E-Book, Italienisch, 143 Seiten
Djian Vendette
1. Auflage 2011
ISBN: 978-88-6243-267-2
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 143 Seiten
            ISBN: 978-88-6243-267-2 
            Verlag: Voland
            
 Format: EPUB
    Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Marc, scultore affermato, è un quarantacinquenne di successo che non si fa mancare nulla: donne, alcol, droghe fin quando il figlio Alexandre si suicida nel bel mezzo di una festa. L'incontro con Gloria sembra offrirgli una possibilità di riscatto. Decide di portarla a casa e prendersi cura di lei. Ma la ragazza scompare dopo avergli distrutto l'appartamento. Perché lo ha fatto? Chi è? Marc non immagina quanto della propria vita possa ancora volare in pezzi. Un Philippe Djian lucido e mortale come la lama di un rasoio.
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Vendette
Michel pareva molto scettico sugli esiti di una situazione come quella. Vedendola attraversare il salotto in accappatoio, sembrò ritrarsi impercettibilmente sulla poltrona, poi affermò di non poter spiegare razionalmente le fortissime perplessità ispirategli da Gloria, ma sentiva comunque la necessità di mettermi in guardia.
– Che ti devo dire, Marc, ho un brutto presentimento. Non posso dichiararmi ottimista quando è esattamente il contrario. Se vuoi sapere la mia. Tra l’altro potresti essere suo padre, tanto per cominciare. Fa un po’ schifo, dài.
– Scusa, ma di cosa parli?
– Lascia stare. Dico che i problemi non mancano, quando uno della tua età va a vivere con una ventenne. Sei prevedibile. Per la miseria, che ho combinato. Che idiota sono stato. Tutta quella fatica. Se avessi saputo.
– Ma di cosa parli?
– Cazzo, si è proprio trasferita, a quanto pare. Se l’avessi saputo. Non mi sarei fatto in quattro, non mi sarei dato tanta pena per ritrovarla. Sono stato un vero coglione. Insomma, da oggi in poi abita qui, eh, è così, ho capito bene? – Sibilò forte tra i denti. – Ti rendi conto delle conseguenze? – continuò con voce cupa. – Butti all’aria le più elementari regole di comportamento.
Eravamo amici da tanti anni. Avevo la sensazione di non poter fare finta di niente davanti ai suoi dubbi e ci pensai per qualche istante – giusto una manciata di secondi – poi mi affrettai a rassicurarlo. Le cose erano molto più semplici di come immaginava. Gloria era stata la ragazza di Alexandre, e questo mi bastava. Non c’era nient’altro, dietro. Solo un padre poteva capire certe cose. Foss’anche un padre di infima qualità, modello cheap, di pura latta.
E comunque non lo convinsi.
– Élisabeth mi ammazzerà – cominciò a piagnucolare.
– Lascia stare Élisabeth. Smettetela, per pietà. È grottesco, ormai. Per quanto tempo ancora avete intenzione di coltivare questa chimera?
– Io e Anne la conosciamo meglio di te, amico mio. Siete fatti l’uno per l’altra.
– Va bene. Perfetto. Senti, non è stata colpa tua. Rassicurati. Tranquillizzati. Grazie ancora per aver ritrovato Gloria. Perché non organizziamo qualcosa, magari una cena, eh? Prima o poi dovrete conoscervi come si deve.
– Senti, Marc. Boh. Davvero, non lo so.
– E dài. Non fare lo scemo. Piantala di dare sempre ragione alla tua donna. Potresti stare dalla mia parte, ogni tanto.
Era venuto a portarmi alcuni nuovi spray di una ditta che finanziava il mio lavoro. La varietà delle sfumature di colore era decantata in tutta Europa – anche Bansky usava quella marca – come pure la resistenza dei prodotti alle intemperie. Erano piuttosto cari, ma a volte una mano bastava.
Prese le bombolette da una borsa e le allineò sul tavolino lanciando brevi occhiate verso la porta attraverso cui Gloria era sparita.
– Insomma, te la prendi troppo.
Sospirò.
– Per me sei come un fratello piccolo e sprovveduto, mi sento responsabile.
Non c’era bisogno di dirlo. Le sue attenzioni nei miei confronti erano aumentate dopo la morte di Alex e si erano stabilizzate su quei livelli da quando Élisabeth se n’era andata – ormai si occupava solo dei miei interessi e della mia salute, tanto che Anne a volte gli diceva: “Ma lascialo in pace. Smettila di stargli sempre addosso” e lui rispondeva con una smorfia.
Michel aveva cinque anni più di me. Adesso, a dispetto di come eravamo da ragazzi e dei casini in cui ci eravamo infilati da adulti, eravamo due persone rispettabili. Roba da non credere – ma non priva di lati buoni. Due veri borghesi. fino al midollo. Con solide posizioni. Puri come gigli. Lo guardai mentre tornava alla sua auto. Incurvato dalle preoccupazioni nei miei confronti e da tutto il resto. Si girò per lanciare un’ultima occhiata alla casa.
– Non gli piaccio – disse lei alle mie spalle. – Non gli piaccio .
Feci un gesto vago.
– Bah, poco male. Poco male, anche se non gli piaci. Tranquilla. Finisci di sistemarti. Hai abbastanza spazio negli armadi? Ti servono altri scaffali?
– No, va bene. Qualche asciugamano in più, se possibile. Di solito verso sera mi piace infilarmi nella vasca.
– Perfetto. Io allora utilizzo la doccia al piano di sotto. Tanto non sono il tipo da vasca. Non disdegno, ma solo di quando in quando.
– Comunque, non mi fermerò a lungo.
– Gloria, dipende da te.
– Andrò via quando sua moglie tornerà.
– Buona idea. È pieno di bei campeggi, appena fuori città. Scherzo. Dài retta a me. Élisabeth non torna. Non so come devo dirvelo. potrebbe convincerla a tornare. Non fartelo ripetere, Gloria. In questa casa sei la benvenuta. Ecco. Non facciamola troppo difficile. Non complichiamoci la vita.
Finse di interessarsi ai campioni messi in bella mostra da Michel.
– Che roba è?
Rivedevo la scena del giorno del funerale, quando Julia mi si era scagliata contro, rompendomi la mascella con un pugno di ferro di cui non ha mai voluto rivelare la provenienza. Ancora una volta dava la colpa a me di tutte le nostre disgrazie, della morte di nostro figlio, dava la colpa alla mia incompetenza, alla mia incapacità come padre. Il colpo mi aveva scaraventato addosso a una montagna di bombolette sistemata nella hall del mio sponsor – lo stesso di Bansky. Erano volate ovunque. Un macello. Bruttissimo ricordo.
– Vernice spray – risposi.
Le spiegai che non dipingevo più sui muri, bensì su tela o altro supporto amovibile, buono per stare in un salotto.
– Si rischia di meno – continuai – dal punto di vista finanziario. Più piccoli sono, meglio si vendono. Ho ottenuto i miei migliori incassi realizzando dei modellini alti venti centimetri. Al prezzo attuale delle resine, calcola un po’ tu. Ho anche avuto la tentazione di evadere il fisco. Ci ho rinunciato solo per decenza, per non coprirmi di fango. Si vive una volta sola, non abbiamo un’anima di ricambio.
Secondo Anne, Michel stava diventando impotente. Sessualmente. Era passata a vedere come andava fra me e Gloria.
– Anne, per favore. Non mettertici pure tu. Ma insomma, che vi ha preso, a tutti?
– Non è propriamente come se tu affittassi la stanza a una studentessa. È molto diverso. Non vivi da solo, non dimenticartelo. E allora non fare lo gnorri.
La sua bocca aveva preso una piega amara. Non avrebbe mai ammesso di vantare diritti su di me, ma era proprio così, il lampo di rancore che ardeva nel suo sguardo non lasciava adito a dubbi.
– Hai pensato che potrebbe essere mossa da un secondo fine? – disse.
Distolse lo sguardo con espressione ferita.
– Fai male a risvegliare il can che dorme – riprese. – Alex è morto, e questo non lo puoi cambiare. Senza di noi non ne saresti uscito. Quante volte mi sei crollato tra le braccia? Quante pasticche hai dovuto buttare giù per mantenerti a galla? Te lo sei dimenticato? E vuoi rimettere mano a una ferita del genere? Sarai mica scemo?
Mi chinai per accarezzarle una coscia, il gesto ebbe il potere di calmarla. Non era molto leale da parte mia approfittare del suo desiderio nei miei confronti, era come tenerla in ostaggio, ma non me la sentivo di litigare con lei sulla permanenza di Gloria a casa mia.
– Non farti il sangue amaro, dài, non te la prendere. Le difficoltà ci rendono più forti, lo sai. – Le accarezzai anche la nuca, rischiando di farla svenire. – Su, vediamo di calmarci. Non casca il mondo. Non è cambiato niente. Hai un buon profumo. Comunque, Michel non mi ha detto una parola in proposito.
– Non vuole parlarne con nessuno.
– Be’, senti, sono esterrefatto. Ne sei proprio sicura?
– Le pillole ormai non gli fanno quasi più effetto. In linea di massima, gli diventa a malapena duro. Mi trovo in una situazione... lo vedi. Siete amici. Perché non provi a parlargli tu?
– È un argomento delicato. Non è tanto semplice. Essere amici non dà diritto a tutto.
Alle spalle di Anne intravedevo Gloria sullo sfondo, attaccata al cellulare vicino a un boschetto di giovani querce rosse agitate piano dal vento – la ragazza mi ipnotizzava, davvero. Avevo qualcosa da perdere? Mi restava forse una cosa qualunque da non poter rimettere in gioco, che valesse la pena, su cui valesse la pena soffermarsi? Cosa preservare? Cosa salvare, cosa mantenere? La risposta era facile.
– È andato almeno a farsi vedere da...





