Ellis / Tafrate | Che rabbia! | E-Book | www.sack.de
E-Book

E-Book, Italienisch, 189 Seiten

Reihe: Capire con il cuore

Ellis / Tafrate Che rabbia!

Come controllarla prima che lei controlli te
1. Auflage 2017
ISBN: 978-88-590-1476-8
Verlag: Edizioni Centro Studi Erickson
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

Come controllarla prima che lei controlli te

E-Book, Italienisch, 189 Seiten

Reihe: Capire con il cuore

ISBN: 978-88-590-1476-8
Verlag: Edizioni Centro Studi Erickson
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



DAL PADRE DELLA TERAPIA COMPORTAMENTALE-RAZIONALE-EMOTIVA, LA SOLUZIONE PER GESTIRE LO STRESS E LA RABBIA Ogni giorno ti riprometti di rimanere calmo, ma poi te la prendi per mille motivi diversi - tua moglie che non la smette di parlare un attimo, tuo marito che si ostina ad abbandonare i calzini sporchi sul pavimento, l''uomo col cappello' che blocca il traffico, il collega che ha parcheggiato dove in genere parcheggi tu? È inevitabile, tutti ci arrabbiamo, e tutti ci ripromettiamo di non farlo più, salvo poi scattare inevitabilmente per ragioni più o meno plausibili. Ma come è possibile riuscire a tenere sotto controllo le emozioni negative, limitando i danni che ci possono causare (a casa, al lavoro, ovunque)? Questo libro racchiude la soluzione a questa domanda. Presenta un programma per imparare a controllare la rabbia, basato sulla celebre terapia comportamentale-razionale-emotiva (REBT), di cui Albert Ellis è il padre. In queste pagine il famoso psicologo propone un percorso di autoaiuto di comprovata efficacia: attraverso semplici esercizi, suggerimenti di facile applicazione e trucchi da sfruttare tutti i giorni, il lettore imparerà finalmente a vivere in modo più sereno e a gestire i momenti di stress con freddezza e lucidità, senza più cedere alla tentazione di reagire in modo impulsivo.

Albert Ellis Nato a Pittsburgh e cresciuto a New York, conseguì il diploma al City College di New York e il PhD in psicologia clinica alla Columbia Universty. Dopo essere stato Associate e quindi Distinguished Professor in numerose Università, fu particolarmente attivo come psicologo clinico e come psicoanalista fondando un originale approccio psicoterapeutico, la RET (Rational-Emotive Therapy) negli anni Cinquanta. Da allora, oltre a dirigere l'Istituto RET, è stato membro di importanti associazioni scientifiche e ha collaborato alle più prestigiose riviste di psicologia. Ha scritto molti libri alcuni dei quali hanno superato il milione di copie. Raymond Chip Tafrate Laureato all'Università del Vermont e dottore di ricerca in Psicologia clinica presso la Hofstra University, è membro dell'Albert Ellis Institute for Rational Emotive Behavior Therapy e psicologo certificato. Docente di Sociologia e Criminologia alla Central Connecticut State University, svolge ricerche sulla valutazione, la diagnosi e il trattamento di individui con problemi di rabbia i cui risultati sono stati pubblicati su varie riviste e libri scientifici, nonché presentati a svariate conferenze professionali negli Stati Uniti e all'estero.
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Capitolo secondo


Falsi miti su come gestire la rabbia


Senza dubbio avrai già sentito diversi consigli «di buon senso» su come gestire la rabbia. Le riviste, i talk show televisivi e gli esperti alla radio offrono quotidianamente soluzioni che in teoria dovrebbero aiutarti a vivere una vita libera dalla rabbia e dal risentimento. Purtroppo, però, molte di queste idee in realtà non funzionano.

Se oggi ti rivolgessi a cinque diversi professionisti che si occupano di salute mentale chiedendo qual è il modo migliore di gestire la rabbia, probabilmente otterresti cinque risposte differenti. Alcuni «esperti» ti diranno che la soluzione ai tuoi problemi è nel tuo passato. L’unico modo per risolvere efficacemente il problema della rabbia è tornare indietro e curare le vecchie ferite e ingiustizie che ti hanno reso un individuo insicuro e rabbioso. Altri, però, potrebbero dire che il passato non c’entra niente. Se cambierai il tuo lavoro attuale, le relazioni o le situazioni che ti turbano, allora sicuramente vivrai una vita più felice e sana e con meno rabbia.

E potresti sentire anche altre opinioni sulla rabbia che si contraddicono tra loro. Alcuni professionisti consigliano di trattenersi ed evitare il più possibile i conflitti con persone problematiche, ad esempio allontanandoti dalle situazioni difficili e ritornando solo dopo aver sbollito la rabbia. Al contrario, c’è chi dice di sfogare sempre la rabbia: puoi farlo ad esempio esprimendoti apertamente con chi ti fa arrabbiare. Oppure puoi sfogare la rabbia indirettamente quando sei da solo, urlando, dando pugni ai cuscini o impegnandoti in un’attività fisica intensa.

I luoghi comuni sulla rabbia sono moltissimi, ma perché? Perché finora non sono state effettuate sufficienti ricerche scientifiche per capire le cause e le soluzioni di questo problema. Come dice lo psichiatra Allen Rothenberg, «Quasi sempre, la rabbia non è stata considerata individualmente come un argomento degno di considerazione […]. In questo modo non solo non è stata attribuita la giusta importanza alla rabbia nell’interpretazione del comportamento umano, ma ci ritroviamo in un pantano di definizioni confuse, idee sbagliate e teorie semplicistiche».

Ecco cinque dei più diffusi falsi miti su come gestire l’ostilità e la rabbia. Per capire la vera natura della rabbia, prendi in esame questi falsi miti e contestali con giusto scetticismo.

Falso mito n. 1: esprimere attivamente la rabbia aiuta a ridurla


L’opinione secondo cui per ridurre la rabbia devi esprimerla attivamente deriva dal pensiero freudiano. Secondo il modello idraulico delle emozioni sviluppato da Freud (e da Wilhelm Reich), con il tempo i tuoi sentimenti di rabbia si accumulano e creano un serbatoio di energia negativa. Se non la esprimi o non la sfoghi, alla fine questa rabbia repressa esploderà con manifestazioni fisiche, malattie e disturbi emotivi. I terapeuti che sposano questa teoria ti incoraggiano a sfogare i sentimenti di rabbia così da svuotare il serbatoio di tensione repressa. Costringendoti a rispondere a chi ti offende o a eseguire altri atti catartici, teoricamente impedisci all’energia negativa di accumularsi a livelli nocivi.

Questo falso mito contiene due errori importanti. Primo: che esprimere la rabbia riduce i rischi per la salute. Secondo: che liberarti dell’ostilità ti renderà meno rabbioso.

Come abbiamo notato nel Capitolo 1 (Il duro prezzo della rabbia), molte prove dimostrano che la rabbia cronica è un reale fattore di rischio per le cardiopatie. Alcuni studi mostrano un legame fra la rabbia repressa e le malattie. Ma le persone che sfogano la rabbia stanno davvero meglio di quelle che non lo fanno?

Assolutamente no! Secondo il dottor Aaron Siegman, psicologo e ricercatore nel campo dell’ostilità dell’Università del Maryland, sfogare la rabbia è un pericoloso fattore di rischio per le cardiopatie. Esprimere la rabbia può innescare proprio il tipo di reazioni interne che danneggia le arterie. Le ricerche del dottor Siegman indicano che sfogare attivamente la rabbia aumenta le possibilità di danni alla salute rispetto a contenerla. Scatenare la tua furia può essere rischioso!

E che dire del falso mito secondo cui chi esprime la rabbia apertamente e liberamente diventa meno soggetto alla rabbia? Davvero la catarsi fa ridurre la rabbia? Numerosi esperimenti psicologici hanno esaminato questo tema negli ultimi quarant’anni: tutti sono giunti alla conclusione che le espressioni di rabbia sia verbali sia fisiche portano più rabbia e violenza, e non meno.

Sfogare la rabbia direttamente e indirettamente tende a rinforzarla e consolidarla. Un nostro collega che lavora con pazienti aggressivi spesso fa questa battuta: «Cosa devi fare per diventare un concertista?», risposta: «Ti eserciti, ti eserciti e ti eserciti». E poi, «Cosa devi fare per diventare una persona rabbiosissima?», risposta: «Ti eserciti, ti eserciti e ti eserciti».

Se gli scatti d’ira in genere non fanno che aumentare la rabbia, perché continua a persistere l’opinione contraria? Una possibile risposta ha a che fare con la natura stessa della rabbia. Come discusso nel Capitolo 1, la rabbia è un sistema che contribuisce a preparare il corpo all’azione contro una potenziale minaccia. Quando si verificano i cambiamenti fisici che fanno parte di questo sistema, il corpo è carico e pronto a lanciarsi in un qualche tipo di azione. Lasciarsi andare a un attacco sembra naturale. Dopo aver sfogato la violenza, anche solo verbalmente, potresti addirittura provare un sollievo immediato. E vista la possibilità di un sollievo dopo lo sfogo, aumenta la probabilità che, credendo scioccamente che sia la cosa più sana da fare, in una nuova occasione lo rifarai.

Un altro motivo per cui questo falso mito persiste è che la maggior parte dei terapeuti desidera sinceramente aiutare i propri pazienti a sentirsi meglio. Dato che i pazienti possono avvertire un sollievo temporaneo dopo aver sfogato la rabbia, molti terapeuti erroneamente si convincono di fare qualcosa di utile incoraggiandoli a manifestare l’ira. Inoltre, i terapeuti vogliono dare sostegno ai pazienti. Dopo averli ascoltati descrivere la loro reazione davanti a un’ingiustizia, il terapeuta può pensare che sia corretto o appropriato che i pazienti si esprimano. Il consiglio di esprimere la rabbia apertamente può far pensare che il terapeuta abbia davvero capito il paziente e che se ne stia prendendo cura.

Nonostante le tante prove che smentiscono la validità di sfogare la rabbia, molte forme di psicoterapia e il luogo comune continuano a incoraggiare questa idea obsoleta. Se anche tu credi che lasciarti andare alla rabbia sia sano e produttivo, farai bene a ripensarci. Per cominciare, non cedere all’impulso di manifestare esteriormente la rabbia. La prossima volta cerca di trattenerla. Vedrai che alla fine l’agitazione e la furia sbolliranno. Poi continua a leggere per scoprire come uscire una volta per tutte dal circolo vizioso della rabbia.

Falso mito n. 2: prendersi una pausa quando si prova rabbia


Alcuni professionisti della salute mentale che comprendono i rischi e i pericoli derivanti dal dare sfogo alla rabbia, ti diranno di cercare di evitare assolutamente le situazioni in cui rischi di arrabbiarti, o allontanartene. Questa soluzione viene chiamata «prendersi una pausa». In pratica, se ti accorgi che ti stai infuriando con i tuoi figli, prenditi una pausa. Se al lavoro inizi a fumare di rabbia, vai a fare una passeggiata per calmarti. Sembra un buon consiglio, è vero? Beh, forse non lo è. Anche questo modo di gestire la rabbia è problematico. Vediamo gli esempi di due persone che hanno usato questo approccio.

I casi di Fred e Marjorie


A Fred era capitato più volte di cedere alla frustrazione e trattare male le ragazze che frequentava. Anche se non le aggredì mai, gridava e talvolta rompeva oggetti quando perdeva la pazienza. Dopo essere stato lasciato varie volte, Fred chiese aiuto e il suo terapeuta gli consigliò di prendersi una pausa ogni volta che avvertiva la rabbia. Fred provò questo approccio con una nuova compagna, e tutto sembrò funzionare per un paio di mesi. Alla fine, però, se ne andò anche lei. La motivazione era che Fred non comunicava con lei e i dissidi restavano irrisolti perché lui se ne andava sempre.


Anche Marjorie praticava la strategia di prendersi una pausa. La usava soprattutto al lavoro, quando si sentiva sopraffare dalle richieste dei clienti e dei suoi superiori. Anche se non aveva mai avuto scatti d’ira, chi le stava intorno notava che Marjorie fuggiva dalle situazioni. Iniziò a circolare la voce che fosse emotivamente fragile. I superiori e i colleghi evitarono di assegnarle lavori troppo impegnativi per paura che non riuscisse a gestirli. Alla fine fu licenziata perché il suo capo non la riteneva in grado di tenere testa alle pressioni.

Sia Fred che Marjorie evitavano attivamente le situazioni che generavano rabbia. Fred evitava i dissidi di qualunque tipo, ma in questo modo evitava anche la comunicazione necessaria per mantenere una relazione intima. Marjorie evitava tutte le situazioni lavorative che secondo lei l’avrebbero fatta agitare, e quindi non poteva svolgere al meglio il suo lavoro.

Alla lunga, evitare le situazioni che fanno arrabbiare è controproducente. I motivi sono due. Primo: non affronti dei problemi che sarebbe il caso di risolvere. Scappare dalle difficoltà non le fa sparire magicamente, anzi tendono a peggiorare e ingigantirsi trasformandosi in problemi peggiori.

Secondo: evitare i tuoi sentimenti ti...



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