Sofri | Cose spiegate bene. La terra è rotonda | E-Book | www.sack.de
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E-Book, Italienisch, 282 Seiten

Reihe: Cose spiegate bene

Sofri Cose spiegate bene. La terra è rotonda


1. Auflage 2023
ISBN: 978-88-7091-885-4
Verlag: Iperborea
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

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Reihe: Cose spiegate bene

ISBN: 978-88-7091-885-4
Verlag: Iperborea
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«La Terra sopravviverà», diciamo spesso nelle preoccupazioni sul riscaldamento globale: sono gli esseri viventi e le loro vite come le conosciamo a essere in pericolo. Ma il rapporto tra noi umani e la Terra che abitiamo cambia continuamente anche in quello che ne conosciamo: nelle nostre scuole si insegna meno geografia, Google Maps ha cambiato il nostro rapporto con lo spazio e i movimenti, la geopolitica è diventata di nuovo un tema di discussione, per tragiche ragioni. Ci sono un sacco di cose da conoscere e capire sul pianeta e su quello che ne abbiamo fatto: importanti, affascinanti, utili, spesso tutte e tre le cose assieme. Cosa sta cambiando nelle rotte navali? Quanto dura una stagione? Come si costruiscono le metropolitane? Dov'è il confine fra Terra e Spazio? Qual è la capitale della Bolivia? Che ore sono, davvero? La geografia è presente nella vita quotidiana di tutti e «saper stare al mondo» significa innanzitutto conoscere gli spazi vicini e distanti e come influiscono sulle nostre vite, da quando ci svegliamo la mattina a quando raggiungiamo un luogo lontano, magari «agli antipodi». Già, e cosa c'è agli antipodi?

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Il riscaldamento globale, rispiegato daccapo


Ricordiamo cosa sta succedendo a tutto il pianeta, prima di raccontarne le storie e le geografie

L’estate del 536 fu gelida, soprattutto per gli europei e gli asiatici. Una fitta nebbia oscurò per mesi il Sole, in Cina nevicò in piena estate, le coltivazioni resero pochissimo e milioni di persone dovettero fare i conti con una grave carestia. Nelle regioni europee iniziò a scarseggiare il pane, con carenze alimentari che durarono anni. Fu «il peggior anno in cui essere in vita» nella storia, secondo il medievalista Michael McCormick.

Non sappiamo di preciso che cosa causò gli eventi atmosferici estremi del 536, ma tra i principali indiziati ci sono alcune grandi eruzioni vulcaniche che si svilupparono in Islanda. Trasportati dai venti, i gas e le polveri avvolsero parte del pianeta e impedirono ai raggi del Sole di raggiungere il suolo, determinando una diminuzione delle temperature che proseguì per una decina di anni. Non fu certo un fenomeno unico: nei quattro miliardi e mezzo di anni di esistenza della Terra, il clima è andato incontro a numerosi stravolgimenti, che l’hanno plasmata e hanno determinato la sorte di buona parte delle specie viventi. E proprio una di queste, la nostra, ha posto le basi per uno di quei cambiamenti, il primo con cause diverse da quelle prettamente naturali.

A partire soprattutto dalla Seconda rivoluzione industriale, alla fine dell’Ottocento, gli esseri umani hanno iniziato a bruciare carbone e altri combustibili fossili non più solo per scaldarsi, ma per produrre l’energia necessaria per le industrie e per i motori dei veicoli. Le polveri e i gas prodotti, a cominciare dall’anidride carbonica (CO2), sono stati immessi in quantità sempre maggiori nell’atmosfera: questo aumento dei «gas serra» ha contribuito al progressivo aumento della temperatura media della Terra, modificandone il clima.

Da quando se ne parla molto per il cambiamento climatico, tendiamo ad associare i gas serra esclusivamente alle attività umane, ma in realtà queste sostanze sono vecchie quasi quanto il mondo. In condizioni normali, la loro presenza nell’atmosfera è fondamentale per la vita. Si chiamano così perché determinano un effetto simile a quello che si ottiene con una serra per la coltivazione delle piante, anche se con meccanismi diversi. Rallentano il trasferimento di calore dal nostro pianeta verso il gelido ambiente spaziale che lo circonda, facendo sì che sulla Terra ci siano temperature alle quali l’acqua può esistere allo stato liquido e gli esseri viventi possono svilupparsi e moltiplicarsi. Se le proporzioni dei gas nell’atmosfera cambiano in modo anomalo, il pianeta diventa più caldo o più freddo e meno ospitale per molte delle forme di vita che lo abitano.

Oltre all’anidride carbonica, i principali gas serra sono il metano, i clorofluorocarburi, il monossido di diazoto e il vapore acqueo. Sono sospesi nell’atmosfera, l’involucro gassoso che circonda la Terra e nel quale ci muoviamo. Se il nostro pianeta fosse una mela, questo guscio di gas sarebbe spesso quanto la sua buccia: uno strato sottilissimo e impalpabile, eppure essenziale per la vita. Al suo interno i gas serra agiscono in un sistema complesso, che comprende numerosi fenomeni legati per esempio all’evaporazione e alle correnti degli oceani, al calore che la Terra produce da sé e a quello – molto maggiore – che arriva dal Sole.

L’energia tende a spostarsi dai luoghi in cui ce n’è molta a quelli dove ce n’è meno: un oggetto a più alta temperatura, per esempio, cede il proprio calore verso oggetti a una temperatura inferiore, fino a quando non si stabilisce un equilibrio. È un fenomeno che avviene costantemente da quando esiste l’universo, i cui processi si esauriranno proprio quando tutta l’energia sarà uniformemente distribuita nel cosmo, ma sarà necessario moltissimo tempo prima che ciò accada.

Per comprendere gli scambi di calore che riguardano la Terra occorre fare un po’ di ginnastica mentale per un paio di paragrafi. Il Sole è altamente energetico, non ha pari in tutto il Sistema solare, di conseguenza cede di continuo energia a ciò che ha intorno. Dall’alto dei suoi 5.500 °C di temperatura superficiale emette energia soprattutto come luce visibile e nel vicino infrarosso (ovvero un pezzetto dell’infrarosso, cioè la radiazione elettromagnetica che non riusciamo a vedere perché ha una frequenza inferiore a quella della luce visibile); la Terra, che invece ha una temperatura superficiale media intorno ai 15 °C, emette energia nell’infrarosso: come se fosse un termosifone, per intenderci. I gas serra assorbono queste radiazioni infrarosse, mentre sono pressoché indifferenti alla luce solare.

Quando i raggi del Sole raggiungono il nostro pianeta, una parte viene immediatamente riflessa dalla Terra, mentre ciò che resta attraversa l’atmosfera senza incontrare grandi ostacoli e scalda la superficie terrestre. Visto che il calore va verso dove la temperatura è più bassa, la Terra scalda poi a sua volta l’atmosfera, e i gas serra presenti assorbono parte del calore impedendo alle radiazioni infrarosse di raggiungere lo Spazio. Le molecole di questi gas emettono poi calore in ogni direzione, trasferendolo ad altre molecole e infine nuovamente alla superficie terrestre, che tornerà poi a cederlo. Questo fa sì che la Terra disperda più lentamente il proprio calore: in assenza di questo processo il nostro pianeta sarebbe di circa 30 °C più freddo.

Detta più brevemente: in condizioni normali i gas serra assorbono il calore ceduto dalla Terra e contribuiscono a mantenere una temperatura mite vicino alla superficie terrestre, impedendo al pianeta di raffreddarsi troppo. Se però la concentrazione di gas serra aumenta o diminuisce nell’atmosfera, questo effetto si amplifica o riduce, con conseguenze per il clima. Accadde per un breve periodo di tempo nel 536 e in molte altre epoche ed ere geologiche, con cause prettamente naturali, e sta succedendo ora a ritmi molto più sostenuti e riconducibili alle attività umane (su cosa considerare «naturale» e se comprendervi o no anche ogni attività umana c’è un longevo dibattito).

Bruciare combustibili fossili, come petrolio e carbone, porta alla produzione di maggiori quantità di gas serra: ma anche altre attività come alcuni processi industriali, dell’agricoltura e dell’allevamento contribuiscono a far aumentare le emissioni. Per via dei fenomeni che abbiamo visto poco fa, questi gas serra in eccesso rompono alcuni equilibri e fanno sì che la Terra accumuli più energia dal Sole di quanta riesca poi a disperderne sotto forma di calore nello Spazio.

Dal 1750, la concentrazione di CO2 nell’aria è aumentata di circa il cinquanta per cento, senza contare gli aumenti di altri gas serra, meno presenti ma con una maggiore capacità di rallentare la dispersione del calore. Analizzando gli strati più profondi dei ghiacci in Antartide, è stato possibile ricostruire la concentrazione di anidride carbonica nell’aria in periodi estremamente remoti. Per buona parte degli ultimi ottocentomila anni, per esempio, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera ha oscillato tra le 180 parti per milione durante le ere glaciali e le 280 parti per milione nei periodi più caldi, a conferma di quanto le oscillazioni dei gas serra influiscano sulla temperatura del pianeta. Oggi i livelli di CO2 hanno raggiunto le 420 parti per milione, la concentrazione più alta degli ultimi tre milioni di anni. Rispetto alla fine dell’ultima era glaciale, l’aumento di concentrazione di anidride carbonica avviene cento volte più velocemente.

Altre ricerche hanno studiato l’impronta molecolare del carbonio che costituisce le molecole di CO2, trovando ulteriori conferme al fatto che l’aumento della sua presenza nell’atmosfera dipenda in primo luogo dalle attività umane. Analisi sull’attività solare hanno rilevato che il Sole è entrato in una delle proprie fasi in cui è energeticamente meno attivo, iniziata nella seconda metà del secolo scorso, quando si è cominciato a registrare il sensibile aumento della temperatura media globale. Nonostante questa riduzione dell’attività solare, il pianeta ha continuato a scaldarsi. L’aumento è stato calcolato in 1,2 °C di anomalia, con la prospettiva di ulteriori incrementi nei prossimi decenni, solo in parte evitabili se ridurremo drasticamente le emissioni.

Che immettere enormi quantità di CO2 e altri gas nell’atmosfera non fosse una grande idea lo avevano già intuito vari scienziati alla fine dell’Ottocento. Lo svedese Svante Arrhenius, tra i primi a ricevere il premio Nobel per la chimica, pubblicò nel 1896 un modello nel quale segnalava che la maggiore produzione di anidride carbonica avrebbe avuto nel tempo conseguenze sulla temperatura media globale e sul clima. «Egli basa le proprie teorie sull’accumulo di anidride carbonica nell’atmosfera, che agisce come una campana di vetro» scrisse un giornale qualche anno dopo, parlando dei suoi studi.

Tra gli anni Cinquanta e Ottanta del secolo scorso si formò un crescente consenso nella comunità scientifica sul riscaldamento globale, e nei...



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