Frings | L'ultimo comunista | E-Book | www.sack.de
E-Book

E-Book, Italienisch, 561 Seiten

Frings L'ultimo comunista


1. Auflage 2014
ISBN: 978-88-6243-239-9
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

E-Book, Italienisch, 561 Seiten

ISBN: 978-88-6243-239-9
Verlag: Voland
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



Estate 1980. Berlino Ovest. Il ventenne Ronald M. Schernikau, convinto comunista, omosessuale dichiarato, autore di un romanzo shock autobiografico, è la star del momento, di giorno letteratura e politica, di notte discoteche, cabaret e spettacoli en travesti. Figlio di una ragazza madre che mai si è adattata a quell'Ovest tanto agognato da tutti, ha un solo obiettivo: tornare a Berlino Est. Novembre 1989. Mentre migliaia di cittadini scavalcano il Muro per emigrare a Ovest, solo una persona va nella direzione opposta: il nuovo passaporto dello scrittore Ronald M. Schernikau sarà l'ultimo emesso dalle autorità della DDR, la Repubblica Democratica Tedesca. Storia di un uomo e di un artista che ha oltrepassato ogni limite, e a cui è impossibile non affezionarsi.

Frings L'ultimo comunista jetzt bestellen!

Weitere Infos & Material


4.


Il lavoro al nostro libro Amori.Maschi procedeva con sorprendente facilità. Guardando le mie trecentosettanta pagine, provai un peculiare senso di potenza. Capii anche perché gli scrittori sono spesso egocentrici, convincenti quanto convinti. Persino un misero saggista come me, che non creava mondi come i narratori, si sentiva a sprazzi un genio. E allora Schernikau? Iniziare un romanzo a diciassette anni, senza dirlo a nessuno, nemmeno a sua madre... Dove aveva preso la consapevolezza e la disciplina indispensabili per non perdere il filo della trama e terminare l’opera? O forse a diciassette anni si è soltanto un misto di ambizione, arroganza e fiducia in Dio?

A ogni modo io di anni ne avevo ventisette ed ero conscio dell’altezza da cui sarei caduto. Inoltre mi ero scontrato con un altro cliché: l’isolamento che accompagna la scrittura. Al cinema sembra meraviglioso ed elegiaco, lo scrittore a tu per tu con sé stesso e con la letteratura. Ma la realtà si era rivelata molto più prosaica. Subito dopo colazione bisognava sedersi alla scrivania e darci dentro con i tasti. Giorni, settimane, mesi. Sempre la stessa scrivania, la stessa finestra, la stessa vista, i rami prima coperti di foglie, poi di neve. Sufficiente a farti diventare paranoico. Ancoranoncisiamo era il mio mantra, condito da un perfido Nonseibravoabbastanza. Ci sono voluti altri due libri prima che questa automortificazione cessasse.

Io ed Elmar Kraushaar ci eravamo ripromessi di intraprendere un tour d’horizon. Scrivevamo di politica e sessualità, psichiatria, rapporti, femminismo, porno, filosofia. Nel libro dovevano confluire gallerie fotografiche, illustrazioni, spunti comici e sorprendenti, qualche gadget, tipo un ovetto Kinder per omosessuali. Le parti umoristiche toccarono a me. “Non ci sono portato” aveva ammesso Kraushaar. Fu allora che capii perché mi aveva voluto come coautore. E mi divertii un mondo a escogitare buffonate di ogni genere e tipo, come un enorme ABC gay, che andava dai modelli di biancheria intima sui cataloghi di vendite per corrispondenza fino a uno degli ultimi enigmi irrisolti: come mai tutti i gay a scuola sono negati a palla prigioniera? E poi foto in cui sono raffigurate coppie di fratelli, perché il lettore possa divertirsi a indovinare chi dei due è omosessuale. E, ancora, testi sul rock’n’roll e sui pompini, su registi e letterati, senza dimenticare i risvolti storico-culturali della disco music. In mezzo, ovviamente, le teorie di Michael Foucault e Ronald Barthes. Fu un anno massacrante ma memorabile, trascorso fra attacchi di panico e autodisciplina.

I miei nuovi coinquilini erano i miei sostenitori più accaniti. Uli, Matze e io avevamo vinto un terno al lotto: un appartamento a Kreuzberg, sulla Paul-Lincke-Ufer, con vista diretta sul Landwehrkanal. Matze, il cucciolo di casa, aveva fatto una follia. Aveva messo un annuncio sul giornale: “Tre ragazzi gay cercano l’appartamento dei loro sogni: ampio, luminoso e che costi poco.” Un vero genio! Ci avrebbero subissati di proposte, come no! Soprattutto nella Berlino degli anni ’80, divisa in due dal Muro e afflitta da una carenza cronica di appartamenti. E invece si fece vivo un audace locatario che ci offrì centoventi metri quadrati e passa nella zona in cui tutti avrebbero voluto abitare. Splendida posizione lungo il canale, finestre sulla facciata principale, soffitto alto, balcone. E per seicento marchi al mese, poi! Come rifiutare una simile proposta?

Matze si guadagnava da vivere con lavoretti saltuari, in perfetto stile Kreuzberg. Possibilità di lavoro ce n’erano in abbondanza, supplemento berlinese incluso. Uli studiava medicina e, come me, lavorava da casa. Ogni sera verso mezzanotte iniziavamo a prepararci per uscire. Ci impiegavamo un bel po’. In un momento indefinito tra le due e le tre di notte facevamo la nostra apparizione nei locali. L’ovunque celebre trio della Paul-Lincke-Ufer, godereccio e sempre pronto a flirtare. Raramente andavamo a letto prima delle sette del mattino.

Poi sveglia, aspirina e di corsa alla scrivania.

***


Ronald sarebbe venuto a prendere il caffè all’ora in cui di solito facevo colazione. Il caffè rimase sempre una delle sue manie. Se voleva conoscere qualcuno, come Peter Hacks o Elfriede Jelinek, lo invitava a bere un caffè. Un sinonimo per fare due chiacchiere.

Mi fiondai sotto la doccia. Una misura precauzionale, nel caso avessimo proseguito i convenevoli tra le lenzuola. In un paio di occasioni ci eravamo sbaciucchiati, e anche cacciati la lingua in gola a vicenda, ma ogni volta eravamo scoppiati a ridere. Forse perché ci sembrava di essere due macchine da scrivere che ticchettano contemporaneamente? A ogni modo non eravamo ancora “giunti all’estremo”, per citare Ronald.

Schernikau, notoriamente poco sportivo, arrivò sul pianerottolo barcollante e senza fiato. Prima di entrare mi stampò un bel bacio sulle labbra, il saluto allora comune anche tra semplici conoscenti.

“Oh, cazzo!” esclamò guardandosi intorno nella mia enorme camera-soggiorno-studio.

“La voglio anch’io una roba così!”

“Perché, cerchi casa?”

“Dipende. Se Thomas trova un ingaggio in città, sì. Potremmo andare a vivere insieme.” Si rabbuiò per un istante. “Ma forse non è il caso, troppa intimità...”

La mia stanza era ampia e luminosa, al centro spiccava un letto dalle dimensioni ottimistiche che mi ero costruito da solo. Più una scrivania, il tavolo della cucina di mia nonna, interamente coperto di carta bianca, un divano IKEA e, fresco fresco dalla spazzatura, un tavolo a fagiolo degli anni ’50, con abbinate due sedie da cocktail. Mentre abbigliamento e pettinatura erano ancora tra l’hippy e il glamrock, la mobilia preannunciava già l’estetica cool del decennio a venire.

“Vedo che stai buttando giù la prima bozza.” Ronald ghermì il mucchio di fogli sulla scrivania e annuì compiaciuto.

“E tu? Il secondo libro procede?”

“No... Anzi sì... Insomma, ne ho già scritto metà. Il problema non è scrivere, ma trovare il tempo per farlo. Se vivessi nella DDR sarebbe tutto più semplice.”

“Certo, tesoro, ti costruirebbero un monumento equestre!”

“Lo spero bene!” rispose sogghignando. Poi si fece più concreto: “Gli affitti là costano molto meno, il cibo, tutto. Gestisci un circolo di scrittori, per vivere ti basta. E il resto del tempo scrivi! E, ciliegina sulla torta, il prestigio: di là lo scrittore gode di tutt’altro status.”2

“Continua a sognare, mi raccomando.”

“Guarda che dico sul serio. L’università, il partito, i bambini da accudire... A volte ho giusto il tempo di scrivere due righe.”

“E a cosa lavori adesso, qual è il soggetto?” insistetti curioso.

“Amore e politica, come sempre” rispose lui, restando sul vago. Poi sorrise nervoso e cambiò in fretta argomento. “E tu, a cosa stai lavorando?”

“Bisogno di fedeltà contro desiderio sessuale. O cultura e istinto, se preferisci. Ma mi è venuto un testo troppo moraleggiante.”

“Oh, è semplice. La morale non devi mai metterla alla fine. Infilala da qualche parte all’inizio, così risulta meno invadente.”

Da allora ho seguito il suo consiglio. Il più delle volte.

Qualcuno bussò alla porta della mia stanza. Matze era tornato dal lavoro e Uli, discreto come sempre, colse l’occasione per venire a conoscere il neoacquisto scrivente.

Uli era la nostra bomba del sesso: alto, lineamenti e naso affilati, una cascata di capelli biondi lunghi fino ai gomiti. Io e Matze dovevamo fare molta attenzione per le scale: rischiavamo di calpestare la valanga di cuori che aveva infranto. Matze invece, appena ventenne, era il virgulto di casa. “Tenero” era l’aggettivo con cui veniva definito più spesso. Lui lo odiava. Era alto, magro e aveva la pelle chiarissima. I capelli scuri e rasati a zero, gli occhi a mandorla e un’ombra azzurrognola di barba lo facevano somigliare a un rettile dalle dolci labbra tumide. Dotato di un umorismo alla Loriot, era capace di andare in estasi per le piccole manchevolezze della vita, ma in compagnia degli altri per lo più stava zitto. Nemmeno Uli era un chiacchierone. Tacere era un po’ la sua caratteristica e noi lo prendevamo in giro, non gli avevano certo dato un premio per il tema della maturità. Un silenzio che lo rendeva assai attraente agli occhi dei suoi numerosi spasimanti, perché sembrava nascondere chissà quali segreti.

Uli e Matze sarebbero poi comparsi più volte nei libri di Ronald, senza pronunciare mai una parola. Mentre bevevamo il nostro caffè, Ronald flirtava in maniera tutt’altro che discreta con Uli. La riservatezza in certi frangenti non era il suo forte. Wenn du scharf bist, musst du rangehn!, “Quando sei arrapato devi provarci!” Nina Hagen sembrava averla scritta per lui quella canzone.

Provò a intavolare un dialogo, ma come molti altri rimase impigliato nei cortesi monosillabi di Uli. Poi ci provò anche con Matze. Come sempre interessato al mondo del lavoro, gli chiese quale fosse al momento la sua attività. Matze fece il prezioso. In quel periodo faceva il ragazzo-immagine al KaDeWe, un lavoro che presupponeva un certo talento per la recitazione. Un’importante birra americana cercava, grazie a un forte investimento, di sfondare sul mercato tedesco. Come spesso accadeva, l’isola di Berlino Ovest era stata scelta come piazza ideale in cui testare il prodotto. Oltre a tappezzare la città di costosi...



Ihre Fragen, Wünsche oder Anmerkungen
Vorname*
Nachname*
Ihre E-Mail-Adresse*
Kundennr.
Ihre Nachricht*
Lediglich mit * gekennzeichnete Felder sind Pflichtfelder.
Wenn Sie die im Kontaktformular eingegebenen Daten durch Klick auf den nachfolgenden Button übersenden, erklären Sie sich damit einverstanden, dass wir Ihr Angaben für die Beantwortung Ihrer Anfrage verwenden. Selbstverständlich werden Ihre Daten vertraulich behandelt und nicht an Dritte weitergegeben. Sie können der Verwendung Ihrer Daten jederzeit widersprechen. Das Datenhandling bei Sack Fachmedien erklären wir Ihnen in unserer Datenschutzerklärung.