Tolstoy | La morte di Ivan Il'ic - La sonata a Kreutzer | E-Book | sack.de
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E-Book, Italienisch, 105 Seiten

Tolstoy La morte di Ivan Il'ic - La sonata a Kreutzer


1. Auflage 2015
ISBN: 978-963-526-411-7
Verlag: Booklassic
Format: EPUB
Kopierschutz: 0 - No protection

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ISBN: 978-963-526-411-7
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La morte di Ivan Il'ic, pubblicato per la prima volta nel 1886, e una delle opere piu celebrate di Tolstoj, influenzata dalla crisi spirituale dell'autore, che lo portera a convertirsi al Cristianesimo. Tema centrale della storia e quello dell'uomo di fronte all'inevitabilita della morte.
La Sonata a Kreutzer, e uno dei romanzi brevi dello scrittore, pubblicato nel 1891; e un racconto per certi aspetti dostoevskiano, per uno sforzo costante di identificazione e di esaltazione dei moti piu intimi dell'animo umano, i quali si riflettono poi inevitabilmente nelle azioni commesse.

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II.
La storia della vita passata di Ivan Ilijc era la più semplice, la più comune, e insieme la più tremenda che si possa immaginare. Ivan Ilijc era morto a 45 anni, membro della Corte di giustizia. Era figlio di un funzionario, che aveva fatto a Pietroburgo, in diversi ministeri ed uffici, una di quelle carriere che conducono coloro che le seguono ad una posizione dalla quale non possono essere rimossi, benchè sia chiaro che essi non sono atti ad un qualsiasi lavoro effettivo, ma pure, dati i loro lunghi servigi passati e i gradi ottenuti, si crea per loro un posto fittizio con uno stipendio non fittizio, che va dai sei ai diecimila rubli, coi quali essi vivacchiano fino alla più tarda vecchiaia. Di questi tali era il consigliere segreto, membro inutile di diverse inutili commissioni, Ilia Efimovic Golovin. Egli aveva tre figli. Ivan Ilijc era il secondo. Il primogenito seguì la stessa carriera del padre, ma in un altro ministero, e già era giunto prossimo al grado nel quale si ricevono questi stipendi d'inerzia. Il terzo era stato sfortunato. Aveva avuto diversi posti e dovunque era riuscito male; ora era impiegato alle ferrovie: e il padre e i fratelli e specialmente le mogli di questi non soltanto non avevano piacere d'incontrarsi con lui, ma, senza un'estrema necessità, non si ricordavano neppure la sua esistenza. La sorella aveva sposato il barone Gref, un impiegato di Pietroburgo, dello stesso stampo del cognato. Ivan Ilijc era le phenix de la famille[2], come si diceva. Egli non era freddo e misurato come il maggiore nè avventato come il minore. Era qualcosa di mezzo fra loro due: intelligente, vivace, simpatico e di buone forme. Aveva studiato legge insieme col fratello minore. Il fratello non finì gli studi e fu espulso durante la quinta classe, mentre invece Ivan Ilijc terminò lodevomente gli studi. Già alla università s'era mostrato quel che rimase poi per tutta la sua vita: abile, allegro, di buon carattere, generoso, ma severamente attaccato a ciò che credeva suo dovere: e il dovere per lui era quel che si riteneva tale dai suoi superiori. Non era stato strisciante nè da giovane nè da uomo maturo, ma fino dagli anni della sua prima gioventù aveva avuto quel tale istinto che spinge la mosca verso la luce e spingeva lui verso gli uomini che hanno un'alta situazione nel mondo, facendogli assimilare i loro modi, le loro vedute, e stabilire con loro rapporti di amicizia. Tutte le seduzioni dell'adolescenza e della gioventù passarono attraverso il suo spirito senza lasciarvi grandi tracce: si abbandonava sì qualche volta alla sensualità e alla vivacità, e verso la fine delle ultime classi si diede al liberalismo, ma sempre entro certi limiti, che il suo fiuto gli designava con sicurezza. Durante i corsi di legge aveva commesso alcune azioni che allora gli erano parse indecorose e gli avevano ispirato il disgusto di sè nel momento stesso che le compiva: ma, in seguito, vedendo che queste medesime azioni erano compiute anche da uomini che stavano in alto e non le consideravano peccaminose, egli non le riguardò come buone ma le dimenticò completamente o, se le ricordava, non se ne affliggeva punto. Terminati gli studi col diploma della decima classe e avendo ricevuto dal padre una somma di denaro per l'uniforme, Ivan Ilijc si ordinò da Scharmer[3] i vestiti, sospese alla catena una medaglietta con la scritta: Respice finem, si congedò dal principe protettore dell'istituto, diede un pranzo ai compagni da Donon, e con una valigia di ultima moda piena di biancheria, vestiti, rasoi e accessori di toilette, e con un plaid, tutte cose ordinate e comprate nei migliori magazzini, andò in provincia al posto d'incaricato speciale presso il governatore, posto che gli aveva procurato il padre. In provincia Ivan Ilijc immediatamente si creò una posizione facile e piacevole come aveva fatto all'università. Egli compiva il suo servizio, faceva carriera e intanto si divertiva discretamente e simpaticamente; di tanto in tanto andava per incarico dei suoi superiori nei vari distretti, si conduceva con dignità verso chi stava in su e chi stava in giù; e con una puntualità e un'onestà incorruttibile, della quale non poteva fare a meno d'essere orgoglioso, condusse a termine tutte le missioni a lui affidate, specialmente quella per l'affare dei raskolniki[4]. Nelle faccende di servizio, malgrado la sua gioventù e la sua inclinazione ai facili piaceri, era di una straordinaria riservatezza ufficiale e anche austero; ma in società era spesso scherzoso e spiritoso, e sempre di buon carattere, garbato e bon enfant, come dicevano di lui il suo capo e la moglie, presso i quali era diventato familiare. In provincia ebbe anche una relazione con una signora, che si mostrò assai arrendevole verso l'elegante magistrato: ci fu pure una certa modistina: ci furono delle orge con alcuni aiutanti di campo di passaggio, e dopo cena, delle scorrerie per certe strade lontane: s'insinuò nelle buon grazie del suo capo e anche in quelle della moglie del suo capo, ma tutto ciò fu fatto con tanto garbo che non se ne poteva parlar male; andava sotto la rubrica del detto francese: Il faut que jeunesse se passe. Tutto procedeva con le mani pulite, la camicia pulita, le parole francesi e, sopratutto, nella più alta società, e in conseguenza con l'approvazione della gente più altolocata. Così Ivan Ilijc tenne il suo ufficio per cinque anni, poi fu trasferito. Si costituirono nuovi tribunali e ci fu bisogno di nuovo personale. E Ivan Ilijc diventò così un uomo nuovo. A Ivan Ilijc fu offerto un posto di giudice istruttore, e Ivan Ilijc l'accettò, benchè questo posto fosse in un altro governatorato e gli toccasse di abbandonare le relazioni che aveva strette e formarne delle nuove. Gli amici accompagnarono alla stazione Ivan Ilijc, si fece un gruppo in fotografia, gli regalarono un portasigarette d'argento, ed egli se ne andò a prender possesso del nuovo posto. Come giudice istruttore Ivan Ilijc fu egualmente comme il faut, garbato, abile a separare i doveri di ufficio dal resto della vita, e ispirò lo stesso rispetto che aveva ispirato nel suo posto precedente. Già l'ufficio di giudice istruttore presentava per Ivan Ilijc un interesse e un'attrazione molto maggiori che non l'altro ufficio. Quando era nell'altra città gli piaceva passare arditamente, nella sua uniforme di Scharmer, davanti ai sollecitatori e agl'impiegati che aspettavano timidi l'udienza, invidiando lui che entrava difilato nel gabinetto del superiore e sedeva con lui a bere il the e a fumare: ma erano poche le persone che dipendevano direttamente dalla sua volontà. Queste persone erano soltanti delegati di polizia e raskolniki, quando lo avevano mandato in missione, ed egli amava trattare cortesemente e quasi familiarmente questi suoi dipendenti, amava far loro intendere che lui, pur avendo potere su la loro sorte, li trattava semplicemente, amichevolmente. Ma queste persone allora erano poche. Ora come giudice istruttore, Ivan Ilijc sentiva che tutti, tutti senza eccezione, anche i pezzi più grossi, pieni di presunzione, tutti erano nelle sue mani e che bastava che egli scrivesse certe date parole su di una carta intestata, e quel tale pezzo grosso sarebbe stato condotto nel suo gabinetto in qualità di accusato o di testimone, e se egli non lo avesse fatto sedere, sarebbe rimasto in piedi davanti a lui, a rispondere alle sue domande. Ivan Ilijc non abusava mai di questo suo potere, anzi si sforzava di addolcirne l'espressione: ma la coscienza di questo potere e la possibilità di addolcirlo costituivano per lui il principale interesse e la principale attrazione del suo nuovo ufficio. Nel suo ufficio poi, e specialmente nelle istruzioni dei processi, Ivan Ilijc acquistò rapidamente l'arte di eliminare tutte le circostanze che non avevano rapporto col suo còmpito e di ridurre l'affare più complicato ad una forma tale che non ne rimanesse più che l'apparenza esterna tradotta sulla carta, escludendo completamente la sua opinione personale e sopratutto salvaguardando tutte le formalità richieste. Questo modo era nuovo. Ed egli fu uno dei primi a portare nella pratica le prescrizioni del codice del 1864. Trasferitosi nella nuova città al posto di giudice istruttore, Ivan Ilijc fece nuove conoscenze, nuove amicizie, si stabilì su di un altro piede e prese un tono alquanto differente da quello di prima. Frappose una certa distanza fra sè e i funzionari distrettuali, e si scelse un cerchio di conoscenze distinte, magistrati e ricchi proprietari che vivevano in città e prese un tono di leggera opposizione al governo, ostentando un moderato liberalismo da cittadino civilizzato. Senza mutar punto l'eleganza della sua toilette, Ivan Ilijc, nel suo nuovo ufficio, smise di radersi il mento e lasciò libertà alla barba di crescere come voleva. La vita di Ivan Ilijc nella nuova città si svolgeva molto piacevolmente: la società che rappresentava la fronda contro il governo era cortese e amichevole verso di lui: lo stipendio era cresciuto; allora il whist rappresentava un piacere non piccolo nella vita e Ivan Ilijc si mise a giocarlo, avendo l'abilità di giocare a carte allegramente, pronto nel decidere, accorto, sicchè era sempre in vincita. Dopo due anni di residenza nella nuova città, Ivan Ilijc s'incontrò con la sua futura moglie. Prascovia Fedorovna Mikhel era la più intelligente, brillante, seducente fanciulla della società nella quale si aggirava Ivan Ilijc. Fra gli altri svaghi, nei quali si riposava dalle fatiche del suo ufficio, Ivan Ilijc contava anche i suoi rapporti scherzosi e leggeri con Prascovia Fedorovna. Ivan Ilijc,...



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