Scego | Caetano Veloso | E-Book | sack.de
E-Book

E-Book, Italienisch, 144 Seiten

Reihe: Incendi

Scego Caetano Veloso

Camminando controvento
1. Auflage 2016
ISBN: 978-88-6783-134-0
Verlag: ADD Editore
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

Camminando controvento

E-Book, Italienisch, 144 Seiten

Reihe: Incendi

ISBN: 978-88-6783-134-0
Verlag: ADD Editore
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



Igiaba Scego è la guida appassionata che ci fa incontrare Caetano Veloso, la sua poesia e la sua voce. 'Sperimentiamo una resurrezione continua nell'ascoltarlo. Le sue canzoni sono una linfa necessaria. Un percorso dell'anima. Questo vi chiedo di fare con me: un pellegrinaggio. Come nel cammino di Santiago non vi prometto di ripercorrere ogni tappa, ogni canzone, ogni singolo aneddoto. Non sarò esauriente, non lo posso essere. Quello che vi racconterò è un mio percorso, fallace e incompleto, dentro la musica di Caetano Veloso. Un mio itinerario. Il mio personale cammino di Caetano. Caetano Veloso, in quel nome e cognome c'è già tutto: guru, santone della musica, l'amico che ci consola quando gli amori finiscono o prendono strade sbagliate. Ogni volta che penso a lui mi viene in mente la borsa di Mary Poppins da cui escono autentiche meraviglie'. Questo libro è un viaggio affascinante per chi ama Caetano Veloso, ma anche per chi vuole scoprire una delle figure centrali della musica del Novecento, non solo brasiliana. Un artista senza tempo che continua a commuovere ed emozionare intere generazioni.

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1 #caetanodecueca


16 luglio 2015, un hashtag domina il palcoscenico del social più sintetico in circolazione. In pochi minuti, anzi secondi, Twitter è stato travolto da uno tsunami di 14 lettere. In Italia pochi se ne sono accorti, ma nei Paesi di lingua portoghese è stato un autentico delirio. L’hashtag in questione – #caetanodecueca – è diventato trend topic nell’intero Brasile.

Il risultato è stato strabiliante anche nei Paesi del cosiddetto Atlantico Sud, ovvero Capoverde, Angola, São Tomé e Príncipe e, naturalmente, Portogallo. A questi va aggiunto anche il Mozambico che non affaccia sull’Atlantico, ma è strettamente legato alla lingua portoghese e alla sua cultura.

E la parola cueca all’improvviso ha cominciato a risuonare come il rombo di un tuono per tutto l’Atlantico Sud. Un vociare continuo, uno strepitio tremendo, un sussurrare maldestro dandosi decise (e cameratesche) gomitate di intesa.

Cueca, cueca, cueca…

Come fosse una formula magica.

Cueca, cueca, cueca…

Ma poi cueca cosa significa di preciso? Non ci dobbiamo far ingannare dal suono rotondo, pieno, quasi aristocratico. No, non ci dobbiamo far ingannare. Cueca non ha nulla a che vedere con troni d’oro o corone di diamanti. Non ci sono regni splendenti all’orizzonte o serate di gala. Cueca è solo la parola portoghese corrispondente alla nostra “mutanda”. Avete capito bene: cueca è la mutanda.

Niente di poetico, mi spiace.

Quindi #caetanodecueca significa semplicemente Caetano in mutande.

E anche qui di poesia sembra (all’apparenza) essercene poca.

Ma Caetano chi?

Se avete in mano questo libro la risposta è facile.

Caetano Veloso naturalmente, l’unico, l’inimitabile. In quel nome e in quel cognome c’è già tutto. Caetano Veloso è un guru, un santone della musica, l’amico che ci consola quando gli amori finiscono o prendono strade sbagliate. È quello che organizza il movimento, ma che fugge da ogni ideologia posticcia. Un uomo onesto, trasparente, semplice, ribelle.

Ogni volta che penso a lui mi viene in mente la borsa di Mary Poppins. Da quella borsa magica la tata perfetta fa uscire autentiche meraviglie: un attaccapanni, uno specchio, un usignolo. E lo stesso fa Caetano Veloso. Da se stesso può far emergere di tutto, dai vecchi samba di Vicente Celestino, alle suggestioni felliniane pescate chissà dove, fino alle note stridule di Henri Salvador che tanto lo hanno abbagliato da giovinetto. Caetano Veloso è un uomo fondamentalmente curioso.

Non si è mai messo in cattedra, non ha mai diviso la cultura alta da quella bassa. Il popolo ha il suo sapere e lui ha sempre grande rispetto del popolo. Anche perché ne fa parte. Miscela tutto, il mistico e il popolare, il sogno e la ragione. Caetano Veloso è un frullato, uno di quelli dove polpa, gusci e semi vanno a braccetto. Non esclude, include. In fondo è come il Brasile. Odora di quella terra fatta di contraddizioni e bellezza, di orrori e paradiso. Non si è mai dato la missione precisa di raccontare il suo Paese, ma è successo. Forse è per questo che il 16 luglio 2015 sui social di tutto il mondo è circolata la sua foto in mutande.

Questa cueca va spiegata meglio. E non pensate male, non c’è niente di offensivo in una mutanda.

Tutto comincia in Svizzera.

Due suoi ammiratori-amici, Carla Perez e Xanddy, divi della televisione brasiliana, vanno a trovarlo in camerino a Montreux dove il cantante era impegnato in un tour con l’amico Gilberto Gil, per celebrare insieme ai fan la loro carriera. Il tour aveva un titolo suggestivo Dois amigos, um século de música (Due amici, un secolo di musica) e non a caso è stato un successo di pubblico in ogni posto in cui si sono fermati. A Perugia, per esempio, il concerto Gil-Veloso è stato il secondo incasso di Umbria Jazz 2015. E a Roma, il 6 maggio 2016, ha registrato il tutto esaurito. L’Auditorium ha venduto anche i posti in piedi. Ci sono stata entrambe le volte, ve lo posso confermare. Eravamo davvero in tanti sia a Perugia, sia a Roma. Ed è stato incanto, come sempre.

Ma torniamo alla nostra cueca.

Caetano Veloso è in camerino, si sta rilassando, arrivano questi amici e lui li riceve nonostante sia in déshabillé. Ridono, si divertono, scherzano. Con loro c’è Paula Lavigne, ex moglie del cantante e sua manager. Paulinha è una creatura meravigliosa. Chi ama Caetano Veloso non può non amare Paula Lavigne, anzi adorarla. È lei la Branquinha della canzone, la Carioca de luz própria, la persona che dopo il matrimonio (e due figli) è rimasta accanto al cantante per curare i suoi affari. Ne hanno passate tante insieme e si rispettano.

Lei non solo lo segue da buona manager, ma lo racconta a noi fan quasi minuto per minuto. Sull’Instagram di Paulinha ci sono moltissime foto dell’ex marito, e questo ce lo fa sentire più vicino. Naturalmente mette anche le foto degli altri cantanti che segue, come per esempio il rapper Emicida. Ma di Caetano Veloso c’è davvero un tripudio di immagini e in tutte le salse. Una vera goduria per noi che lo adoriamo. La mia preferita è quella in cui è attorniato da un gruppo di parigini giovanissimi che sembrano risplendere di felicità perché accanto c’è lui che irradia luce come una grande stella di una galassia solitaria. Mi sono rivista nei gesti e nella gioia di quei parigini sconosciuti. E guardando quella foto ho capito che noi che amiamo Caetano Veloso di fatto siamo una comunità. Io sono di origine somala, ma non sono tanto diversa da una spagnola del quartiere Malasaña di Madrid o da una brasiliana di Salvador de Bahia. Siamo affetti dalla stessa passione. Caetanite acuta.

Ecco perché la foto del nostro eroe in mutande ci ha fatto tenerezza.

Molti, in verità, nel web hanno ironizzato, preso in giro, fatto fotomontaggi. Ma Caetano Veloso, anni 73, in mutande, sembra solo rilassato. Perché lui è così. Il vestito è solo un dettaglio. Qualcosa con cui giocare, senza stress. Un divertimento e non certo una corazza da indossare contro il mondo. Lui non è mai contro, lui è solo per. Anche quando si arrabbia è un uomo propositivo. E poi quando si veste è pura gioia.

Noi fan lo sappiamo bene. Lo abbiamo visto con impeccabili completi blu mentre cantava tristissimi bolero sudamericani, ma anche con stoffe pachistane intorno alla vita su una spiaggia tropicale. E quei ricci hippie che portava con orgoglio negli anni Settanta ci sono rimasti nel cuore. Il suo armadio lo conosciamo a memoria: la canottiera che indossava al Coliseu dos Recreios di Lisbona nel 1981 quando cantava la splendida Você não entende nada per esempio.

Per questo i fan, forse per imitare quel suo distacco rilassato e scherzoso, hanno cominciato a postare freneticamente il loro Caetano in mutande. Sono spuntate come funghi foto di costumi da bagno a righe, slippini hippie a Leblon e mutande rosso fuoco che hanno fatto arrossire il web. Ognuno aveva il proprio #caetanodecueca da mostrare e da difendere. Così abbiamo festeggiato in modo bizzarro la gioia di essere vivi, irriverenti, belli e soprattutto ironici. D’altronde lo abbiamo imparato da lui che si vive affrontando le incertezze, sbagliando come tutti e azzeccando l’essenziale. Rabbia, felicità, tristezza, ogni cosa assume la sfumatura di un accordo, la placida compostezza di un verso.

Caetano Veloso non concilia il sonno. Spesso lo turba e in questo turbamento ognuno di noi ritrova un po’ se stesso. In Peter Gast, una delle sue ballate più belle e tra le meno conosciute, si presenta così:

Sou um homem comum

Qualquer um

Enganando entre a dor e o prazer

Hei de viver e morrer

Como um homem comum

Mas o meu coração de poeta

Projeta-me em tal solidão

Que às vezes assisto

A guerras e festas imensas […]

E sou um.

Sono un uomo comune

Uno qualsiasi

Confuso fra il dolore

E il piacere

Devo vivere e morire

Come un uomo comune

Ma il mio cuore di poeta

Mi proietta in una tale solitudine

Che a volte assisto

A guerre e feste immense […]

E sono solo.

Non tutti conoscono questa canzone che Veloso dedica idealmente al compositore tedesco amico di Friedrich Nietzsche, il cui vero nome era Heinrich Köselitz. Peter Gast è davvero un brano per palati fini. Una ballata malinconica che alla fine si trasforma in un compendio di filosofia.

Descrivendosi, descrive noi che ci perdiamo in quella musica introversa e malinconica, in quel nome – Peter Gast – che è una reminiscenza di Nietzsche. Lui è noi, noi siamo lui. Da questa corrispondenza di amorosi sensi comincia la nostra resurrezione.

Quell’uomo mi ha salvato la vita.

Tutte le volte che la sorte mi ha ignorata o malmenata c’è sempre stata una sua canzone pronta a sorreggermi. Una sua canzone che mi faceva da scudo contro un mondo a volte ostile e...



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