Yates | Revolutionary Road | E-Book | www.sack.de
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E-Book, Italienisch, 439 Seiten

Yates Revolutionary Road


1. Auflage 2011
ISBN: 978-88-7521-374-9
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark

E-Book, Italienisch, 439 Seiten

ISBN: 978-88-7521-374-9
Verlag: minimum fax
Format: EPUB
Kopierschutz: 6 - ePub Watermark



«Se nella letteratura americana moderna ci vuole qualcos'altro per fare un capolavoro, non saprei dire cosa»: questo il giudizio di Tennessee Williams su Revolutionary Road, uno dei classici dimenticati della narrativa americana del secondo Novecento, che minimum fax è orgogliosa di riportare nelle librerie italiane dopo più di trent'anni. Frank e April Wheeler sono una coppia middle class dei sobborghi benestanti di New York che coltiva il proprio anticonformismo con velleità ingenua, quasi ignara della sua stessa ipocrisia: nella storia della giovane famiglia felice la tensione è nascosta ma crescente, il lieto fine impossibile, ma l'inevitabile esplosione avviene solo dopo trecento pagine fra le più intense e penetranti della narrativa americana degli ultimi cinquant'anni. La scrittura realistica, cristallina, spietata di Richard Yates ha fatto epoca, ispirando generazioni intere di scrittori e dando vita al realismo sporco di Raymond Carver e Richard Ford (vincitore del premio Pulitzer per Il giorno dell'indipendenza e autore dell'introduzione a questa nuova edizione del romanzo).

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Prefazione
di Richard Ford


Mentre si avvicina al quarantesimo anniversario della sua pubblicazione,1 fa uno strano effetto immaginare lettori che lo aprano oggi per la prima volta. Tanto fondamentali e vigorosi sono stati l’interesse e gli effetti che questo romanzo ha avuto su due generazioni, che non conoscere ancora il grande libro di Yates sembra assurdo, così come trasmetterlo dà un’impressione di goffaggine, un po’ come presentare un saggio amico di vecchia data a un amico nuovo e precoce: preferiremmo quasi non farlo, per tutte le ragioni cruciali che possono essere dette e pensate una sola volta. Eppure dobbiamo farlo, naturalmente, poiché i grandi libri, come i grandi amici, devono essere condivisi.

E tuttavia, basti dire che tra i lettori di narrativa americana a partire dall’inizio degli anni Sessanta, , pubblicato con grande successo nel 1961, è diventato una sorta di classico di culto. E questo è particolarmente vero tra gli scrittori, che hanno mantenuto lustra la sua reputazione lodandolo, insegnandolo, talvolta emulando senza rendersene conto la sua apparente scioltezza, la sua totale accessibilità, la sua minuziosità smagliante, la sua profonda serietà verso noi esseri umani – a proposito dei quali evoca intuizioni e valutazioni sconvolgenti. Ci meravigliamo per la sua perfetta, la sua durevolezza quasi elementare di oggetto costruito puramente di parole che sconfigge ogni tentativo di classificazione. Realismo, naturalismo, satira sociale – i raggruppamenti critici standardizzati – vanno a farsi benedire di fronte a questo splendido libro. è semplicemente , e la sua evocazione rappresenta una sorta di segno di riconoscimento cultural-letterario tra i suoi fedeli.

Richard Yates era nato a Yonkers, nello stato di New York, nel 1926, ed è morto nel 1992 al Veteran Administration Hospital di Birmingham, in Alabama. Non aveva frequentato l’università dopo la scuola superiore; era stato nell’esercito durante la seconda guerra mondiale; aveva divorziato due volte ed era padre di tre figlie. Per qualche tempo, dopo la guerra, lavorò come autore di testi pubblicitari per la Remington Rand Corporation, e per un breve periodo nei tardi anni Sessanta fu incaricato di scrivere i discorsi del senatore Robert Kennedy. Ma perlopiù Richard Yates era esclusivamente uno scrittore, che solo occasionalmente integrava il suo reddito insegnando e scrivendo per il cinema. Durante la sua carriera di scrittore produsse sette romanzi (compreso ) e due raccolte di racconti, molti dei quali sono stati inclusi in antologie e sono pienamente ammirati dai lettori come modelli del genere.

Yates – che era famoso per essere allo stesso tempo composto e schietto – disse una volta durante un’intervista che gli sembrava di aver scritto troppo poco nella vita, e che la sua era la disgrazia di chi ha scritto all’inizio il proprio libro migliore. E anche se durante i suoi trent’anni di attività letteraria la fama di Yates aumentò e diminuì per poi aumentare di nuovo, finendo per caratterizzarlo come quell’oggetto ambiguo, uno «scrittore per scrittori», uno che non riesce a sfondare nell’eterno e redditizio agone della moda letteraria americana, è anche vero che niente di quello che scrisse è mai andato vicino al risultato e al plauso ottenuto con , che nel 1961 «perse» il National Book Award contro il romanzo di Walker Percy.

La trama di può essere riassunta in poche frasi.

Siamo nella primavera-estate del 1955: nella zona residenziale di Revolutionary Hill, nel Connecticut occidentale, la vita della giovane famiglia Wheeler – April, Frank, e due bambini piccoli – viene profondamente ed essenzialmente sconvolta, per non tornare mai più come prima.

A un passante occasionale, la vita dei Wheeler potrebbe sembrare non dissimile da quella dei loro vicini; i loro divertimenti e i loro crucci, quelli prevedibili, alla loro portata: la partecipazione alle recite della filodrammatica locale, cenette alcoliche con altri vicini di simili vedute, il placido andirivieni dal treno dei pendolari, il conforto di essere in maniera non ben definita , pur mantenendo solidamente il controllo delle scelte fondamentali della vita; – meno allegramente – una esangue incapacità di tenere alla larga le frustrazioni del trascorrere della giovinezza, la fatica della routine sul lavoro, le complicazioni che nascono dal tentativo di conservare la vita interessante e vigorosa pur mantenendo intatta l’unità del nucleo familiare.

Ma nella vita dei Wheeler entrano molte cose niente affatto positive, anche se nessuna di queste calamità sembra tanto eccezionale da rendere insuperabile il tutto. Purtroppo Frank e April nutrono scarso affetto l’uno per l’altra. Entrambi detestano la vita borghese e se ne lamentano troppo. I bambini portano con sé i soliti fastidi. Il lavoro di Frank in città è, come ammette lui stesso, «il lavoro più cretino che si possa immaginare». E April, che non ha un granché da fare, fa pubblicamente fiasco, e in maniera imbarazzante, come attrice dilettante. Per giunta i Wheeler bevono troppo, i vicini li annoiano a morte, hanno un vago timore di essere stereotipi viventi e, di conseguenza, vedono il loro futuro indistinto ma tutt’altro che promettente.

Tuttavia, April Wheeler si dimostra piena di risorse ed escogita una romantica soluzione per il malessere suo e di Frank. Non devono fare altro che vendere la loro casa e trasferirsi a Parigi. Laggiù Frank potrà «trovare la sua strada», April potrà entrare nello staff segretariale della NATO e i bambini potranno imparare il francese. Da allora in poi, il futuro verrà da sé con poca spesa, mentre i due acquisteranno fiducia nel fatto che la loro vita non si sta svolgendo in modo stucchevole.

Solo che Frank Wheeler ha già cominciato ad arricchire la sua infelice vita matrimoniale imboscandosi in una volgare tresca sul posto di lavoro con una ragazza dal nome poco caritatevole di Maureen Grube.2 Tranne che a parole, Frank teme il mutamento causato dai progetti parigini di April. E per questa ragione, contrariamente alle aspre critiche al suo lavoro da niente, Frank si lascia persuadere ad accettare il lavoro «migliore» di scrivere assurdi discorsetti motivazionali per i venditori della sua azienda, la Knox Business Machines, che sta ristrutturando le sue antiquate linee di prodotti per la nuova era informatica degli anni Cinquanta.

Comunque il piano per vendere la casa prosegue. La impiegatizia di Frank comincia, s’interrompe, poi divampa nuovamente. La sua riluttanza a trasferirsi aumenta. I bambini sono disorientati, e non c’è da meravigliarsene. A poco a poco Frank e April cominciano a litigare, assistono loro malgrado a rivelazioni clamorose e indesiderate, subiscono accuse e ritrattazioni, rinfacciamenti, fughe, ritorni, offese, finché i loro progetti di trasferimento non vengono abbandonati, e con questa decisione il punto fermo dei Wheeler, quel tipo di vita felice che si erano scelti, svanisce in modo dapprima graduale, poi rapido, poi ancora improvviso, violento, tragico. Tutto sembra andare in malora nel corso di un’estate profumata che avrebbe potuto finire bene per una famiglia diversa dai Wheeler.

Il complesso residenziale di Revolutionary Hill non era stato progettato in funzione di una tragedia. Anche di notte, come di proposito, le sue costruzioni non presentavano ombre confuse né sagome spettrali. Era invincibilmente allegro: un paese dei balocchi composto di casette bianche e color pastello, le cui ampie finestre prive di tende occhieggiavano miti in un intrico di foglie verdi e gialle. [...]

Un uomo intento a percorrere di corsa queste strade, oppresso da un disperato dolore, era fuori posto in modo addirittura indecente. Tranne per il pesticciare delle sue scarpe sull’asfalto e l’ansito del suo respiro, era tutto così silenzioso che Frank riusciva a sentire i suoni della televisione nelle stanze sonnacchiose al di là delle foglie – l’urlo rauco di un comico, seguito da vaghe, spastiche ondate di risa e applausi, e poi, prorompente, l’attacco di un’orchestra. (pp. 410-11)

Nel 1961, deve essere apparso come un atto di accusa particolarmente corrosivo nei confronti della «soluzione» suburbana del dopoguerra, e delle anime speranzose che lasciavano la città in cerca di un equilibrio accettabile tra la grezza essenzialità campagnola e la vita cittadina, eccitante e ricca di opportunità. Frank Wheeler, il personaggio principale del romanzo, ha ventinove anni, è già un reduce di guerra, laureato alla Columbia University, e apparentemente un uomo in ascesa. Eppure Yates lo ritrae con sarcasmo come un «doppiopetto» compromesso, sussiegoso, con «quell’aspetto piacevole, ma non appariscente, che un fotografo pubblicitario potrebbe scegliere per ritrarre l’avveduto consumatore di un prodotto di qualità ma di prezzo accessibile» (p. 48). Nella prospettiva ravvicinata del romanzo, Frank è un uomo noioso, illuso e scioperato che immagina di essere «un tipo d’uomo [...] impegnato, nicotinizzato, alla Jean-Paul Sartre» (p. 61), ma è di fatto soltanto un adultero che condisce i suoi discorsi con riferimenti letterari mentre svolge un lavoro tanto istupidente e privo di significato...



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