E-Book, Italienisch, 240 Seiten
Reihe: Extrema ratio
orlando / Pellegrini In principio Marcel Proust
1. Auflage 2022
ISBN: 979-12-5480-002-7
Verlag: Nottetempo
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 240 Seiten
Reihe: Extrema ratio
ISBN: 979-12-5480-002-7
Verlag: Nottetempo
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A cento anni dalla morte di Marcel Proust, questo libro raccoglie cinque saggi sul grande scrittore pubblicati da Francesco Orlando tra il 1973 e il 2010, insieme alla trascrizione di una sua conferenza sulla Recherche. Un volume postumo che contiene, con le parole dell'autore, 'quel poco che ho scritto su Proust': formulazione che in realtà, a leggerla oggi, è un understatement, date la singolarità dello sguardo critico e la profondità del taglio interpretativo che emergono da questi scritti orlandiani - i quali, a partire dagli anni '70, hanno 'inciso un solco in una letteratura specialistica all'epoca ancora prigioniera di una visione spiritualizzante, statica ed elitaria' di Proust, come scrive il curatore Luciano Pellegrini. E infatti, partendo dall''insolita componente storicizzante e marxisteggiante' (secondo le parole dell'autore stesso) che inizialmente conduce Orlando a interpretare la portata universale della mondanità proustiana, si passa agli studi di originale impostazione psicoanalitica, per giungere infine a un ampio saggio di 'genetica tematica' in cui l'autore presenta la sua chiave di lettura complessiva del sistema di costanti e varianti della Recherche. Letto per la prima volta a diciott'anni e riletto costantemente fino alla fine, Proust ci appare in queste pagine come una 'lettura di iniziazione' per Orlando: non solo alla vita colta e alla comprensione di sé, ma anche a quell'intelligenza critica che ha contraddistinto tutti i suoi scritti. Chiude il volume un testo di Pellegrini sulla presenza di Proust nella vita di Orlando.
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Nota introduttiva del curatore
Il lettore troverà qui raccolti cinque scritti (più uno) pubblicati da Francesco Orlando tra il 1973 e il 2010. Li troverà presentati in un ordine non cronologico ma tematico, un ordine che secondo me esalta la coerenza delle varie ricerche dello studioso su Proust e incoraggia a leggerne la raccolta come un libro unitario.
Apre il volume “Proust e la madre, le lettere” (2010) che tuttavia è l’ultimo testo che Orlando ha dedicato allo scrittore. In questo scritto sulla corrispondenza con la madre – redatto pochi mesi prima della morte e pubblicato postumo – Orlando indulge per una volta a scrivere più sull’uomo che sull’opera. La morte improvvisa del critico ha conferito a queste pagine, ricche di spunti autobiografici, un valore testamentario. Ho scelto di porle in apertura perché costituiscono, nella loro eccezionalità, come un’ideale introduzione d’autore a tutti gli altri scritti.
A questo testo incipitario ma in verità tardivo segue in maniera speculare il saggio col quale Orlando ha presentato i risultati del suo primo corso universitario sullo scrittore, tenuto alla Scuola Normale Superiore di Pisa nel 1968: “Marcel Proust dilettante mondano, e la sua opera” (1973). Per l’occasione didattica, Orlando aveva riletto la schedandola minuziosamente. Da quella schedatura è nato uno spesso quaderno di appunti dalla copertina verde di cui sono state riprodotte alcune pagine all’inizio di questo volume1. Orlando non smetterà di utilizzarlo e arricchirlo negli anni. Scegliere Proust per un corso monografico nel ’68 aveva qualcosa di stranamente militante: il giovane professore freudomarxista si rivolgeva infatti a “una cinquantina di ragazzi tutti membri attivi del Movimento Studentesco”2 con una serie di lezioni su uno scrittore dalla fama di esteta nostalgico ed effusivo. Proprio per questa ragione, il saggio conseguente sul “dilettante mondano” ha inciso un solco in una letteratura specialistica all’epoca ancora prigioniera di una visione spiritualizzante dello scrittore3. Il saggio contiene infatti un’interpretazione dalla “insolita componente storicizzante e marxisteggiante” della e della figura del suo autore4. È proprio per questo e per avere incoraggiato una visione di Proust non più statica ed elitaria che il saggio ha goduto di una certa risonanza anche nel contesto culturale, non solo francesistico, di allora.
Ai primi due saggi succede poi una coppia di studi di impostazione psicoanalitica. In “‘Sapere’ contro ‘vedere’. Metamorfosi e metafora” (2009), Orlando riprende a distanza di quasi venticinque anni da una prima presentazione (1985) le linee generali di un’interpretazione freudiana eterodossa della fondata sulla “scena primaria”: il modello psicologico viene come in parte svuotato dei suoi contenuti e insolitamente scomposto in vari elementi al fine di interpretare non solo singoli episodi che ricordano quella “scena”, ma l’intero sistema tematico della . Nell’interpretare tale opposizione, osserva Mariolina Bertini, Orlando “ha posto la domanda cruciale, alla quale si proponeva di rispondere in un grande libro che ci mancherà sempre: perché la dissociazione tra ‘vedere’ e ‘sapere’ è al tempo stesso il centro del pensiero di Proust e il segreto motivo ricorrente sul quale è costruita la narrazione della ?”5
Segue il saggio “Logica falsa e prestigio vano: una lettera di M. de Charlus” (1983). Lo scritto, di poco successivo alla (1979) e contemporaneo allo studio condotto da Orlando sull’ironia dei Lumi (, 1982), è da ascrivere alle sue ricerche sulla comicità. Il commento serrato di una lettera che M. de Charlus indirizza in al vagheggiato Aimé costituisce un’analisi della complessità del personaggio e apre a un’interpretazione più ampia della forza comica di Proust. Interpretazione che Orlando fonda sul modello freudiano di un “sono io” nascosto: un momento cioè di identificazione nell’altro che è compresente nel “non sono io” della sua messa in ridicolo. Se il saggio mantiene tutta la sua attualità è anche perché è uno dei rari contributi critici sul Proust capace di far ridere e sorridere nella tragicità. È indubbio infatti che, pur essendo consustanziale alla scrittura di chi era stato già autore di esilaranti , il volto comico del romanziere resta tuttora piuttosto trascurato dalla critica6.
L’ultimo saggio, “Proust, Sainte-Beuve, e la ricerca in direzione sbagliata”, è insieme il primo a essere stato pubblicato (1970) e il più ampio, almeno nella sua forma definitiva (1974). Le pagine qui ripubblicate, che fecero da introduzione alla prima edizione italiana del , costituiscono un saggio di “genetica tematica” in cui Orlando presenta per la prima volta una chiave di lettura d’insieme del sistema di costanti e varianti di tutta la , interpretandone allo stesso tempo il formarsi ondivago a partire dalle pagine dello scrittore su Sainte-Beuve. Vale la pena di ricordare come fondare la propria interpretazione della sull’ipotesi di una continuità con le pagine di fosse non solo di grande originalità, ma anche anticipatore delle tendenze critiche che si sarebbero affermate nei decenni successivi: Orlando fu “tra i primi al mondo ad affrontare i contenuti teorici del e a riflettere su come quei contenuti si siano potuti trasformare nelle linee portanti di un complesso edificio romanzesco”7.
Ai cinque saggi si aggiunge infine, in appendice, la trascrizione di un intervento del critico in un liceo toscano, col titolo “Spunti introduttivi per la lettura della di Proust” (1999). In esso il lettore ritroverà in forma più divulgativa molte idee già espresse nei saggi che lo precedono, soprattutto quelle sul “dilettante mondano”. Ma oltre a fornire qualche considerazione in più rispetto ai saggi precedenti, in particolare sulla pluralità di generi letterari contenuti nel romanzo, il testo lascia trapelare spesso la presenza della “voce” di Orlando.
Rivolgendosi agli alunni di un liceo del Pisano, lo studioso ricorda come Proust
è riuscito a mantenere una specie di prestigio di lettura per eccellenza, di lettura di iniziazione. Uno che ha letto Proust per intero, entra come a fare parte di una categoria di persone specialmente mature e consapevoli, di una corporazione privilegiata8.
Negli alunni di quel liceo, come gli capitava all’università, fino agli ultimi anni, di fronte alle nuove reclute di ogni anno accademico, lo studioso maturo si identificava. Perché in essi non smetteva di proiettarsi l’antico allievo diciannovenne di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che imparò presto una verità su cui ha sempre fondato il suo atteggiamento verso la cultura, e verso la diffusione di essa:
In Lampedusa […] pareva davvero che la conoscenza minuziosa e il pacato dominio di tre o quattro grandi letterature europee datassero da prima della nascita o al più tardi dall’infanzia. […] Tutto appariva letto, conosciuto, posseduto da sempre. […]
Ed a quel tempo io finii col soccombere all’illusione in pieno, fantasticando dietro quei due patrizi unici a Palermo tutta una classe di loro simili colti come loro, per aver divorato a sette anni Molière al posto di […].
Non avrei tardato a rendermi conto che una profonda cultura è sempre e dovunque conquista individuale…9
All’invito a iniziarsi con la – “Fortunato lei […], quante ore di diletto la attendono ancora!”10 – rivolto agli alunni del Liceo Scientifico di Pontedera è legata la scelta del titolo di questo volume. Mentre quella di pubblicare questa trascrizione a chiusura del volume vuole essere un omaggio a tutti coloro che non hanno cessato negli anni di ricordare il Francesco Orlando oratore, e l’insegnante.
Ripubblicare oggi in un ordine non cronologico saggi usciti in forma autonoma, in sedi diverse e in un passato non sempre recente, ha richiesto interventi di aggiornamento e armonizzazione. Ho anzitutto aggiornato tutte le edizioni delle opere di Marcel Proust citate: quella della – dalla Pléiade “antica” (1954) alla “nuova” (1987-89) – ma anche quelle degli altri scritti e delle lettere private. Quanto al , ho preferito non sostituire l’edizione della Pléiade stabilita da Pierre Clarac nel 1971, ancora in commercio, con la nuova edizione appena pubblicata nella stessa collana a cura di Matthieu Vernet. Questo perché l’edizione del 1971, studiata da Orlando, era il frutto di scelte ben precise e orientate di Clarac. Queste scelte, se da un lato lo allontanavano dal suo predecessore, Bernard de Fallois, curatore della prima edizione Gallimard del 1954,...