Picciolini / Zapperi Zucker | Due mezzi volti di un'isola | E-Book | www.sack.de
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E-Book, Italienisch, Deutsch, 176 Seiten, Format (B × H): 130 mm x 210 mm, Gewicht: 200 g

Picciolini / Zapperi Zucker Due mezzi volti di un'isola

Un dialogo a distanza
1. Auflage 2022
ISBN: 978-3-943810-88-2
Verlag: VoG - Verlag ohne Geld
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

Un dialogo a distanza

E-Book, Italienisch, Deutsch, 176 Seiten, Format (B × H): 130 mm x 210 mm, Gewicht: 200 g

ISBN: 978-3-943810-88-2
Verlag: VoG - Verlag ohne Geld
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



Eine junge Malerin aus der Toscana und eine ältere Buchautorin aus Sizilien treffen sich in einem fremden Land, daraus entwickelt sich ein Dialog der auch nicht aufhört, als die Malerin entscheidet nach Italien zurückzukehren. Nach einer gewissen Umgewöhnungszeit landet sie in Sizilien, von Sonne, Meer und dieser Welt von Nostalgie und Erinnerung , wie vom Blitz getroffen. Sie lässt sich In Syrakus nieder und ihre Augen sehen, was die sizilianische Freundin nicht sehen kann, daraus entsteht ein Austausch von Betrachtungen der beiden Frauen, die unterschiedlicher nicht sein könnten.
Auf der einen Seite der Enthusiasmus über die Entdeckung, auf der anderen der ernüchterte Blick von jemanden der mit anderen Augen sieht. Ist das nur der Generationsunterschied?

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Se tu potessi vedere… ancora con i miei
occhi
Siracusa, gennaio 2021 Cara Ada, stamani portando i cani a spasso verso il mare con quel freddo che di freddo non ha niente in confronto al tuo gelo nordico in questo periodo, ti ho pensata e ho sorriso, perché avrei voluto inviarti una foto, si, sai, una di quelle che fermano il momento e chi la riceve vive quasi lo stesso istante; insomma come si fa con i cellulari moderni, che purtroppo tu ti rifiuti di comprare, e allora io mi irrito un po’, perché non posso farti vedere con i miei occhi questo momento magico che è l’alba del Mediterraneo. Con i miei occhi? Scusa, volevo dire con i tuoi occhi! Poi certo, vorrei raccontarti e farti ricredere di tante cose belle che riguardano questa isola e che ti riguarda, diversamente da quello che tu pensi e molto di più di quello che tu immagini, ma questa è un'altra cosa che richiederebbe altre immagini, altri colori, altre storie e forse una passeggiata seria tra amiche che non si vedono da troppo tempo. Comunque dillo che lo fai apposta… hai un saper fare con gli altri che ti contraddistingue sempre, cioè alla fine trascini tutti quelli che ti vogliono bene a mettersi davanti ad una pagina bianca e a scriverti per raccontarti di noi e di come passa il tempo lontano da te, mentre leggiamo i tuoi libri che ci portano a viaggiare di continuo tra la Sicilia, il resto dell’Italia e quel tuo amore sfrenato che si è fermato nel sud Tirolo, cioè in quella zona di confine che a me non è mai piaciuta tanto, perché ho sempre avuto l’impressione che le persone hanno un cuore con le arterie austriache e le vene italiane, e che quando batte, niente si collega e tutto si annulla. E dunque, quando non si è austriaci e nemmeno italiani, oppure quando si è un po’ di tutti e due, che cosa si è veramente? Quando mi sono trasferita in Germania, ho capito di essere fortemente italiana. Ti vedo sai, sorridi con la tua mente vivace, curiosa e tagliente sempre al momento giusto, proprio come l’aria siciliana di stamani. Lo dovresti vedere, il mare disteso, azzurro e calmo, fresco nell’inverno con quella luce chiara e limpida che risalta quel rigo che lo separa dal cielo. L’unico orizzonte fedele che attende, fa spazio all’amico sole che sale e che diventa così grande che con un po’ di fantasia ci stanno dentro una coppia abbracciata e forse anche un cane al guinzaglio che guardano il mare. Forse dovrei smetterla di vagare con la mente, ma poi so che basta un attimo per agganciarmi a qualche pezzo di realtà che ho vissuto; infatti, ti dirò che ho un ricordo lontano, sai di quelle cartoline romantiche di molti anni fa che arrivavano per posta da Paesi oltre Oceano da amici benestanti che potevano viaggiare. Già, la parola viaggiare! Nel dizionario dei miei genitori era inesistente, cioè era qualcosa di raggiungibile solo con la mente o con i racconti degli altri. E mio padre, che per natura era curioso e amante della bellezza, ma soprattutto non conosceva né l’invidia e nemmeno la gelosia, e che quando la trovava negli altri, la riteneva anche stupida, ricordo che mi diceva sempre, che se nella vita non puoi viaggiare fisicamente, lo devi fare inevitabilmente con l’immaginazione. Da piccola, ammetto che non li capivo tanto tutti questi discorsi, poi nel tempo ho capito che mi hanno aiutato ad usare bene l’immaginazione. Ero una bambina vivace e instancabile. Me ne stavo sempre tra il giardino e il viottolo che mi portava dalle mie amiche e al mare. Poi però crescendo, nel periodo dell’adolescenza, come per tutti i giovani, gli spazi iniziavano a starmi stretti e il desiderio fisico di vedere oltre l’orizzonte si faceva sentire. Mi ricordo che un giorno, mentre stavo aspettando mia madre che finisse di farsi i capelli dalla parrucchiera, sfogliavo delle riviste di moda e all’improvviso sbucò, da una pubblicità a fondo pagina, l’immagine di un’olandesina vestita con l’abito tradizionale che pubblicizzava un viaggio ad Amsterdam. Rimasi così colpita da quella immagine che tornando a casa chiesi a mia madre di comprarmi per carnevale un vestito proprio come l’olandesina. Dissi a me stessa, che se non avessi potuto viaggiare fisicamente avrei voluto sentirmi addosso qualcosa che mi facesse sentire altrove. Lei mi guardò e mi promise che l’avrebbe fatto, però prima partì una ramanzina che sembrava non la moglie di mio padre, ma la gemella! Mi guardò fissa negli occhi, e quella volta devo dire che fu molto incisiva: «nella vita non devi raggiungere chissà quali mete, la vita ci pensa a tua insaputa a mostrarti il tuo cammino; è che devi solo imparare ad osservarlo con attenzione perché è proprio in quello spirito di osservazione e in quello che tu veramente desideri che puoi scoprire gli strumenti che ti servono per vedere con chiarezza la bellezza di cui sei circondata.» Ma io a dieci anni, quasi undici, di tutto questo discorso, avevo assimilato solo la parola, strumento, e dunque pensavo che per raggiungere quello che volevo, bastasse suonare un violino, o un flauto, insomma per me lo strumento era altro, era magia! Povera mamma e povero babbo, pensavano che fossi un’adulta capace di intendere e di volere, come erano stati loro a quindici anni quando crescevano e si confrontavano assieme ai loro fratelli. E invece avevano davanti a sé la loro unica figlia, coccolata e servita di tutto punto, talmente in simbiosi con la natura che era quasi pronta a staccare il cordone, per conoscere la vita al di fuori di sé stessa. Cara Ada, ma ti rendi conto, di cosa mi parlavano i miei genitori, soprattutto mio padre… di bellezza!! Cioè, quest’uomo che aveva fatto solo la quinta elementare, ultimo di otto figli, orfano a diciotto anni di entrambi i genitori, e aveva iniziato a lavorare che era un adolescente e a trent’anni era già un uomo con delle radici addosso da far paura, mi parlava di bellezza! E tra le righe mi diceva che senza il sacrificio, la volontà e anche quel timore perenne di non farcela, non sarebbe mai riuscito a dare un senso a tutta la sua vita. Ecco, a volte penso che mi porto addosso le sue orme sul cemento. E poi i suoi sorrisi, che sono stati più importanti di tutti, perché mi hanno sempre suscitato fiducia, speranza e un abbraccio nell’anima. A volte penso: ma non è in fondo tutto questo che mi ha permesso di scegliere e fare quello che ho voluto? Non so, ho la sensazione che ogni bambino dovrebbe avere alla nascita una specie di ‘giuramento’ da parte dei genitori, impregnato di fiducia, stimoli e ascolto. Poi però, se penso a mio padre, che apparentemente non aveva ricevuto niente di tutto questo e nonostante tutto sapeva trasmettermi delle cose importanti, allora mi si annulla ogni certezza. Tornando ai viaggi, senza dubbio per noi che vivevamo al centro dell’Italia, anche la Sicilia era una meta lontanissima, ma per te che c’eri nata e che per esigenze della tua famiglia eri pronta a lasciarla, probabilmente tutto sembrava raggiungibile. Non so se te l’ho mai raccontato, ma dalla mia nascita fino all’età di 27 anni ho vissuto nella bassa Maremma, ai confini con il Lazio, cioè in quella zona dove il popolo degli etruschi ha lasciato un segno molto ben visibile ancora oggi. Devi sapere, che ovunque io giocassi da piccola, ero sempre tra rocce e reperti archeologici e, senza rendermi conto, mi muovevo tra storie vissute di naviganti e commercianti che erano passati di là. Quando giocavo spostavo sassi, scavavo nella terra e mi nascondevo tra le grotte facendo finta che qualcuno mi stesse cercando. Nel frattempo, ero circondata da perenni odori di rosmarino, salvia e menta con un sottofondo di mare che richiamava spesso la mia attenzione, perché devi sapere che quando il vento cambiava e arrivava lo scirocco le onde sbattevano talmente forte sulla roccia che gli schizzi arrivavano fino alla vetrata del salotto. Ancora oggi quando sento quegli odori, rivedo quella bambina con lo sguardo e le orecchie sempre tese. La memoria del gioco ho la sensazione che racchiuda la chiave per sentire il proprio destino. Fino all’età di sette anni ho vissuto in una casa su una scogliera molto alta. Era bianca con le persiane celesti e un patio molto grande che richiamava lo stile greco per i colori e lo stile spagnolo nella distribuzione degli spazi. Nonostante sia un ricordo lontanissimo, ho ancora nitida l’immagine di me in quella casa dove negli occhi avevo il mare, due tartarughe e un cane di cui non ricordo più il nome. Ricordo che gironzolavo instancabilmente tra dentro la casa e fuori in giardino marcando sempre la mia presenza con degli zoccoli di legno rossi che indossavo da maggio fino a ottobre. In testa avevo tanti riccioli scuri sempre spettinati che con il vento di scirocco diventavano capricciosi e risaltavano la mia irrequietezza che poi in fondo, era solo tanta curiosità. Ci fu un giorno che ricordo molto bene. C’era molto vento che fischiava ed entrava dalle fessure delle finestre con una forza quasi bestiale. Avevo cinque anni e delle gambe velocissime, così iniziai a correre dal corridoio della mia camera verso il salotto, con quel rischio e quel coraggio che anticipa l’avventura, cioè che le vetrate potessero rompersi per la grande forza della tempesta che stava arrivando. Mi posizionai in ginocchio sul divano con il mento appoggiato...


Zapperi Zucker, Ada
Ada Zapperi Zucker ist in Catania geboren und hat in Rom Klavier und Gesang studiert und dieses Studium an der Musikhochschule Wien beendet. Gleichzeitig hat sie für Dizionario Biografico degli italiani dell'Istituto Treccani, Enciclopedia dello Spettacolo und Enciclopedia Universo De Agostini gearbeitet. Als Opernsängerin war sie hauptsächlich außerhalb Italiens tätig, derzeit unterrichtet sie Gesang in Deutschland und in Südtirol.
Von dem südtiroler Maler Gotthard Bonell wurde sie in Malerei unterrichtet.
Sie lebt seit vielen Jahren in München, ist mit einem Österreicher verheiratet und hat zwei Kinder.
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Ada Zapperi Zucker è nata a Catania. A Roma ha iniziato gli studi di canto e pianoforte per poi concluderli alla Musikhoschule di Vienna. Nello stesso tempo ha collaborato per il Dizionario Biografico degli italiani dell’Istituto Treccani, all’Enciclopedia dello Spettacolo e all’Enciclopedia Universo De Agostini. Cantante lirica ha svolto la sua attività prevalentemente all’estero. Insegna canto in Germania e in Sudtirolo.
Col pittore sudtirolese Gotthard Bonell ha studiato pittura.
Da molti anni vive a Monaco die Baviera.

Picciolini, Maria Cristina
Maria Cristina Picciolini wurde 1966 in Orbetello in der Provinz Grosseto geboren.
Sie studiert an der „Accademia di Belle Arte“ in Florenz und schließt das Studium mit einem Diplom ab.
Sie geht 1994 nach Deutschland und lehrt dort bis 2014 an der Freien Akademie in München Zeichnen und Malen.
Gründerin und Organisatorin einer Unternehmung durch die 150 Werke verschiedener Künstler für das Krankenhaus in Orbetello gestiftet werden.
Sie hat an vielen Ausstellung auch in deutschen gallerien teilgenommen.
Seit 2015 lebt und arbeitet sie in Sirakus (Sizilien)
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Maria Cristina Picciolini nasce nel 1966 ad Orbetello in provincia di Grosseto.
Si diploma all’Accademia di Belle Arti di Firenze.
Dopo l’Accademia insegna, organizzando corsi di disegno e pittura nel suo paese di origine.
Nel 1994 si trasferisce in Germania e fino al 2014 insegna disegno e pittura presso la Freie Akademie di Monaco di Baviera.
Ideatrice e organizzatrice di 150 opere donate da artisti di tutta Europa per l’ospedale di Orbetello.
Ha partecipato a mostre collettive in alcune gallerie tedesche.
Ideatrice e organizzatrice di una collettiva di 26 artisti nella cascina dei conti Jacini nel comune di Tregasio (Brianza)
Dal 2015 vive e lavora a Siracusa come pittrice, illustratrice e autrice.



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