E-Book, Italienisch, 383 Seiten
Cufino Norvegia
1. Auflage 2014
ISBN: 978-88-6059-119-7
Verlag: POLARIS
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
la via del nord
E-Book, Italienisch, 383 Seiten
ISBN: 978-88-6059-119-7
Verlag: POLARIS
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Massimo Cufino è nato, vive e lavora in grandi città, e forse proprio per questo motivo è attratto dalla natura selvaggia e dagli spazi sconfinati, un richiamo che influenza molte sue scelte. Nei periodi di tempo che gli impegni professionali gli concedono si concentra sui viaggi, che lo hanno portato ad attraversare Europa, Africa, Americhe e Asia, in solitaria, in compagnia di amici e come accompagnatore di gruppi. Dopo aver collaborato con una rivista di viaggi come autore di reportage, si è dedicato prima alla scrittura di guide turistiche e poi alla loro realizzazione come prodotti elettronici, diventando il responsabile dell'editoria digitale della Polaris.
Autoren/Hrsg.
Weitere Infos & Material
1.1 Storia
Preistoria
Molti studiosi concordano nell’affermare che nel 9000 a.C. quella dei Komsa fu la prima popolazione a insediarsi nella Norvegia glaciale. Provenienti probabilmente dalla Siberia, questi uomini stabilirono alcune basi nella regione settentrionale del Finnmark, dove si dedicarono alle attività di caccia e pesca divenendo di fatto gli antenati dei Sami. Successivamente, il miglioramento del clima e delle condizioni del territorio richiamarono dal continente europeo altri popoli, che occuparono la costa meridionale, dove trovarono buone risorse per vivere. Solo verso il 4000 a.C. il suolo consentì l’introduzione dell’agricoltura, attività che portò alla formazione dei primi villaggi. Il ritiro dei ghiacci, inoltre, permise alle renne selvatiche di spingersi verso nord, portando indirettamente con sé popolazioni nomadi che furono le prime ad attraversare gli altopiani interni. Trattandosi di vita itinerante, nessun ritrovamento testimonia questi spostamenti, mentre grezzi utensili, armi e incisioni rupestri raffiguranti animali e qualche imbarcazione hanno aiutato gli studiosi a ricostruire parte della preistoria norvegese nelle altre regioni.
I Vichinghi
Temuti dall’intera Europa e accompagnati ancora oggi da una cattiva reputazione, i Vichinghi portarono violenza e distruzione in molte terre, razziando e radendo al suolo interi villaggi, violentando le donne e riducendo in schiavitù gli uomini. Ma sarebbe davvero riduttivo limitarsi a questi crudeli aspetti in quanto i Vichinghi furono abilissimi navigatori, attenti commercianti, colonizzatori che permisero la nascita di diverse nazioni e precursori dell’autonomia della donna e della democrazia, almeno nei loro territori.
Considerando la Scandinavia attuale, può apparire strano che verso la fine dell’VIII secolo la disponibilità di terre coltivabili fosse ridotta. A quel tempo, però, non tutto il territorio era libero dai ghiacci e molti uomini furono costretti ad avventurarsi verso terre lontane. I racconti di coste ricche e scarsamente difese solleticarono l’ambizione di molti e gettarono le basi per le temute incursioni. Il termine vik significa “baia, insenatura” e indica il luogo dove erano soliti attraccare le navi di quella popolazione, quindi chiamata vichinga.
Il periodo vichingo iniziò ufficialmente nel 793 con l’attacco al monastero della piccola isola di Lindisfarne, al largo della costa inglese. Approfittando delle eccezionali navi con le quali riuscivano a tenere molto bene il mare aperto, a risalire i fiumi e ad attraccare in fondali bassi grazie a una chiglia stretta e resistente, i Vichinghi si spinsero nel Mediterraneo fino a Costantinopoli e in Russia raggiungendo l’interno mar Nero. Intorno all’870 approdarono per primi in Islanda, da dove nel 982 Erik il Rosso salpò per raggiungere la Groenlandia; una ventina di anni dopo, suo figlio Leiv Eiriksson il Fortunato fu il primo ad approdare nell’America settentrionale, senza però stabilirvisi. Queste ultime imprese, in realtà, furono conseguenza della tumultuosa situazione norvegese. Con l’intento di unire le tante tribù, Harald Hårfagre Bellachioma condusse diverse battaglie fino a quella finale dell’872 nei pressi di Haugesund. Uscitone vittorioso, Harald iniziò il processo di unificazione nazionale allontanando o eliminando del tutto i suoi nemici, alcuni dei quali, appunto, si rifugiarono in terre lontane come l’Islanda. Alla morte di Harald Bellachioma seguirono sanguinose dispute tra i tanti figli, finché uno di questi fece ritorno dall’Inghilterra e si impadronì definitivamente del trono. Håkon il Buono, convertito al cristianesimo in terra inglese, si sforzò di introdurre la nuova religione nel paese ottenendo alcuni buoni risultati, fermati però dalla sua uccisione avvenuta nel 960. Dopo un periodo di transizione, il cristianesimo si impose nel 1030 con la battaglia di Stiklestad, dove il re Olav trovò la morte come martire tanto da essere poi proclamato santo. Oltre che dal punto di vista religioso, la battaglia condotta da Olav è riconosciuta dagli storici come la conclusione di un periodo durato decenni che portò alla reale unione nazionale della Norvegia. L’ultimo re vichingo fu Harald lo Spietato, sconfitto nel tentativo di conquistare l’Inghilterra nella battaglia di Stamford Bridge nel 1066. I tre secoli caratterizzati dall’impero vichingo si conclusero definitivamente.
Basso Medioevo ed Età Moderna
Gli anni successivi fino al 1227 furono caratterizzati da ripetute dispute interne per la successione al trono. D’altra parte, fu proprio in questo periodo che il paese vide un considerevole aumento della popolazione, il rafforzamento della Chiesa, la nascita di diverse città e una maggiore autorità della monarchia. Al termine del XIII secolo la corona divenne ben più potente della Chiesa e dell’aristocrazia nobiliare, e gli antichi proprietari terrieri dovettero cedere le proprie terre al regno, mantenendone comunque la gestione. Nonostante la nuova situazione, gli agricoltori godettero di una posizione di libertà invidiata nella maggior parte d’Europa. Parallelamente, la politica estera ottenne ottimi risultati con l’annessione prima delle isole Far Øer, Orcadi ed Ebridi, e successivamente anche di Islanda e Groenlandia. Il centro politico si spostò dalla regione sudoccidentale all’area dell’Oslofjord, dove Oslo diventò capitale nonostante una popolazione di 2.000 persone, decisamente inferiore rispetto ai 3.000 residenti di Trondheim e ai 7.000 di Bergen.
L’ultima parte del Medio Evo fu drammatica per la Norvegia. La peste ridusse tragicamente il numero della popolazione, molte fattorie diventarono deserte, il clima subì un peggioramento e l’economia della ricca area sudoccidentale finì per buona parte in mano ai mercanti della Lega Anseatica. Tutto ciò provocò una forte riduzione dell’economia nazionale portando a drastiche conseguenze politiche, come il matrimonio di Håkon VI con la principessa danese Margrete. Alla morte di Håkon, avvenuta nel 1380, il figlio della coppia, Olav, ne ereditò il trono avviando l’unione con la Danimarca, destinata a durare per oltre 4 secoli. Se i primi cento anni videro la Norvegia trattata allo stesso modo della Danimarca, lo stesso non si può dire per i secoli seguenti. Nel corso dell’assemblea nazionale di Copenaghen del 1536, il re Christian III promise ai nobili danesi che la Norvegia si sarebbe sottomessa alla corona danese come qualsiasi altro suo territorio: il Consiglio Norvegese del Regno fu sciolto e la Chiesa perse la sua autonomia. I nobili danesi ricoprirono posizioni ufficiali in Norvegia, incrementando i loro redditi con i guadagni provenienti da quei territori. La Norvegia smise di essere un regno indipendente.
Durante un’altra assemblea a Copenaghen nel 1660, Fredrik III fu nominato erede al trono e incaricato di fornire ai due regni una nuova costituzione, instaurando una monarchia assoluta. Fortunatamente per la Norvegia, il re non fu in grado di controllare pienamente l’esteso paese vicino e il vero potere cadde nelle mani di funzionari locali che favorirono gli interessi del paese, tanto da ottenere il rispetto dei residenti. La Danimarca diventò il fornitore esclusivo di grano per la regione sudorientale norvegese; da parte sua, la Norvegia approfittò del monopolio per la vendita di ferro in territorio danese. Dal 1662, inoltre, l’intero commercio di legname fu concentrato nelle città, dove ai residenti furono garantiti diritti esclusivi per l’acquisto di legname dagli agricoltori e dalle segherie. L’obiettivo di creare una ricca borghesia cittadina fu presto raggiunto e, soprattutto nel XVIII secolo, la nuova classe sociale fu pervasa da una particolare coscienza nazionale, alimentata anche dalla strenua resistenza dei governatori nel mantenere Copenaghen il cuore economico dei due regni; per la capitale danese, infatti, transitava la maggior parte delle importazioni del regno. I mercanti norvegesi fecero richiesta dell’istituzione di una banca nazionale e di un’università norvegese, ma entrambe furono negate per timore di alimentare una posizione di autonomia e indebolire l’unione dei due territori. I due enti diventarono altrettanti simboli di una nuova coscienza nazionale che conobbe un’impennata durante le guerre napoleoniche del 1807-1814, in cui i due paesi si trovarono ad affrontare un embargo dovuto all’alleanza con la Francia. Gli scambi commerciali si arrestarono e il paese affrontò un duro periodo di fame e carestia: era ormai evidente che la Norvegia non poteva più essere amministrata dalla Danimarca. Nel 1811 il re Fredrik VI accettò di aprire un’università nazionale segnando di fatto l’inizio dell’indipendenza.
La battaglia di Lipsia del 1813 rappresentò una severa sconfitta per l’ambizioso Napoleone, e anche gli alleati ne subirono le conseguenze. Il 14 gennaio 1814, in seguito agli accordi di Kiel, la Norvegia fu ceduta alla Svezia, come richiesto da quest’ultima per rafforzare i propri confini occidentali, sancendo la fine dell’unione con la Danimarca dopo 434 anni. L’accordo risultò sicuramente favorevole per la Norvegia, in quanto le fu riconosciuto un posto tra gli stati indipendenti, seppur in unione con la Svezia, anche se i funzionari norvegesi non furono così ben disposti ad accettare le nuove condizioni. In quel periodo, infatti, il governo era in mano al principe Christian Fredrik, nipote del re danese. In accordo con lo zio, Christian preparò la strada per una rivolta, in modo da prevenire un pieno controllo svedese e garantire il ritorno della Danimarca. Il 17 maggio 1814, in un’assemblea a Eidsvoll, Christian Fredrik venne eletto re all’unanimità e la...




