E-Book, Italienisch, 475 Seiten
Malamud Una nuova vita
1. Auflage 2011
ISBN: 978-88-7521-356-5
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 475 Seiten
ISBN: 978-88-7521-356-5
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
S. Levin, timido insegnante di letteratura, si trasferisce in un piccolo college della remota provincia americana per sfuggire al caos di New York e a un passato di alcolismo e di sbando. Tra i boschi del selvaggio Oregon spera di trovare una nuova dimensione esistenziale, un nuovo impulso alla propria realizzazione umana e professionale, qualche soddisfazione lavorativa e magari anche l'amore; invece si ritrova in un ambiente ristretto e conformista, refrattario alle novità e diviso da antagonismi meschini. Né le cose vanno meglio per quanto riguarda la vita sentimentale: unico scapolo in una comunità di coppie sposate, il povero Levin si imbarca in una serie di relazioni scriteriate più vicine alla tragicommedia che al romanticismo, finché...
Weitere Infos & Material
Levin si vide in fuga con le due pesanti valigie quando seppe, l’indomani mattina, che il Cascadia College non era un college specializzato in materie umanistiche. La notizia gliela comunicò Gerald Gilley, dondolando amabilmente una gamba, con la grossa caviglia fasciata in un calzino violetto fatto in casa, sul bracciolo di una poltrona nella stanza appena affittata da Levin in casa della signora Beaty, completa di caminetto e ingresso privato facoltativo. Il nuovo assistente si era svegliato dai Gilley in preda allo sgomento, come sempre gli accadeva quando si trovava in un luogo sconosciuto (lo stupiva quanto il presente fosse imbevuto di passato), ma quando, infilandosi i pantaloni del vestito nuovo, aveva constatato che le alte montagne della sera prima si erano drasticamente abbassate – l’illusione della loro grande altezza era un inganno delle nubi ammassate sopra le cime – il suo umore era cambiato e aveva fatto colazione di gusto. «Venga a trovarci spesso», aveva esclamato Pauline Gilley, con un cenno della mano, sollevando, accanto alla betulla, la piccola Mary perché salutasse con la manina Levin e il marito che si allontanavano con la Buick. Poi Levin aveva trovato di suo gradimento la vecchia signora e la stanza, ampia e luminosa, che gli aveva mostrato, ma la notizia di Gilley lo mise in agitazione.
Pur cercando di sembrare indifferente, Levin si era alzato dalla poltrona. «Ma io credevo... anzi, ero sicuro... che fosse un college di orientamento umanistico».
«Immagino non abbia guardato bene l’opuscolo che le ho spedito», disse Gilley.
«Davvero? Non l’ho mai ricevuto...»
«È un peccato, probabilmente le è arrivato quando era già partito. L’avrò spedito in ritardo, nella confusione della chiusura dell’anno. Comunque, se l’avesse letto avrebbe capito, dall’introduzione storica, che il nostro è soprattutto un college tecnico-scientifico. Venne fondato nel 1876 – l’anno prossimo celebriamo il settantacinquesimo anniversario della sua istituzione – come college agrario e professionale, finanziato dalla comunità, ma dopo dieci anni lo rilevò lo stato, e alle facoltà originarie di agraria per i giovani e di economia domestica per le ragazze aggiunse scienze forestali, zootecnia, ingegneria, e naturalmente le scienze pure. Avevamo anche le discipline umanistiche, a partire pressappoco dal 1880, ma le abbiamo perdute subito dopo la prima guerra mondiale».
«Perdute?» Levin, sentendosi confuso dal discorso di Gilley, riprese il proprio posto, incerto.
«Ci sono state tolte, Sy. Non starò a farle tutta la storia, ma c’è una lunga trafila di antipatiche lotte per i finanziamenti tra noi e l’istituzione nostra consorella, la Cascadia University di Gettysburg... Gettysburg, non so se lei ha studiato la carta, è la nostra capitale, centottanta chilometri a nord, dove continuano a chiamarci “meridionali”, e perfino “zoticoni” e “villani rifatti”. La politica raggiunge il calor bianco ogni biennio, quando si discute il bilancio dello stato, e io credo che alcuni dei nostri ex allievi si fossero messi in testa che avrebbe semplificato ogni cosa trasferire quaggiù a Easchester la Cascadia University – è l’istituzione più giovane, fondata nel 1878, e noi abbiamo molto più terreno disponibile di loro – per incorporarci tutti e due in una sola grande superuniversità con un’unica attrezzatura. Il che, naturalmente, a lungo andare, avrebbe fatto risparmiare un sacco di soldi ai contribuenti. Be’, per ragioni che sarebbe troppo lungo enumerare, il piano fallì. I loro ex allievi al governo suscitarono un putiferio, hanno sempre avuto le facoltà di legge e di giornalismo e perciò possono influenzare l’opinione pubblica come vogliono, e fecero passare la loro legge, che rendeva più netta di prima la separazione tra il Cascadia College e la Cascadia University. Si parlò, è una storia che ho sentito ripetere parecchie volte, di trasferire a Gettysburg, ma poi decisero di limitarsi a certe misure punitive, che in questo caso furono nientemeno che l’eliminazione dei nostri corsi superiori di discipline umanistiche, ai quali, tanto, la gente di qui non dava molta importanza, affinché fossimo due istituzioni assolutamente diverse e teoricamente non in concorrenza. Per dar prova di una certa equità, e dietro l’insistenza di alcuni dei nostri ragazzi al governo e di due o tre influenti industriali del legno cittadini, loro dovettero privarsi dei corsi superiori di scienze. Ora, la cosa più sporca del baratto è stata che durante la seconda guerra mondiale loro hanno riavuto tutti i corsi scientifici con la scusa che erano d’interesse nazionale, mentre noi non abbiamo mai riavuto le materie umanistiche...»
«Una sporca vergogna». Levin era di nuovo in piedi. «Le arti liberali... come lei sa... fin dai tempi antichi... hanno rafforzato i nostri diritti e le nostre libertà. Socrate...»
«Che vuol farci? È meglio prenderla con filosofia».
«La democrazia deve la propria esistenza alle arti liberali. Non sarebbe il caso di... ehm... protestare in qualche modo?»
«Apprezzo il suo modo di pensare», disse Gilley, «ma c’è poco da fare, ormai. Poiché i laureati usciti dal nostro college riescono a occupare tante posizioni influenti nello stato, e le nostre squadre sportive sono in genere migliori delle loro, abbiamo un numero di iscritti superiore a quello della Cascadia University, cosa che li secca enormemente. E non hanno neppure dimenticato di aver subito, durante la Depressione, una fortissima riduzione dei posti in organico, assai più di noi, che pure di posti ne abbiamo persi moltissimi, creda a me. Pensano ancora a quei tempi, anche se molti dei vecchi che ci hanno sempre odiato sono morti. Hanno paura che, se noi continuiamo a guadagnare terreno con lo stesso ritmo che teniamo dalla fine della guerra, loro ci rimetteranno in proporzione sui fondi per l’edilizia scolastica e per gli stipendi agli insegnanti: può scommettere il suo ultimo dollaro che basta accennare alla restituzione dei corsi superiori di discipline umanistiche e quelli si mettono a gridare al lupo e a telegrafare al governo. Francamente, è una reazione più che giustificata e non gli si può dare torto. Al loro posto faremmo lo stesso».
«Ma è incredibile», disse Levin, «...ehm... non le pare? Come possiamo – scusi se mi ci metto anch’io in mezzo – insegnare cos’è lo spirito umano, a quali conquiste può giungere, se ci si limita all’istruzione professionale? “Le discipline umanistiche sono il nutrimento del nostro cuore”, diceva un mio vecchio professore». Levin rise, impacciato.
«Non mi fraintenda», disse pazientemente Gilley. «I corsi inferiori di materie umanistiche li abbiamo, anche se non sono numerosi e non c’è molta scelta. Comunque, ci sono cattedre d’inglese, storia dell’arte, religione, storia, elocuzione, filosofia, lingue moderne eccetera. Devo ammettere che la grande maggioranza dei nostri ragazzi non dimostra troppo interesse per queste materie, e le segue solo se sono obbligatorie. Quelli che vogliono approfondire lo studio, devono trasferirsi altrove, di solito a Gettysburg... e noi certo non ci affanniamo a incoraggiarli in questa direzione. Dobbiamo accontentarci così perché la Commissione governativa per l’istruzione superiore non approverà mai degli investimenti per un doppio programma di discipline umanistiche nei due massimi istituti statali d’istruzione superiore».
«Ma non ha detto poco fa che ci sono scuole scientifiche complete in entrambi gli istituti?», domandò Levin.
«È vero, ma la scienza pura è sempre stata considerata una delle arti liberali, e poi si tratta di un “raddoppio necessario” perché ce la dobbiamo vedere con i russi. Cos’è che vuole ancora sostenere, Sy?»
«Mi scusi». Levin sprofondò nella poltrona. «So di essere un estraneo ma, se me lo consente, volevo dire soltanto che non vedo come si possa perpetuare questa situazione senza indebolirci, a lungo andare. La democrazia è in pericolo. Come fanno i nostri studenti a...» Il suo orecchio destro, quando distrattamente lo toccò, era in fiamme. Levin smise di parlare e si mordicchiò la barba.
Gilley, togliendo la gamba dalla poltrona, si appoggiò allo schienale. «Mi piace il suo entusiasmo, Sy, ma credo che comprenderà meglio la situazione quando sarà stato qui un anno o due. Francamente, anche se condivido alcuni dei suoi punti di vista, devo farle notare che la Cascadia è uno stato conservatore, e di solito ci guardiamo bene intorno prima di impegnarci in qualcosa che possa cambiare notevolmente il nostro modo di vivere. Tenga conto che l’istruzione, per una società agricola (ed è questo che noi siamo: la maggior parte dei nostri uomini di governo viene da zone rurali), è fondamentalmente un’istruzione “pratica”. E se lei si è tenuto aggiornato nelle sue letture sull’argomento, avrà visto che in America un numero sempre crescente di college orientati alle discipline umanistiche istituisce nuove cattedre di materie professionali».
«Io penso che stiano commettendo un grosso errore...»
«Questo non vuol dire che non faremo qualche cambiamento anche qui, ma quasi tutti pensiamo che non ha senso correre più in fretta di quanto la maggioranza non esiga. A voler strafare, si suscitano risentimenti e resistenze, col risultato che anche i cambiamenti che si cerca di apportare incontrano...