E-Book, Italienisch, 202 Seiten
Reihe: Nichel
Tosco London voodoo
1. Auflage 2022
ISBN: 978-88-3389-354-9
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
E-Book, Italienisch, 202 Seiten
Reihe: Nichel
ISBN: 978-88-3389-354-9
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark
Un'assurda, insensata serie di attentati e di omicidi funesta Londra. I responsabili non sono i servizi segreti stranieri né un gruppo terroristico, ma persone comuni che all'improvviso compiono gesti di una violenza inaudita e inspiegabile. L'aria è tossica, minacciosa, carica di rabbia. Il paese è nel caos. Il Primo Ministro crea una nuova polizia speciale, la Sezione, e le affida pieni poteri. Eva B, la donna chiamata a dirigerla, incarica delle indagini i suoi due uomini migliori, il Porco e Dennis Tabbot. Sono agenti a dir poco particolari: enormi, insolitamente agili, del tutto insensibili al dolore, sprovvisti di qualsiasi morale e abilissimi torturatori. Soprattutto sono esperti di una magia feroce e sporca, il voodoo urbano. Da loro ci si aspetta che fermino la lunga scia di sangue. Ma ogni sforzo sembra vanificarsi contro un nemico multiforme e invisibile, sempre un passo avanti. Non basta unire i puntini sulla mappa, bisogna capire chi l'ha disegnata, prima che anche il Regno Unito prenda fuoco come il resto dell'Europa. Combinando elementi horror, grotteschi e surreali, Orso Tosco ha scritto un noir acido e potente, intriso di tematiche new weird, nel quale il confine tra realtà e fantascienza crolla in via definitiva e la deformazione e l'allucinazione sembrano le ultime strade possibili per raccontare la realtà esasperata e sconvolta in cui siamo ormai abituati a vivere.
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«Tutto quello che dirai è già stato usato contro di te, altrimenti non saresti qui. Questo non è un interrogatorio comune, non siamo alla ricerca di confessioni o verità nascoste. Vogliamo ciò che possiedi ma non sai di possedere. Hai il diritto di continuare a vivere dopo la giornata di oggi, hai il diritto di continuare a vivere con quanto ti rimarrà a disposizione». Concluso il breve monologo, Eva B sorride a Cindy Brown, che si trova seduta sopra uno sgabello di plastica e chiude gli occhi, accecata da un luccichio improvviso.
La lucentezza, come l’oscurità, è divisa in famiglie. C’è quella tipica del sangue, della polpa dei frutti maturi e dell’oro, che poggia sopra una base uniforme per poi violarla di slancio, innervandosi di luce solare e di riflessi che tradiscono l’uniformità in favore di chiaroscuri netti e drammatici. E c’è la lucentezza del fuoco, dei neon e delle monete ammucchiate: al primo colpo d’occhio è simile a un bagliore passeggero, ma in realtà appartiene alla famiglia del pulviscolo che dopo l’esplosione rimane sospeso a mezz’aria, e allo stesso modo crea una nebbia chiara e fluttuante, in lenta e quasi impercettibile caduta.
Il sorriso di Eva B, la ragione per cui Cindy Brown si è trovata costretta a chiudere gli occhi, possiede invece le caratteristiche di una terza e più rara forma di lucentezza: quella provocata dall’apparizione, sorprendente e repentina, del dorso argentato di un pesce tra le alghe scure di un fondale marino. Si tratta, quello sì, di un bagliore improvviso e sfuggente, che porta con sé l’inquietante parentela con la visione di una lama affilata in avvicinamento, pronta a colpire e a ferire.
Cindy Brown è talmente confusa e impaurita da finire col pisciarsi addosso senza rendersene conto.
Le due donne si trovano nella parte centrale di una piscina olimpionica senz’acqua, le cui piastrelle, un tempo bianche e ormai ingiallite come i molari di un vecchio fumatore, sono tenute assieme da un reticolato di fughe lerce che nell’insieme fanno pensare alla griglia di un alveare. Un alveare per api grandi come pitbull.
La voce di Eva B sfrutta l’ampio spazio per regalarsi una leggera eco, andando a spegnersi poco sotto il soffitto, in prossimità di quelle che un tempo devono essere state le tribune d’onore. Il resto dell’enorme sala è occupato dall’alternanza tra le parti in cemento armato e quelle piastrellate, entrambe sprovviste di qualsiasi abbellimento. Le poche eccezioni, come i corrimani in plastica sbiadita, o i vetri grossolanamente dipinti di pittura bianca, finiscono comunque per assomigliare ai due materiali dominanti, poiché le tonalità imposte dalle incrostazioni di polvere creano una patina al tempo stesso biancastra e grigiastra, perfino giallognola, e fungono da implacabili dittatori cromatici. Il colore sovrano è quello del talco sporcato da una resina. La luce è spenta ma accecante, come quella del sole filtrata da nuvole grigie.
Questa è la sala principale della Sezione, e Cindy Brown, ora, si accorge di essersi pisciata addosso. In aggiunta a questa spiacevole scoperta avverte un gran freddo, e ucciderebbe per una sigaretta. Eppure resta immobile, teme infatti che muoversi possa risultare pericoloso, ha ragione di credere che ogni movimento rischi di infrangere una qualche regola a lei sconosciuta, e che a ogni disobbedienza faccia seguito una punizione. Così funziona in caserma, e qui, pensa Cindy Brown, sarà anche peggio. Non è abituata ad avere paura e se ne vergogna. Cerca di dissimulare la paura e la vergogna restando con le mani strette attorno alle cosce umide e lo sguardo inchiodato sulla donna che le si para davanti.
Eva B ha l’aria malinconica e glaciale, tipica di chi conosce bene la mediocrità dei doni che la bellezza, specialmente quella ottenuta senza merito e preservata senza sforzo, sa offrire. Nulla è tanto veloce nel venire a noia quanto l’ammirazione a fini sessuali degli uomini. Nulla vale così poco e ha un costo tanto elevato, quanto l’amministrazione del proprio fascino. Fascino che tra l’altro è una moneta, o un valore, spendibile esclusivamente con gli altri. Uomini o donne a cui Eva B non riesce a concedere la minima qualità. «Sacchi di carne prima bollita e poi unta». Questo è ciò a cui gli esseri umani assomigliano, secondo Eva B.
«Troia alta con la frangetta da segretaria frigida». Questa, invece, è la descrizione che Cindy Brown le avrebbe dedicato se si fossero conosciute in un contesto diverso, normale, non così pericoloso. Cindy sa di trovarsi in grave pericolo, ma non riesce a capire di che pericolo si tratti. Possono farle quello che vogliono, possono picchiarla, torturarla, persino violentarla, ucciderla e farla scomparire – la Sezione rappresenta la difesa contro i crimini più estremi e ha diritto di utilizzare i mezzi più estremi – ma allora perché non iniziano?
Così Cindy analizza le poche certezze di cui dispone. Ad esempio che non è la paura a consigliarle di restare immobile, sono le gambe che non reagiscono. Nonostante provi a muoverle, quelle restano immobili, nemmeno un breve movimento, nemmeno una contrazione.
Eva B continua a fissarla con quel suo sorriso rilassato ma per nulla amichevole, da scienziata che attende lo sviluppo successivo di un esperimento già tentato altre volte. Notando come il sorriso di Eva B somigli sempre di più a una fisarmonica, a una minuscola fisarmonica con le ance sostituite da lamette da barba, e grazie a una notevole dimestichezza con i narcotici, Cindy capisce di essere stata drogata. Qualsiasi cosa le abbiano rifilato, sembra obbligarla all’immobilità e lei, per spirito di ribellione e per dimostrare la propria forza, decide di combattere. Se il corpo non reagisce, saranno gli occhi e lo sguardo a muoversi. Per prima cosa studia il volto di Eva B, un viso dai lineamenti lunghi e soffici, ma non dolci, caratterizzato da occhi profondi e indifferenti, feriti e indifferenti, e da labbra carnose che sembrano nate apposta per pronunciare, dolcemente, le peggiori crudeltà. Quindi, con uno sforzo notevole, proietta il proprio sguardo annebbiato e confuso verso il resto della stanza. Scopre finalmente di trovarsi al centro di una enorme piscina vuota, circondata da spalti e gradoni inclinati come quelli di un anfiteatro. Lungo tutto il soffitto di cemento che la sovrasta, le infiltrazioni d’acqua e le crepe strutturali hanno tracciato un complesso sistema di segni astratti, in alcune parti simili a un alfabeto composto da rami e foglie: forme tonde mai del tutto concluse alternate a numeri incompleti, linee sfumate, circuiti elettrici appena abbozzati.
Cindy non vuole accettare il fatto che queste forme siano in movimento, lo ritiene impossibile e si sforza di negarlo. Se potesse, maledirebbe la droga che le hanno somministrato e la incolperebbe di queste allucinazioni, ma non può farlo, impegnata com’è a sbavarsi addosso nel tentativo, disperato, di ignorare la comparsa del proprio nome, tracciato al centro di quell’ammasso di segni e simboli senza significato; anche questo è un tentativo vano, impossibile come immaginare di poter divorare una catena montuosa, illusorio come provare a smettere di pisciarsi addosso.
Il vantaggio di non possedere una vita privata è principalmente uno: il tempo libero. L’enorme quantità di tempo tratta in salvo dalle faccende legate all’amore e alle parentele, con le loro responsabilità e celebrazioni, e l’inevitabile condivisione del dolore. In molti sfruttano queste ore supplementari per il lavoro, facendo progredire la propria carriera, oppure per soddisfare passioni come lo studio e la catalogazione degli insetti e dei minerali, l’erudizione, le polemiche al bar o al computer, l’alcolismo; altri ancora per appartarsi e annoiarsi sino a struggersi, e nello struggimento potersi sognare e credere migliori. Dennis Tabbot è l’unico amico del Porco, nonché il membro più feroce e crudele della Sezione per cui entrambi lavorano, e non ha una vita privata. Lui, il tempo tratto in salvo dalle faccende legate all’amore e ai legami, lo sfrutta in un unico modo: distruggendo le vite private altrui.
«Hai presente il pollo che vendono già tagliato in fette singole? Hai presente che dopo qualche giorno in frigo, quando lo apri perde del liquido, una specie di bava?», domanda Dennis Tabbot. «Ecco io verrò di notte a scartare una fetta di pollo in casa tua, nella tua cazzo di cucina. Sarò nudo e mi ficcherò in bocca quella specie di bava, poi entrerò in camera tua a fartela bere. Se non mi fai parlare con la vecchia russa, te la farò colare in bocca mentre strangolo te e quella vacca di tua moglie. Hai capito, Bob?»
Il pub Castle odora di cavolo bollito e birra rancida. Il Porco ama questo tanfo, secondo lui è odore d’infanzia, ed è per questo che inspira a pieni polmoni prima di rivolgersi a Dennis.
«Scommetto che il Sergente Bob Morgan te l’ha fatta vedere, la vecchia».
«Sei nato per avere ragione Porco», dice Dennis, «sei nato con il trofeo in mano».
«Dimmi della vecchia, Den».
«Allora. Natalia Bok, origini russe, negli anni sessanta si è sposata con un ricco uomo d’affari inglese. Genere passione per i cavalli e vasi antichi, case d’asta e ville in Costa Azzurra, conti cifrati, speculazioni finanziarie. Natalia ai tempi era una gran fica, ho visto le foto. Magra, tette enormi, stretta di vita, bel faccino. Insomma la tipa russa incontra l’uomo d’affari e dopo nemmeno sei mesi i due si sposano. Vero amore, Porco, chimica che scatta, vacanze esclusive. Passano gli anni a scoparsi in giro per il mondo e a festeggiare anniversari, poi lui...