E-Book, Italienisch, 228 Seiten
Mariotti / Pettenò Famiglie allargate
1. Auflage 2016
ISBN: 978-88-590-0909-2
Verlag: Edizioni Centro Studi Erickson
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Consigli pratici per una convivenza serena
E-Book, Italienisch, 228 Seiten
ISBN: 978-88-590-0909-2
Verlag: Edizioni Centro Studi Erickson
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Roberta Mariotti Psicologa, psicoterapeuta e mental coach. Da oltre 20 anni svolge attività di consulenza, coaching, ricerca e formazione. Pratica psicoterapia breve e coaching strategico con adulti (professionisti, sportivi, allenatori, insegnanti, artisti), con genitori e adolescenti. Si occupa di neuroscienze della performance per l'allenamento mentale ed emotivo di sportivi e professionisti, per la gestione di ansia e stress, per l'esercizio della leadership e del public speaking, per la gestione dei conflitti e la risoluzione di problemi. Laura Pettenò Psicologa, ha collaborato con il Gruppo MT dell'Università di Padova e si è specializzata in Psicoterapia breve strategica presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo e presso il Mental Research Institute di Palo Alto, California, con il prof. Paul Watzlawick. Svolge attività di psicoterapia, consulenza e formazione presso istituti scolastici, è docente in master su tematiche cliniche e sui problemi di comportamento e relazione nei contesti familiari e educativi. È professore a contratto presso l'Università di Padova, Scuola di Specializzazione in Psicoterapia.
Autoren/Hrsg.
Weitere Infos & Material
Introduzione
Quando il legame di una coppia si spezza, a seguito di separazione, allontanamento, divorzio, oppure per eventi naturali o improvvisi, come la morte di uno dei due, i numerosi cambiamenti sociali e culturali contribuiscono alla diffusione ed estensione di nuclei familiari ricomposti o allargati. In tali situazioni è possibile la formazione di una nuova coppia o di due coppie e, se uno o entrambi i partner hanno già figli, ecco che occorre progettare come rapportarsi non solo con il nuovo partner, ma anche con i suoi figli, con i figli propri, con i relativi genitori naturali e con i figli che nascono dalla nuova unione.
La nuova relazione può trasformarsi in convivenza stabile che impone alla coppia l’organizzazione di una nuova vita familiare con integrazione di membri che non si conoscono, oppure suggerisce l’eventuale programmazione di fine settimana o vacanze.
Poiché si rimane genitori a vita, a eccezione dei casi in cui, per gravi motivi, si perda la potestà genitoriale, è importante capire come far crescere e educare i figli, tenendo conto di dove vivranno e con chi, di chi sarà responsabile nella routine, di chi dovrà provvedere al mantenimento e alle diverse necessità.
In queste situazioni è fondamentale che le persone formanti la nuova coppia siano consapevoli del ruolo da assumere non solo nei confronti dei propri figli, ma anche dei figli del partner e del loro genitore, che rimarrà comunque genitore, pur vivendo altrove e con una presenza non più quotidiana.
Ognuno affronta la famiglia ricomposta e la nuova situazione di vita secondo la propria indole, secondo timori, desideri, certezze o titubanze.
Il buon funzionamento della nuova unione richiede ai partner della coppia la ricerca di un equilibrio tra bisogni propri e altrui, l’uscita dai dolori o dai fallimenti della precedente relazione, la disponibilità all’ascolto, la gestione di possibili conflitti, la facilitazione del cambiamento, avendo chiaro il ruolo, le responsabilità e i comportamenti utili a costruire una possibile e accettabile nuova convivenza. In momenti in cui si è travolti dalla nuova passione o ci si sente «felici e ubriachi» per l’amore trovato, è bene non perdere la rotta, abituarsi a contenere le attese e accettare resistenze o eventuali rifiuti da parte dei figli, dell’ex partner, delle famiglie di origine, di amici e conoscenti.
Tenuto conto che ogni situazione e ogni famiglia ricomposta presentano esigenze e caratteristiche peculiari, il nostro intento è di fornire ai genitori naturali e ai loro nuovi partner, a quelli adottivi e affidatari, alcune linee guida per sentirsi sufficientemente sicuri nei passaggi più delicati o critici della costruzione e sviluppo di una famiglia ricomposta.
Pur nel rispetto di valori e scelte di convivenza, tradizionali o non tradizionali, il nostro lavoro ci ha portato a scoprire che non sempre è un bene assoluto ciò che si fa per e in nome dell’amore. Il confine tra forme di amore «sane» o «malate» (talvolta riconducibili a vere e proprie psicopatologie) è un confine non sempre così netto, che può dar adito a confusioni o mistificazioni pericolose. Esistono vari modi di amare, consolidare, rafforzare i legami o romperli, ed è bene evitare di cadere nelle trappole dei falsi miti di amare ed essere amati nel tentativo di darsi la possibilità di scelta, nel salvare il recuperabile da ogni rapporto, nell’imparare a rialzarsi da relazioni fallimentari, senza perdere il rispetto e la responsabilità nei confronti dei propri figli.
Sebbene esistano persone che non contemplano la possibilità di separarsi o di condurre una vita fuori dal matrimonio, ne esistono altre per le quali è necessario l’impegno per codificare come accettabili forme di convivenza diverse da quelle tradizionali.
Per questi motivi abbiamo descritto situazioni rappresentative di famiglie ricomposte, mettendo in luce difficoltà e possibili soluzioni.
Le storie e gli episodi di vita, raccolti durante gli ultimi dieci anni nella nostra attività di psicoterapeute, ci hanno consentito di esplorare le trappole che limitano o impediscono il realizzarsi di una convivenza serena e i modi in cui i genitori possono agire strategicamente per fronteggiare gli inevitabili cambiamenti, distribuirsi le responsabilità, facilitare l’integrazione e affrontare una nuova avventura di vita, con consapevolezza ed efficacia, tenendo conto non solo dei propri desideri, ma anche dei limiti connessi.
In questa raccolta commentata di episodi di vita vissuta in famiglie allargate, non tradizionali,1 l’intento è fornire utili indicazioni operative a quanti si trovano ad accudire o ad allevare figli non propri, figli di compagni o compagne avuti da una precedente unione, in modo temporaneo o stabile, al formarsi di una nuova famiglia e come integrarsi in essa, anche assieme ai propri figli naturali.
Comprendere come porre le basi di una sana convivenza consente, a chi non ha un legame di sangue con i figli del partner, ma una relazione di accudimento o di condivisione di spazi e tempi di vita, di affrontare efficacemente i diversi problemi che possono presentarsi.
Abbiamo voluto raccogliere alcune esperienze in cui è evidente la possibilità di esercitare un’influenza positiva nei confronti del nuovo partner e dei suoi figli, perché ciò, in alcuni casi, è stato possibile osservarlo in alcune coppie.
Crediamo valga la pena raccontare che esistono genitori capaci di affrontare difficoltà, superare i momenti critici e riuscire a formare nuove famiglie in cui si realizza una civile convivenza, di sicuro aiuto per la crescita dei figli nel rispetto reciproco.
La prospettiva introdotta e il metodo suggerito per affrontare i cambiamenti e la riorganizzazione del sistema familiare consentono ai genitori di sperimentare l’adozione di comportamenti necessari a governare emozioni, desideri, legami, responsabilità genitoriali, e riconoscere l’esistenza di limiti e la necessità di chiedere aiuto e confrontarsi per arrivare più rapidamente a un’auspicabile e possibile via d’uscita.
Abbiamo scelto di offrire angolature e punti di vista diversi e di descrivere la situazione non come «dovrebbe essere», ma come le persone la percepiscono e la vedono, quali emozioni provano e quali difficoltà devono affrontare. Attraverso gli esempi e le visioni dei singoli, si possono cogliere il funzionamento e il processo sottesi a tanti comportamenti, a possibili modi di vedere la realtà da prospettive differenti, per intraprendere un percorso di cambiamento.
Come dicono i nativi americani: «Devi metterti venticinque giorni nei mocassini del tuo compagno per comprenderlo», e quanto maggiore è il numero di persone coinvolte, tanto più è necessario avere un tipo di attenzione empatica.
Matrigne e patrigni: dalle fiabe alla realtà
Tutte le famiglie felici sono simili le une alle altre; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo.
Lev Tolstoj
Di madri e padri sostitutivi, di famiglie allargate è piena la storia del genere umano. Così è stato possibile che piccole creature fossero abbandonate e trovate in ceste, lasciate lungo il fiume, altre allattate e allevate anche da animali. Madri vedove che si risposano, padri vedovi che accolgono altre spose nelle loro case, fratellastri e sorellastre che entrano a buono o cattivo diritto nelle vite di legittimi figli, e chi più ne ha più ne metta. Tutti rammentano la precarietà della vita fin dal nascere, la possibilità di essere amati, ma permane l’incertezza di poter mantenere la sicurezza e la ricchezza degli affetti. Tutte queste storie ci portano alla consapevolezza che la comodità non è un elemento permanente nel tempo, sempre e per tutti. Gli esseri umani hanno un eccessivo attaccamento alla stabilità e al benessere, e finiscono per pensare che quello che desiderano esista e che quello che amano debba durare per sempre.
Così le fiabe, che noi conosciamo e che all’origine non erano state proprio scritte per i bambini, hanno offerto spesso la possibilità di incanalare le paure, i sentimenti negativi, attenuando i sensi di colpa.
In alcune fiabe di Charles Perrault la madre sostitutiva o l’uomo dalle regole severissime erano collocati fuori dai vincoli di sangue; erano personaggi esterni, non appartenenti alla famiglia. Così è la matrigna che esclude Cenerentola dopo che la madre buona è morta, la matrigna di Biancaneve che addirittura diventa una strega, e lo stesso si può dire per la matrigna di Hänsel e Gretel dei fratelli Grimm.
I sentimenti negativi sono proiettati fuori, perché le madri, nell’archetipo familiare, sono solo buone; il ventre che genera non può fare cose cattive, anche se nella realtà non sempre ciò accade. Sarà per questo che i bambini, quando vogliono ferire una madre che mantiene la sua posizione severa, infligge qualche sanzione a comportamenti inadeguati, non esaudisce i loro desideri spesso insistenti, le urlano la frase «sei cattiva!», con l’intento di ferire l’amor proprio di una madre che vorrebbe invece essere riconosciuta sempre come «materna», «amorevole».
I maschi nelle fiabe sono spesso padri severi o padri amorevoli, ma mai cattivi. Le vere perfide nelle fiabe sono le figure femminili per antonomasia. È il contrario di quello che l’iconografia del gentil sesso ha incarnato nei secoli.
Nelle fiabe esistono anche le figure di donne salvatrici, sostitutive di quello che manca ai bambini, che aiutano, consigliano, sono presenti, soddisfano l’esigenza dei bambini di essere importanti per qualcun altro. Si...