E-Book, Italienisch, 467 Seiten
Reihe: Intrecci
Florian Le età dei giochi. Un'infanzia in Transilvania
1. Auflage 2019
ISBN: 978-88-6243-453-9
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Un'infanzia in Transilvania
E-Book, Italienisch, 467 Seiten
Reihe: Intrecci
ISBN: 978-88-6243-453-9
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
'I tempi si scelgono da soli gli uomini di cui hanno bisogno.' Un racconto corale e plurilingue, fatto di odori e sapori, principi azzurri, dittatori ed eroi. Siamo in Transilvania, nella prima metà degli anni '70. La piccola comunità che vive nel villaggio ai piedi della fortezza medievale non lontano da Bra?ov è un crocevia di lingue e civiltà, antiche e moderne. Un bambino di sei anni vi trascorre l'infanzia insieme ai nonni. Curioso e ingenuo, tenta di capire quello che lo circonda a partire dalle parole, oggetti spesso strani e sfuggenti che in qualche modo danno forma alla realtà. Lo sguardo spensierato del bambino cerca e trova la vita segreta delle cose e attraverso la favola interpreta un tempo segnato da tragedie e lacerazioni.
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LA MERCEDES BIANCA
Come l’eco di un mondo da sogno lontano e affascinante, pian piano mi si annida nelle orecchie il nome di un luogo il cui inizio si pronuncia ora in un modo ora in un altro, come un berretto che cambia di continuo su una medesima e unica testa: Ingermania, Dallagermania. Ingermania vanno quelli che partono per sempre. Dallagermania arrivano le più belle automobiline di ferro. Ingermania c’è la migliore gomma da masticare, con la carta coloratissima, quel gusto delizioso, ottima da stendere lunga quanto un braccio, ogni tanto, mentre la si mastica, affinché la vedano tutti. Dallagermania ogni tanto arrivano zii e zie con grandi valigie stracolme che nascondono un sacco di cose preziose. Qui da noi, si dice, abbiamo tutto quello di cui abbiamo bisogno. Mentre quello che è insolito, speciale, quello che è desiderabile e da sogno, tutti dicono che viene Dallagermania.
Le persone Dallagermania vivono in un magnifico libro illustrato, in una favola meravigliosa, però in qualche modo sfocata e difficile da immaginare. Così credo io. Perché non le ho mai davanti agli occhi quando ne sento parlare.
In ogni casa lungo la nostra via abita qualcuno, e ovunque ci sono bambini. Solo dall’anziano Adam non ce ne sono. Lui vive da solo. Ci scateniamo nei giochi ora qui davanti al portone, ora là, ora da uno ora dall’altro. A volte anche nei cortili di qualcun altro, quando capita che siamo in pochi o troppo rumorosi. Qualche volta nella casa dove ci troviamo a giocare ci vediamo offrire dai genitori o dai nonni una fetta di torta, qualche ciambella o biscotti fatti in casa, che in tedesco si chiamano Kekse, e così anche in romeno, keksuri.
Sono arrivato perfino a invidiare Werner sentendo dire che sono in tre fratelli. In realtà due, cioè uno. Che è poi lui. Perché fratello è solo lui, due volte fratello, per ciascuna delle sue due sorelle. Che cosa curiosa questa di Werner, non avere fratelli, ma essere lui il fratello e per di più doppiamente fratello. E perfino dopo i giochi, quando noi dobbiamo andare a casa, loro continuano a rimanere in tre. Le due sorelle, in verità, sono un tantino viziate e scorbutiche, senza contare che sono solo ragazze, però c’è sempre bisogno di qualcuno in giro per mettere il broncio o per venire infastiditi. È per questo che provo invidia per Werner anche solo per via di queste due sorelle. Basti pensare a come mi sono sembrate insopportabili, l’altro giorno, quando insieme a Heinz-Georg sono stato nel loro cortile per giocare e sul vassoio mezzo pieno, portato dalla loro mamma, quelle hanno voluto prendersi anche i due pezzi di dolce che erano riservati a noi. Werner ci aveva confidato un segreto, e cioè che la panna montata spalmata sopra era stata fatta con la polvere di una bustina Dallagermania. Heinz-Georg e io abbiamo dovuto battagliare per avere i pezzi di dolce che ci spettavano, dimenticandoci quasi del tutto che, essendo ospiti, dovevamo fare i bravi e rinunciare a tirargli le trecce. Per fortuna ci è venuta in soccorso la loro mamma che ha spiegato alle due sorelle che il dolce l’aveva preparato per tutti quanti e che per loro comunque ne sarebbe rimasto abbastanza, perciò dovevano comportarsi educatamente. Pur seccati al pensiero che le due se ne sarebbero mangiate una porzione in più, da bravi ci siamo pappati i pezzi di dolce riservati a noi, leccandoci dalle dita i minuscoli rimasugli di panna montata. Siamo stati pienamente sicuri dei nostri diritti anche più tardi, verso sera, dopo aver lasciato il cortile, quando ci siamo fermati davanti alla casa di Herbert, in fondo alla strada, là dove la collina comincia a scendere. Tutti e due ci siamo resi conto che dovevamo fare pipì, e ci è venuta un’idea: schiena contro schiena e cantando a squarciagola, ognuno di noi ha tirato fuori il proprio pistolino e siamo scattati entrambi al passo baldanzosi verso casa, l’uno in direzione opposta all’altro.
È notizia di pochi giorni fa che gli Herbert partono Ingermania. Tutti, la famiglia intera, e per sempre. Con rapidità si sparge anche da noi la notizia che hanno ottenuto le carte. Che tipo di carte nessuno lo sa con esattezza, perché di carta ne abbiamo tutti, di ogni tipo, a casa e all’asilo. Però non ho mai sentito dire a nessuno che si può andare Ingermania con una qualsiasi di queste carte. Quando domandiamo a Werner quand’è che partirà Ingermania, lui non ne sa niente. Piccolo com’è, nei suoi pantaloncini corti, fatti all’uncinetto da sua mamma, con le dita sempre ficcate nel naso, pare molto impacciato e non voler mai smettere di fare smorfie. Perciò non capiamo proprio cosa ci sia in lui di tanto importante da invidiare. Dice che la mamma e il papà sanno benissimo perché partono, anche se nessuno ancora sa esattamente dove andranno. Lui gongola di contentezza, però questa contentezza sembra che gliel’abbiano trasmessa i genitori, senza sapere di preciso perché. Parla di uno zio Ingermania che si trova lì già da molto tempo e presso il quale troveranno una sistemazione per i primi tempi. Di conseguenza, il prossimo anno, quando il piccolo Werner verrà a trovarci, sarà anche lui uno zio. Dallagermania si viene solo come zii. O almeno come cugini.
Poiché la partenza degli Herbert si avvicina, anche i grandi cominciano a parlarne più spesso. Si dice che venderanno gli oggetti della casa. Cioè tutto quello che non porteranno Ingermania. L’altro giorno ho sentito raccontare dal Nonno, quando è rincasato, che gli Herbert avrebbero già liquidato la casa. Il giorno dopo però, andando all’asilo, vedo che la casa è sempre al suo posto e non sembra affatto liquidata.
Al crepuscolo, dopo cena, la Nonna e il Nonno rimangono ancora seduti a tavola e riflettono: compriamo o no il congelatore Dallagermania degli Herbert? L’apparecchio viene a costare quanto la pensione della Nonna e il salario del Nonno di più di tre mesi, però sono dell’idea che magari se lo potrebbero permettere attingendo ai risparmi, da noi una cosa di così buona qualità non si trova in vendita. Il ricordo delle passate stagioni senza congelatore, le verdure abbondanti e fresche che crescono nell’orto, il maiale di quest’anno e quelli non ancora nati e non macellati che verranno più tardi, gli inverni che arriveranno e i genitori da Bucarest che “devono avere anche loro un po’ del nostro maiale”, li inducono alla fine a prendere una decisione. Qualche giorno dopo il congelatore degli Herbert troneggia nella nostra camera-in-mezzo, vicino alla credenza nera, e la sera, prima di andare a letto, non sono più le eterne melodie di inizio dei programmi della radio nera a guidarmi nel sonno bensì la potente lucina verde, e quella più discreta, arancione, dei pulsanti sulla targhetta con tre stelline nella parte inferiore della nuova grande scatola bianca. Accanto a queste due si trova un altro pulsante, rosso, però non è illuminato. Quando siamo andati a prendere il congelatore, poco prima della loro partenza, Herbert ci ha avvisato che solo il verde e l’arancione vanno bene e mai si deve accendere la lucina rossa. Quando è rossa bisogna fare con urgenza qualcosa. Affinché le cose dentro non vadano a male.
Corre voce che, prima di andare Ingermania la famiglia Herbert vende tutto quello che ha, perché comunque là potrà comprare tutto di nuovo. Per questo non li capisco bene quando, il giorno prima della loro partenza, papà Herbert, mamma Herbert, Werner e le altre due sorelle passano da noi per salutarci e piangono, ora uno alla volta, ora insieme. A piangere più forte è la mamma di Werner. Il papà ha gli occhi lucidi e rossi. Werner non sembra avere tanta voglia di piangere, e segue il papà nel suo muto atteggiamento. Le due sorelle seguono invece fedelmente la mamma e piagnucolano in sordina ogni volta che lei soffoca uno scoppio di pianto affondando il viso nel palmo di una mano. Il Nonno si trattiene e gli parla in un romeno impacciato, poi tace confuso. La Nonna tenta di consolare la mamma di Werner e le dice in sassone:
– Lüjst nor, düi wardet är et gjaut hun. Är setj jo, wäi et häi bäi iaus esi langjsem oissetj! Su, là ve la passerete meglio. Lo vedete anche voi adesso come pian piano vanno peggiorando qui da noi le cose!
Alla donna questo non pare proprio essere di nessun conforto, al contrario. I suoi improvvisi singhiozzi producono di nuovo nelle due sorelle uno scoppio di gemiti strozzati che per qualche istante ci fanno abbassare gli occhi a terra. La loro tristezza non la capisco proprio, se si pensa che stanno per partire Ingermania, il paese da favola. D’altro canto non mi pare che qui da noi le cose vadano male come lascia intendere la Nonna. Il cortile è bello, pulito e in ordine, con le sue aiuole curate, nell’orto crescono le verdure tenere e traboccanti di colori piantate dal Nonno, e in casa tutto è al suo posto, come è opportuno che sia. E in casa degli Herbert la situazione è praticamente uguale, anche se loro abitano dall’altra parte della strada, il loro cortile è più piccolo e il giardino dietro la casa sale ripido per la collina e non scende a terrazze verso valle come il nostro.
– Andate – dice alla fine il Nonno – e ringraziate di potervene andare, voi e i vostri figli. Sarà peggio senza di voi che con voi qui. Ma che vuoi farci, quando non puoi farci niente? Ma li vedete anche voi questi, no, che ogni giorno che passa diventano sempre più...
Il fatto che il Nonno d’un tratto si metta a parlare di nuovo...