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E-Book

E-Book, Italienisch, 240 Seiten

Reihe: Genitori & Figli

vari Generazioni in dialogo

Nonni, genitori, figli, nipoti
1. Auflage 2025
ISBN: 978-88-9298-691-6
Verlag: Ares
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

Nonni, genitori, figli, nipoti

E-Book, Italienisch, 240 Seiten

Reihe: Genitori & Figli

ISBN: 978-88-9298-691-6
Verlag: Ares
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



'Costruire un ponte tra generazioni è oggi un atto di coraggio e visione. Un ponte che non collega solo età diverse, ma che unisce tutele e diritti, responsabilità ed esperienze, sogni e vita vissuta. Questo bel volume è un invito a pensare che da questa staffetta tra nonni, padri e figli possa davvero determinarsi un modello di sviluppo più partecipativo e collaborativo.' (Daniela Fumarola) Il dialogo fra le generazioni è necessario. Lo dimostra il ciclo di incontri 'Patto tra generazioni per una società più umana' che l'Associazione Nonni 2.0 ha organizzato a Milano (2023-2024), i cui contenuti sono raccolti ora in questo libro. La formula prevedeva l'intervento di un nonno, un genitore, uno studente e un sacerdote su temi decisivi non solo per le singole famiglie, ma per l'intero Paese: la formazione del pensiero critico, l'accoglienza della vita, la libertà, l'educazione, la dimensione comunitaria... Sociologi, giuristi, psicologi, sindacalisti hanno dato il loro apporto su questioni aperte concrete, rinvenendo l'urgenza di un'alleanza intergenerazionale per vincere le sfide di un Paese che invecchia.

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Emanuele Boffi

Benvenuti. Questo è il secondo incontro del ciclo Un patto tra generazioni per una società più umana organizzato dall’Associazione Nonni 2.0.

Il tema di questa sera è Generare vita e come sapete è un tema molto attuale: ormai è da un po’ di tempo che si parla di “inverno demografico” e in questo governo c’è anche un Ministero dedicato alla natalità. Proprio ieri c’è stato un incontro con il ministro Eugenia Roccella, che ha detto una cosa molto giusta e cioè che questo problema della natalità – disastroso a livello di numeri – nessuno in Italia può pensare di risolverlo da solo. Non si può pensare che un solo attore (lo Stato) possa risolvere il problema attraverso sovvenzioni e agevolazioni fiscali. Certo, i soldi servono, è importante che ci siano, ma è chiaro che ci vuole un coinvolgimento di tutta la società.

La questione della generazione della vita è molto attuale per il nostro Paese, è un problema con cui dobbiamo fare i conti per tante questioni: c’è una questione economica (pensate solo alle pensioni), ma anche una questione di vivacità della nostra società e di rapporti tra le generazioni. Dunque, l’incontro di questa sera mi sembra importante e molto attuale, perché c’è bisogno un po’ di tutti per mettere a fuoco la faccenda. Il discorso sulla vita non riguarda soltanto la generazione biologica di figli; il concetto di vita è un po’ più ampio, un po’ più interessante, cioè dobbiamo anche addentrarci in domande come: che senso ha questa vita? Con quale scopo generiamo una vita? A che cosa miriamo? Conosciamo tutti il libro L’annuncio a Maria – libro molto amato da don Giussani – e quell’espressione che a un certo punto vi si trova: «Che vale la vita se non per esser data?»22.

C’è un aspetto economico (i conti dello Stato), ma c’è anche un discorso culturale, che dobbiamo affrontare, e le due cose devono stare assieme, perché tutte le volte che si tenta di separarle va a finire che il problema non viene risolto e nemmeno lo si mette a fuoco.

Allora, come sapete, il nostro format prevede che parlino, nell’ordine, la nonna, il padre, il giovane e il sacerdote, che è don Alberto Frigerio. Partiamo con la rappresentante dei nonni, Sandra Farè, che, quando le ho telefonato per metterci d’accordo su come organizzarci, mi ha detto una cosa che mi è molto piaciuta. Mi ha detto: «Vorrei far emergere come la mia esperienza abbia un risvolto pubblico». Questo, secondo me, è un punto di vista molto interessante perché i nonni non solo sono quelli che vanno a prendere i bambini a scuola (come diceva Robi Ronza nel primo incontro). Eppure, nel mio lavoro come direttore di Tempi, quando cerco un’immagine per un articolo sui nonni, trovo solo il nonno che porta la cartella del nipotino e mi chiedo: «È questa l’unica immagine che abbiamo delle persone anziane? Sono dei buoni baby-sitter e basta?». Dunque, mi è piaciuto molto quello che mi diceva al telefono Sandra Faré, perché, invece, noi abbiamo da dire delle cose che incidono sulla società, che hanno appunto un risvolto pubblico. Le lascio la parola.

Alessandra Faré

La mia lunga storia di moglie, madre, nonna ha ricevuto la grazia di un continuo approfondimento della coscienza attraverso la mia decennale partecipazione alla compagnia dei Nonni 2.0. In particolare, ci sono due fondamentali certezze di cui io voglio rendere grazie.

La prima è la certezza che la vita è un dono ricevuto. Adriana Mascagni canta in Povera voce che «tutta la vita chiede l’eternità». Ogni essere umano desidera che i suoi affetti siano per sempre, desidera essere amato per sempre e quando viene tradita questa sua attesa soffre; questo è iscritto nel cuore di ogni essere umano perché è creato, perché, come dice san Paolo, la fede è sustanza di cose sperate23 (purtroppo il peccato originale ha offuscato questa coscienza e solo in una compagnia fraterna si riesce a tenersi insieme nel recuperarla).

La seconda certezza è la profondità del legame tra le generazioni. Ricordo sempre come nel primo incontro di noi Nonni 2.0 Eugenia Scabini avesse introdotto la parola generatività24: l’essere umano si differenzia da tutte le altre creature viventi perché non si limita a riprodursi, ma genera; e prima di tutto riconosce di essere generato, di essere figlio. Anche nella mia vecchiaia e fino all’ultimo dei miei giorni continuo a essere figlia dei miei genitori, a loro volta figli dei nonni, e sono madre di figli (tre figli viventi di cui uno adottato e anche uno che è morto prima di nascere) e sono nonna di sette nipoti dai 17 ai 4 anni (un bel campionario). Il lavoro che Eugenia ha cominciato è stato poi portato avanti da Francesco Botturi e da don Alberto Cozzi. E basterebbe l’intervento che Peppino Zola ha fatto quest’anno al Meeting di Rimini a riassumere con una incisività notevolissima il frutto di tutto questo lavoro25.

L’umano è relazione e trasmettere la vita è il compito degli adulti. Negli scritti di monsignor Massimo Camisasca si evidenzia che «la Comunione è la realtà originaria. Perché Dio è Tre Persone» e «ha messo dentro tutto ciò che ha creato il suo sigillo trinitario... un figlio è figlio in quanto c’è un padre e un padre è padre in quanto c’è un figlio»26. Questa Comunione è il sigillo di ogni creatura. L’immagine di Dio nella natura umana si manifesta come complementarità tra l’uomo e la donna creati l’uno per l’altro. Il comandamento di essere fecondi dipende da questa reciprocità, immagine della comunione di Dio con l’umanità.

Di generazione in generazione. La sfida per la famiglia oggi è quella di mantenere vive nel tempo delle relazioni stabili che siano generative, è quella di mantenersi vivi, aperti alle esperienze di condivisione. Confesso che all’inizio non mi è stato facile instaurare un’intesa e una vera amicizia con le mie nuore. C’è voluto un lavoro su me stessa, che però poi ha dato un buon frutto: ho imparato che è necessario condividere con i genitori quello che vogliamo comunicare ai nipoti, abbandonando ogni pretesa, perché in prima istanza sono i genitori i responsabili dell’educazione dei figli, e noi possiamo aiutarli anche su decisioni importanti, se ne siamo richiesti. Ci tengo a sottolineare «se ne siamo richiesti», perché ci vuole quel passo indietro che qualche volta ci costa un po’ fare.

La gente che vive si incontra: questo ci fa essere nonni come un’esperienza, non come un ruolo. Osservando il percorso della mia vita vedo che il filo rosso è la cura dei rapporti, il rapporto tra marito e moglie, i rapporti coi figli e i loro partner, accolti con rispetto e stima preventiva, e il rapporto con i nipoti, potente richiamo alla vita (qui dovrete fermarmi, perché io poi impazzisco quando parlo dei nipoti).

L’eredità nel rapporto tra le generazioni. Non si tratta soltanto di ereditare beni materiali, quadri, mobili, libri... Quando i miei nipotini, anche quelli piccoli, vengono a casa mia io li invito sempre a scegliersi un libro da portare via. I libri sono divisi sugli scaffali riservati a loro secondo l’età – nel ripiano più basso ci sono quelli per i più piccoletti e poi si sale – ma il patrimonio della nostra vita è inscindibile dalla realtà della nostra fede; perché non si può comunicare quello che non viviamo personalmente: ognuno comunica quello che è, il resto sono parole vuote, non convincono nessuno. È importante per me ricordare l’esperienza del modo in cui sono stata introdotta alla fede nella mia famiglia: la domenica era una festa, con il pranzo dopo la Messa e con il dolce che andavo a comperare con mio papà mentre la mamma cucinava l’arrosto. Così ho desiderato di riproporre anche ai miei nipoti quella stessa bellezza di una festa, quando vengono da me alla domenica, perché il senso della vita e della creazione è proprio entrare nel riposo di Dio. La creazione è ordinata alla gloria di Dio, come ho imparato dalla mia nonna materna (vedova a ventitré anni ha cresciuto da sola tre figli; il nonno è un eroe della Prima guerra mondiale), che guardava ogni cosa anche minima secondo lo sguardo di Dio, mentre dalla nonna paterna, che insegnava in una scuola elementare di periferia per puro umanitarismo ed era amica della Montessori, ho ereditato una passione per l’educazione, tant’è vero che son finita a insegnare per un bel po’ di anni. Il nonno paterno, morto due mesi prima che io nascessi, non l’ho neanche visto, ma ho preso il suo nome e l’aspetto fisico; in famiglia mi dicevano tutti, fin da quando ero piccina, che ero il ritratto di questo nonno e mi facevano vedere le foto un po’ sbiadite di lui che aveva il mio taglio e colore di occhi ed era tutto ricciolo.

Passando al rapporto con i miei figli adulti e sposati, ripeto che all’inizio non mi è stato facile instaurare un’intesa e una vera amicizia con le mie nuore. C’è voluto un grosso lavoro su me stessa.

Quanto ai nipoti ho avuto la grazia di frequentarli tanto, soprattutto quelli più grandi, perché allora mio marito stava bene, lavorava a Roma dal martedì al venerdì e io potevo facilmente raggiungerli, occuparmi di loro e soprattutto condividere con loro la quotidianità della vita. Come ha osservato Emanuele, la relazione con i nipoti non può limitarsi a una prestazione, più o meno imposta, su richiesta dei nostri figli (andare...



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