E-Book, Italienisch, 135 Seiten
Ferracuti / Filoni Giovani leoni
1. Auflage 2017
ISBN: 978-88-7521-530-9
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 135 Seiten
ISBN: 978-88-7521-530-9
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Giovani leoni nasce da «Nonni in rete. Tutti giovani alle Poste», un progetto di Poste Italiane - realizzato in collaborazione con la Fondazione Mondo Digitale - che ha l'obiettivo di accelerare il processo di digitalizzazione del paese promuovendo l'accesso ai nuovi servizi degli over sessantacinque a rischio di esclusione, attraverso lezioni mirate - dall'accensione alla navigazione in rete, dall'uso dei programmi base e della posta elettronica ai social network - tenuti da giovani tutor nelle aule informatiche di trenta scuole superiori italiane. Muovendo dalle testimonianze dirette dei «nonni digitali», dieci scrittori italiani hanno raccontato il futuro sulla soglia di una radicale trasformazione delle città e degli stili di vita: dalla signora napoletana che a settant'anni segue la vita delle amiche su Facebook alla novantenne che deve ancora capire bene come funziona Skype, lo sguardo degli scrittori si posa su scenari apocalittici, nichilistiche svolte esistenziali, paura e fascinazione nei confronti del mondo che verrà. La sfida di questo libro è di raccontare l'Italia da due opposte angolazioni: quella di chi sta superando la linea d'ombra della gioventù, e l'altra di chi sta percorrendo invece l'ultimo miglio, tra passione, disincanto e desiderio di conoscenza. Franco Arminio • Andrea Bajani • Paolo Di Stefano • Angelo Ferracuti • Alessandro Leogrande • Giancarlo Liviano D'Arcangelo • Igiaba Scego • Nadia Terranova • Stefano Valenti
Autoren/Hrsg.
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SOTTO IL PORTICO
Cara signora N,
come sa in questo momento della mia vita non vivo in Italia, motivo per cui non è stato possibile incontrarci di persona, ma solo in maniera . Questo, che inizialmente rappresentava un limite, è poi diventato per gli organizzatori un punto di forza, dal momento che l’Esperimento del quale Lei è parte integrante è fare il punto sulla cosiddetta delle persone anziane. Da cui il mio coinvolgimento in veste di Osservatore esterno chiamato a redigere un Rapporto, che peraltro mi sono già premurato di inviare. Quando l’ho chiamata al telefono per concordare con Lei un appuntamento Skype, Lei si è detta entusiasta di essere stata scelta tra i tanti , come li ha chiamati Lei, che hanno partecipato al , per usare sempre le Sue parole. Era chiaro, al telefono, che non se ne sentiva all’altezza, visto che non possiede un computer. Ma quell’, se così lo posso chiamare utilizzando il gergo dell’Organizzazione, non ci ha impedito di trascorrere due piacevoli ore insieme e di allinearci dunque alle direttive generali. La possibilità di utilizzare il portatile di Suo figlio, che Le chiederei di ringraziare a nome mio e dell’Organizzazione, è stata la soluzione. E d’altra parte, come Lei sa, l’Esperimento prevede anche la donazione di tre computer a quei Soggetti, tra Voi, che risulteranno più .
Ci tenevo a qualche riga di ringraziamento, cosa che peraltro è anche prevista tra le mansioni dell’Osservatore. Il corso a cui è stata sottoposta o di cui, come specificato nei materiali promozionali dell’Organizzazione, ha beneficiato, ha prodotto i suoi risultati: nonostante i Suoi novant’anni se l’è cavata benissimo, con Skype. E pensare a quanti timori aveva, nella nostra prima telefonata ! Sapeva certo che Suo figlio l’avrebbe aiutata – L’avrebbe , queste le Sue parole – ma non era sicura che sarebbe bastato. L’ho anche visto, Suo figlio, ma solo per un istante, quando, dopo qualche tentativo di stabilire la connessione, Lei mi è sullo schermo. Con discrezione si è alzato lasciandoLa davanti alla telecamera del suo portatile, anche se non sono così sicuro che Lei sapesse in quale punto del monitor fosse posizionata. Si guardava infatti smarrita in tutte le direzioni. Sulle prime mi è sembrata così sperduta che ho avuto la tentazione di chiudere il collegamento, per l’imbarazzo che provavo. Ma poi mi sono trattenuto e ho tentato di tranquillizzarLa, anche se non sono certo di esserci riuscito. Lei era piuttosto a disagio, sulle prime, anche per via del fatto che, come ci ha tenuto a dirmi, la Sua pettinatrice quella mattina era chiusa, da cui il Suo gesto, ripetuto ossessivamente, di ravviarsi i capelli con le mani. Naturalmente mi sono affrettato a rassicurarLa sul fatto che Lei avesse un .
Le riconfermo anche ora, a oltre un mese dal nostro , che la mancata sessione di messa in piega non ha compromesso l’Esperimento. Così come non l’ha compromesso il mancato utilizzo delle protesi acustiche, dettaglio di cui ha deciso di rendermi subito partecipe. Suo figlio avrebbe voluto che le indossasse, ma Lei ha reputato che non ce ne fosse bisogno. Sentiva la mia voce , come mi ha ripetuto più volte nel corso della nostra conversazione. Le protesi, oltretutto, avrebbero trasformato il nostro incontro in un incubo, come mi ha spiegato, dal momento che oltre alla mia voce avrebbe sentito in maniera tutto il mondo circostante, e nella fattispecie gli uccelli, le mosche, le zanzare, il vento. Mentre Lei voleva sentire solo la mia voce, compito che le Sue orecchie erano in grado di svolgere alla perfezione, checché ne dicesse Suo figlio.
Suo figlio l’aveva davvero della Sua abitazione di campagna, come ho potuto notare subito. Un bel portico, tra l’altro, devo dire. Piastrelle di gusto, vasi di fiori, una sedia sdraio di design e un ombrellone per ripararsi dal sole, in quei giorni particolarmente violento. Una soluzione pratica, quella del portico, per non essere troppo di disturbo alla famiglia, mi ha detto. E mentre mi spiegava queste cose, come ricorderà, si voltava di continuo per controllare se Suo figlio la stava ascoltando. Cosa che peraltro avveniva: alle Sue spalle, nella penombra, Suo figlio di tanto in tanto si fermava ad ascoltare le Sue parole, ignorando il fatto che io, attraverso la telecamera, lo vedessi. Oltre a Lei ogni tanto entrava nel quadro un ragazzo in mutande, e anche lui si fermava per qualche istante ad ascoltare le Sue parole. L’abbigliamento del ragazzo, che immagino fosse Suo nipote, era peraltro giustificato dal grande caldo di quella giornata estiva. Che era anche la ragione per la quale, lì sotto il portico, Lei sventolava un libro a mo’ di ventaglio. Temo non le fosse di grande aiuto l’abbigliamento che aveva scelto, probabilmente ritenendolo il più consono all’Esperimento. In quel primo pomeriggio estremamente caldo, sotto il portico della Sua casa di campagna, indossava infatti una camicia a fiori a maniche lunghe abbottonata fino al collo, lungo il quale scendevano rivoli di sudore che tra l’altro io, per via della tecnologia digitale, potevo vedere nel dettaglio.
La conversazione di tanto in tanto s’interrompeva, come spesso succede in questi casi. Il Suo viso di colpo scompariva dal mio monitor, e il mio, di conseguenza, dal Suo. In quei momenti di interruzione, Suo figlio si avvicinava a Lei per dirle cose che probabilmente non avrebbe voluto che io ascoltassi ma che però Lei, a connessione ristabilita, immediatamente mi riferiva, seppur a bassa voce. E cioè che mi stava parlando di questioni , mentre in realtà si sarebbe dovuta limitare a rispondere alle domande, così come avevamo concordato. Ed è vero, che io non glieLe facevo, le domande, distratto, per così dire, dalla piacevolezza della conversazione. Ma Lei, sempre sottovoce, mi ha detto che si sentiva libera di dire quello che Le pareva. Colgo l’occasione per confermarLe che nulla di quanto, di personale, mi ha rivelato è stato oggetto del mio Rapporto.
Quando mi parlava avvicinava pericolosamente la faccia alla tastiera, nella convinzione forse che fosse attraverso i tasti che avveniva la conversazione, cosa che in effetti avviene , quando sono le parole scritte a portare da un computer all’altro le informazioni. Tutto ciò determinava però il fatto che l’occhio digitale del portatile di Suo figlio si concentrasse sulle volute dei Suoi capelli, che quindi di colpo occupavano tutto il mio monitor. Io non sapevo come attirare la Sua attenzione e liberarmi, per così dire, dei Suoi capelli. Così, tentavo di cambiare argomento, ponendoLe le famose domande che secondo Suo figlio avrei dovuto farLe, e che naturalmente riguardavano la cosiddetta tecnologia. Come ho ampiamente scritto nel mio Rapporto, Lei ha risposto in maniera esauriente, pur rivelandomi che però non aveva mai imparato a utilizzare Skype, cosa di cui mi ero peraltro accorto. Mi ha detto che il corso di era stato di Suo gradimento. E che il Suo cosiddetto tutor, un ragazzo di quindici anni , come lo ha definito Lei, si è rivelato molto disponibile. E che soprattutto aveva avuto la possibilità di conoscere l’esistenza di Google Maps, di cui mi è sembrata sinceramente entusiasta. In particolare della funzione , che Le ha consentito di andare a rivedere le case e gli alberghi in cui ha alloggiato nella Sua lunga vita.
Nel frattempo però Suo figlio, o meglio la di Suo figlio, si è sporta più volte lì sotto il portico per comunicarLe che aveva bisogno del computer. Alle sollecitazioni Lei ha reagito come probabilmente aveva reagito Suo figlio, ai tempi della sua adolescenza, alle Sue. Cioè facendo finta di niente. Io stesso ho cercato di interromperLa, ma Lei era irrefrenabile e, nonostante fosse prevedibile che sarebbe finita come poi è finita, Lei ha continuato a parlare, voltandosi però di continuo indietro per tenere a bada l’ingerenza di Suo figlio. Fino a quando, prima ancora che prendessimo congedo, Lei è scomparsa dallo schermo del mio computer. Ancora per qualche istante ho sentito la Sua voce uscire dal buio del mio monitor. Poi non ho più sentito nulla, e il buio è diventato niente, che è dove Lei è finita.
Cara signora N, Le avevo promesso che mi sarei rifatto vivo e probabilmente un giorno lo farò, con una telefonata. L’Esperimento è finito, e posso quindi evitarLe la fatica e l’imbarazzo di un altro incontro digitale. Le devo confessare però che ho redatto il mio Rapporto in una maniera tale che – probabilmente – Lei non sarà tra le persone che riceveranno uno dei tre computer previsti dall’Organizzazione per i Soggetti . L’ho fatto di proposito, e spero mi perdonerà. Ma l’ho fatto pensando un po’ a Lei e un po’ a Suo figlio. Ho riflettuto molto sui miei coetanei, mentre redigevo il mio Rapporto. Vede, una parte consistente della mia generazione è emigrata all’estero per sbarazzarsi dei propri genitori. Anche se è una cosa che non dicono ufficialmente. La ricerca di lavoro, che ovviamente non è l’ultima delle ragioni, ha fornito loro una per congedarsi dalle famiglie di origine, caricare tutto in auto e andare via lontano. Questo ha reso possibile, come in molti mi hanno riferito, un...