata dal medico. Nel caso dell’ambiente non è così. Seppure il singolo si convince e cambia stili di vita in direzione di una maggiore sostenibilità ambientale, non si guarisce se la sua scelta non è condivisa da tutti gli altri. E se in uno Stato la classe politica riesce a far prevalere le politiche della sostenibilità convincendo i propri elettori a privilegiare uno sguardo lungimirante e mantenendo il consenso nonostante i sacrifici richiesti, tutto questo non basta se gli altri paesi non fanno altrettanto. Il fallimento del coordinamento degli sforzi può dunque vanificare ogni impegno e risultato raggiunto da singoli cittadini o singoli Stati.

Per capire quanto stiamo sfidando i limiti della sostenibilità basti citare un dato impressionante prodotto da Angus Maddison e rilanciato dall’. Il 23% dei beni fisici prodotti nella storia dell’umanità dalla nascita di Cristo a oggi è stato prodotto dopo il 2000.2 Il nostro sistema economico è una macchina potentissima che produce beni a ripetizione e a velocità sempre maggiore (si chiama crescita della produttività, ovvero capacità di generare beni e servizi vendibili in quantità sempre maggiore per unità di tempo), senza porsi il problema di come i rifiuti e gli scarti di quella produzione verranno smaltiti o gestiti. Le istruzioni della macchina, contenute in ogni libro di economia che insegniamo ai nostri studenti all’università, sono state in gran parte pensate e scritte in tempi in cui il vincolo delle risorse naturali non mordeva, e dovrebbero essere rapidamente aggiornate.

Le ricette sono note e sul tappeto. L’imperativo è creare valore economico ambientalmente sostenibile. E per farlo dobbiamo muovere rapidamente verso fonti di energia che generino meno emissioni di anidride carbonica (le fonti rinnovabili che sono chiamate a sostituire le fonti fossili) e muovere verso un’economia circolare dove gli scarti del consumo e della produzione si trasformano in materia prima di nuovi prodotti: un’economia ideale «della reincarnazione», fatta di «materie seconde» e nella quale, guardando un tavolo o un qualunque oggetto, ci dovremmo domandare quante vite ha già vissuto e cos’era quell’oggetto nelle vite precedenti.

Un tempo chi si occupava dell’ambiente era considerato un’anima bella, sensibile ma aristocratica, che aveva risolto il problema di mettere assieme il pranzo con la cena e perciò aveva tempo di pensare ad altro. La questione ambientale era una sorta di passione estetica, una specie di bene di lusso che si poteva gustare e apprezzare, di cui ci si poteva preoccupare perché si erano raggiunti livelli di benessere elevati e la questione del benessere materiale non mordeva più. Al più, si diceva, la tutela dell’ambiente sarà un problema delle generazioni future, e per citare un aforisma di Woody Allen, i poco altruisti e lungimiranti si domandavano perché mai si sarebbero dovuti fare dei sacrifici per le generazioni future quando le generazioni future non fanno nulla per noi.

La questione ambientale è oggi diventata talmente drammatica e urgente che non è più necessario fare appello alla sensibilità per le generazioni future. Il problema esiste già oggi per noi e dobbiamo prendercene carico. Allo stesso tempo, però, la questione per i nostri ragazzi, che ci accusano di avergli «rubato il futuro», è ancora più drammatica.

Lo scetticismo di alcuni ambienti nei confronti della questione ambientale alimenta anche le perplessità verso l’impegno di Francesco sul tema. La dottrina sociale della Chiesa, e con essa la visione cristiana, è profondamente antropocentrica, mette la persona umana al centro e dunque l’uomo prima dell’ambiente. Man mano che il problema della sostenibilità ambientale si è fatto più drammatico, la consapevolezza del legame profondo tra degrado ambientale e realizzazione della persona è aumentata. Difficile separare le sorti dell’uomo da quelle dell’ambiente in cui vive. Difficile trovare soluzioni per noi senza avere rispetto per la casa comune.

Una campagna della Caritas internazionale di qualche anno fa si intitolava , giustizia climatica, per sottolineare il legame profondo tra questione ambientale, dignità della persona e condizioni degli ultimi. La campagna metteva infatti in evidenza che i poveri sono i primi a subire le conseguenze negative dell’insostenibilità ambientale, perché hanno a disposizione meno risorse e opportunità per proteggersi dalle conseguenze negative derivanti da essa.

Abbiamo ricordato sopra che la questione ambientale è subdola perché spesso invisibile. Uno dei pochi luoghi in cui si materializza è quello delle piccole isole, delle zone costiere, dei laghi dove le popolazioni locali possono toccare con mano come il riscaldamento globale provochi un’alterazione dei delicati equilibri naturali di queste zone. Chiunque abbia visitato recentemente il lago Trasimeno o il lago di Bracciano ha potuto verificare in concreto l’arretramento del livello dell’acqua, che mette a...



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