Sofri | COSE Spiegate bene. A Natale tutti insieme | E-Book | www.sack.de
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E-Book, Italienisch, 213 Seiten

Reihe: Cose spiegate bene

Sofri COSE Spiegate bene. A Natale tutti insieme


1. Auflage 2023
ISBN: 978-88-7091-819-9
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

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Reihe: Cose spiegate bene

ISBN: 978-88-7091-819-9
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
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A Natale tutti insieme è l'ottavo numero di COSE Spiegate bene, la rivista di carta del Post realizzata in collaborazione con Iperborea. Comunque lo chiamiamo è il periodo dell'anno che assorbe più pensieri, affetti, tormenti, e spazio sugli scaffali dei supermercati e delle librerie: e ci offre (o ci impone) occasioni di stare insieme a parenti e amici adorati o tollerati. Questo numero di COSE Spiegate bene ci fa arrivare preparati, con argomenti di cui parlare o con un regalo da regalare, spiegando per esempio come mai un santo turco vissuto fra il III e il IV secolo d.C. sia diventato un uomo vestito di rosso con una gran barba che porta regali con una slitta trainata da renne. O perché una festa che sembra avere un'origine religiosa ben definita fosse già altro prima e sia diventata una festa per tutti dopo. Tenendo conto anche di chi borbotta, a Natale, e perché lo fa. E di quali regali funzionano di più. E senza dimenticare che, mentre l'iconografia classica usata per rappresentare il Natale è sempre legata all'immagine della neve e degli abeti, in realtà in molti paesi dell'emisfero australe quella del Natale è una stagione calda. E raccontando perché Natale è quel giorno lì, e le cose grosse che sono successe nel mondo nei giorni delle feste. E poi storie avvincenti di Natale, Natali non cristiani, risposte sui re magi, i film di Natale al cinema e in televisione (non è Natale senza guardare Una poltrona per due), e le canzoni di Natale più belle, e cosa si mangia a Natale e cosa non si mangia. Tutto in mezzo a tintinnii, partite di Trivial Pursuit e letterine. Con testi di Arianna Cavallo, Daniela Collu, Fossombroni e Torrigiani, Pietro Minto, Michele Serra e della redazione del Post.

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Il Natale, l’Epifania e le feste ortodosse


Il giorno della nascita di Gesù, il solstizio d’inverno, Saturno, un dio del Sole, i re magi e la cometa: come mai in quei giorni lì

Cominciamo dai fondamentali. Il Natale, che cattolici e protestanti celebrano ogni anno il 25 dicembre, è una festa in cui si ricorda la nascita di Gesù: ma anche prima che i cristiani la istituissero molte culture organizzavano delle celebrazioni in questo periodo. Non si sa con esattezza da quanto tempo i cristiani festeggino il Natale, ma è almeno dal 336 d.C., come è indicato nel , una specie di calendario che è il primo documento a contenere un riferimento al Natale.

Però nessuno dei Vangeli suggerisce in quale mese dell’anno potrebbe essere nato Gesù e nemmeno l’anno, tanto che quello che consideriamo l’anno 1 è l’anno 1 solo perché un monaco di nome Dionigi il Piccolo stimò male la data di nascita (e tra l’altro, il nostro calendario parte dall’assunto che l’anno di nascita di Gesù sia stato l’1 avanti Cristo, e che non esista quindi un anno Zero). Per secoli i primi cristiani proposero varie date in cui secondo loro poteva essere nato Gesù, tra cui il 18 novembre, il 28 marzo e il 20 maggio. Il 25 dicembre è stato infine scelto non perché i cristiani del IV secolo pensassero che fosse nato in quel giorno, ma per «cristianizzare» le feste pagane che si celebravano già nell’Impero romano alla fine di dicembre: i Saturnali e la festa del cosiddetto «Sole Invitto».

COSERANO I SATURNALI, CIOÈ IL NATALE PRIMA DEL NATALE


I Saturnali, in latino, si celebravano dal 17 al 23 dicembre in onore del dio Saturno, il corrispettivo del greco Crono. Come avveniva anche con le antiche feste che con il tempo si sono trasformate nel Carnevale, durante i Saturnali le comuni regole sociali venivano invertite: tra le altre cose capitava che i padroni servissero a tavola i loro schiavi. Se molte persone oggi pensano che il Natale sia il giorno più bello dell’anno, il poeta Catullo già chiamava «Optimo dierum», il migliore dei giorni, il 17 dicembre. Molte tradizioni dei Saturnali si sono trasmesse al Natale cristiano e tra queste lo scambio dei regali, che avveniva nel giorno del : si donavano e si ricevevano statuette che riproducevano figure umane o animali, i appunto.

Dalla fine del III secolo il calendario civile romano indicava come solstizio d’inverno – che oggi collochiamo astronomicamente il 21 o il 22 – il 25 dicembre. In tutte le antiche culture dell’emisfero boreale il solstizio d’inverno viene festeggiato perché è il giorno dopo il quale le giornate ricominciano ad allungarsi, e per questo è legato alle divinità solari. Sempre dal III secolo, il 25 dicembre nell’Impero romano si festeggiava anche il dio del Sole Invitto, che riuniva in sé vari dèi solari di diverse religioni: il greco Helios, il siriano El-Gabal e il persiano Mitra. Negli ultimi secoli dell’Impero romano, prima che il cristianesimo diventasse la religione ufficiale, non erano rari questi culti che sovrapponevano varie divinità creando nuove religioni. In particolare, la religione del Sole Invitto era una di quelle che già prima dell’affermarsi del cristianesimo si avvicinavano al monoteismo. Il 25 dicembre fu scelto come giorno della nascita di Gesù per «coprire» la festa del Sole Invitto e avere un’ulteriore argomentazione per convincere i pagani a convertirsi: non avrebbero perso la loro festa una volta diventati cristiani. La figura di Gesù venne proposta a questi pagani come quella del «vero» Sole.

LE ALTRE TRADIZIONI NATALIZIE


Nel corso del tempo e con la diffusione del cristianesimo, il Natale si è arricchito di molte altre tradizioni a loro volta provenienti da altre celebrazioni del solstizio d’inverno. L’albero di Natale, per esempio, arriva dalla tradizione germanica della festa del solstizio d’inverno, chiamata ; nelle lingue scandinave il periodo del Natale si indica tuttora con espressioni che derivano chiaramente da questo termine, in svedese, danese e norvegese, in islandese. Altri elementi tradizionali pagani sono passati invece alla festa di Capodanno, invece che al Natale: tra questi i fuochi e i falò che venivano accesi per il solstizio.

La storia dietro Babbo Natale invece è più complessa. L’ spiega che questa figura è nata a partire da quella di san Nicola di Bari – anche noto come san Nicola di Myra, città nell’attuale Turchia di cui era vescovo: il corpo fu portato a Bari dopo la morte –, che si celebra il 6 dicembre; il culto di questo santo è sempre stato legato all’idea dei doni recapitati ai bambini. E nel tempo la sua figura si è evoluta in quella di Babbo Natale, passando per il olandese, portato nella colonia americana di New Amsterdam, poi diventata New York, e lì trasformatosi in : la sua rappresentazione più diffusa, quella di un uomo panciuto con barba e capelli bianchi, vestito di rosso, sebbene già presente in alcune raffigurazioni precedenti, si deve alle campagne pubblicitarie natalizie create a partire dal 1931 dall’illustratore Haddon Sundblom per la Coca-Cola. Con il diffondersi della cultura americana nel mondo, dopo la Seconda guerra mondiale, Babbo Natale è diventato popolare anche in Italia, dove nella maggior parte delle regioni ha preso il posto di Gesù bambino, santa Lucia o san Nicola nel portare i doni ai bambini.

CALENDARI DIVERSI E NATALI A GENNAIO


In molti paesi del mondo il Natale si festeggia invece il 7 gennaio e non il 25 dicembre. Il motivo della differenza nelle date tra cristiani orientali e ortodossi da una parte e cattolici e protestanti dall’altra risale all’antica Roma, e ha a che fare con una differenza di calendario: i cattolici e i protestanti usano quello gregoriano, mentre il calendario delle festività degli ortodossi, il calendario liturgico, è indipendente da quello civile e basato sull’antico calendario giuliano.

Nel I secolo avanti Cristo l’astronomo Sosigene di Alessandria elaborò il calendario giuliano, che introduceva gli anni bisestili ogni quattro anni, per allineare il calendario alla durata dell’anno solare, che è di 365 giorni e 6 ore circa. Il calendario giuliano venne adottato nel 46 a.C. come calendario ufficiale da Giulio Cesare in qualità di pontefice massimo, cioè supremo sacerdote di Roma, che aveva l’incarico, tra le altre cose, di tenere il conto ufficiale degli anni. Da lì a poco Roma avrebbe dominato direttamente o indirettamente tutto il bacino del Mediterraneo e qualcosa anche oltre, diffondendo insieme alle strade, alle terme e alle fogne anche il proprio calendario. Ma i calcoli di Sosigene avevano un problema: sovrastimavano la durata dell’anno solare di undici minuti e qualche secondo. Questo significava – e all’epoca già si sapeva – che ogni 128 anni il calendario giuliano si sarebbe ritrovato in ritardo di un giorno rispetto alla posizione del sole.

Si arrivò così al 1582, anno in cui, secondo le osservazioni astronomiche, la primavera era già cominciata quando il calendario segnava ancora l’11 marzo. Il problema principale, però, non era tanto avere solstizi ed equinozi nei giorni sbagliati, ma che risultava sbagliato il calcolo della Pasqua (legato all’inizio della primavera): le celebrazioni non venivano più officiate nel giorno giusto.

Papa Gregorio XIII prese dunque la decisione di cambiare le regole e impose il calendario che usiamo ancora oggi, il calendario gregoriano. La riforma di Gregorio XIII fu piuttosto drastica: per recuperare i giorni perduti venne stabilito che dopo venerdì 4 ottobre si sarebbe passati direttamente a sabato 15: i dieci giorni in mezzo, in questo senso, non sono mai esistiti.

Questo però non avrebbe risolto, per il futuro, il problema della durata media dell’anno. Per evitare di perdere altri dieci giorni nel migliaio di anni successivo venne stabilito che gli anni multipli di 100 sarebbero stati bisestili soltanto se fossero stati multipli anche di 400. Con il nuovo calendario l’errore annuale venne ridotto da undici minuti e qualcosa a soli 26 secondi: il calendario gregoriano, quindi, sbaglia di un giorno ogni 3.323 anni.

Poi c’era un altro problema, di natura storica e religiosa. Alla fine del Cinquecento, all’epoca di Gregorio XIII, l’Europa occidentale era ormai saldamente divisa tra cattolici, luterani e calvinisti, mentre l’Europa orientale era quasi tutta, da più di cinque secoli, di fede ortodossa. Chi non era cattolico non vedeva di buon occhio le novità che arrivavano da Roma. La riforma venne quindi subito adottata dai paesi cattolici e dai territori a essi sottoposti: Francia, Italia, Spagna, Portogallo, Polonia, Belgio, Paesi Bassi e gran parte della Germania meridionale. I paesi protestanti invece si adattarono soltanto nel corso del XVIII secolo, quando le rivalità religiose si erano affievolite e quando ormai gli scambi frequenti tra i paesi avevano reso i due diversi...



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